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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Novara Pride, la Provincia conferma il patrocinio alla prima parata per i diritti Lgbt

La questione è arrivata in Consiglio provinciale con una mozione della minoranza di centrodestra con cui si chiedeva la revoca del patrocinio. Besozzi: "Appoggiare il Novara Pride è doveroso"

La Provincia conferma il patrocinio al primo Novara Pride della città. Lo ha dichiarato il presidente Matteo Besozzi nel corso del Consiglio provinciale di oggi, giovedì 10 maggio, in risposta alla richiesta di revoca della minoranza di centrodestra.

I gruppi di Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia avevano infatti presentato una mozione per impegnare Besozzi "a revocare il patrocinio provinciale già concesso alla manifestazione". "Per noi - avevano dichiarato in un comuncato - una sfilata con le tipiche connotazioni del gay pride non rappresenta una iniziativa valida per le finalità perseguite, né tantomeno riconducibile alle attribuzioni della Provincia. Abbiamo massimo rispetto per le affettività di tutti ma non riteniamo corretta la concessione del patrocinio provinciale a questo evento, in particolar modo dopo le polemiche scaturite dalla decisione del sindaco Canelli e della sua Giunta, di negare la concessione del patrocinio del Comune di Novara".

La replica della Provincia è arrivata durante la seduta di Consiglio, che all'ordine del giorno aveva proprio, e unicamente, la mozione del centrodestra.

"La Provincia di Novara - ha detto Besozzi - ha patrocinato il Novara Pride, manifestazione che valorizza e sensibilizza la cittadinanza riguardo le persone omosessuali e transessuali e i loro diritti. Una manifestazione che per la prima volta si svolge nel novarese. Mi stupisce molto la richiesta della minoranza di centrodestra che impone con una mozione la convocazione di un apposito Consiglio provinciale per chiedere la revoca del patrocinio. La scelta dei patrocini è una prerogativa del presidente, quindi il patrocinio al Novara Pride verrà mantenuto, a prescindere dall’espressione numerica del Consiglio provinciale".

"Occorre peraltro ricordare - sottolinea Besozzi - che la Provincia di Novara per prassi patrocina quasi tutte le iniziative di interesse territoriale che non hanno fini di lucro promosse da enti ed associazioni, e il Novara Pride rientra perfettamente in questa tipologia. Va inoltre ricordato che 'NovarArcobaleno', l’associazione richiedente, fa parte della rete anti-disciminazione costituita dalla Provincia di Novara insieme a molti altri soggetti pubblici, impegnati contro le discriminazioni su ampie tematiche, che vanno dal contrasto alla violenza di genere, al bullismo, alla lotta alle discriminazioni lavorative".

"Personalmente ritengo doveroso appoggiare e promuovere una manifestazione come il Novara Pride - ha aggiunto il presidente della Provincia - che porta in primo piano tematiche e diritti delle persone omosessuali. Da diversi mesi tutti i Comuni del territorio hanno iniziato a celebrare unioni civili. Come sindaco ne ho celebrate diverse: è bello e fa piacere vedere persone felici e unite con una sfera di diritti aumentata anche se ancora, purtroppo, non completamente equiparabile a quella delle persone eterosessuali. Il tema dei diritti delle persone omosessuali dovrebbe essere bipartisan e non va strumentalizzato né cavalcato: opporsi al Novara Pride per avere una effimera visibilità politica è un comportamento molto provinciale. Auspico che il Novara Pride possa essere una manifestazione riuscita, con buona partecipazione di persone omosessuali e non, anche dai territori vicini, e che aiuti Novara a diventare su questi temi un po’ meno chiusa e 'omertosa'. Non entro nel merito del patrocinio negato dal Comune di Novara, di cui di fatto questo Consiglio provinciale rappresenta una conseguenza; credo tuttavia che sminuire il Pride come manifestazione folkloristica sia sbagliato. Il Pride è un momento di visibilità e di rivendicazione di diritti degli omosessuali, derubricarlo certamente non aiuta le persone che magari vivono una situazione di disagio: ragazzi che stanno scoprendo la propria sessualità e non sanno come comunicarlo alla famiglia, omosessuali e transessuali che vivono discriminazioni lavorative, senza dimenticare il linguaggio, ancora inadeguato e sintomatico di una condizione di diffidenza e 'insulto' ancora troppo diffusa".

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