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Coronavirus, Preioni (Lega): "Aumenti per dottori e infermieri", ma non ai medici di famiglia perchè "si sono negati"

Secondo il capogruppo in Regione aumenti solo a "quelli che sono realmente in prima linea". E scoppiano le polemiche

Aumenti per medici e infermieri, ma non ai medici di famiglia.

Sarebbe questa la proposta che si evince dal comunicato inviato ieri dal capogruppo della Lega in Regione, l'ossolano Alberto Preioni. Preioni, sindaco di Borgomezzavalle ed eletto in consiglio regionale lo scorso anno, ha inviato lunedì una dichiarazione in cui dice che "Alcuni medici di famiglia, sindacalizzati, oggi ci attaccano. Vogliamo dire loro, e al loro presidente, che abbiamo segnalazioni di medici di famiglia che si sono negati, che non si sono recati dai malati, che li hanno aspettati giorni e giorni, e questo certamente non ha aiutato a contenere l’epidemia. E che avrebbero già dovuto avere le protezioni necessarie, perché anche in tempi normali possono avere dei malati infettivi e quindi le protezioni bisogna averle sempre". E conclude, dicendo che "Come Lega, per i nostri medici e per i nostri infermieri, quelli che sono realmente in prima linea a difenderci e a salvarci la vita, proporremo un aumento di stipendio per i mesi di marzo e aprile", sottintendendo che agli altri medici, quelli di base, l'aumento non sarà dato.

Quindi, secondo quanto dichiarato da Preioni, alcuni medici di base "sindacalizzati" si sarebbero negati ai pazienti, contribuendo alla diffusione dell'epidemia; inoltre, sempre secondo il capogruppo leghista, i medici di famiglia avrebbero già dovuto avere le protezioni personali e non attendere che l'Asl le fornisse, nonostante le mascherine fossero introvabili ovunque, anche per i dottori. Per questo Preioni ha quindi proposto di aumentare lo stipendio per "quelli che sono realmente in prima linea", sottintendento che i medici di base non lo sono. Immediate le polemiche.

I medici: "Chiediamo e vogliamo rispetto"

"Forse, lei consigliere regionale Preioni, non sa che dei 109 medici deceduti ben il 40,9% sono medici di famiglia e medici di continuità assistenzale? Chiediamo e vogliamo quindi rispetto". Non tarda ad arrivare la risposta della Federazione provinciale dei medici di famiglia del Vco, direttamente dalla voce del suo presidente Antonio Lillo. "Lei forse non sa, consigliere regionale Preioni - ribadisce Lillo - , che ci siamo attivati tuttavia a procuraci almeno guanti, disinfettanti e mascherine, con quel poco abbiamo sempre cercato di rispondere ai bisogni dei pazienti, consapevoli della mancanza delle difese e dell’assenza delle armi". "In coscienza - conclude Lillo - ribadiamo con determinazione che i medici han fatto tutto ciò che era nelle loro possibilità, ma queste accuse verso una medicina generale, che ha cercato di essere sempre all’altezza, con pochi mezzi e con tanto cuore, sono infondate ed hanno il solo scopo di far ricadere su di essa responsabilità da ricercare altrove".

"I medici di famiglia sono stati e saranno sempre la prima linea, sia nell’emergenza che nella normalità, avendo un ruolo insostituibile di raccordo tra i cittadini e le famiglie, e tutto il sistema sanitario regionale". A parlare è il presidente della commissione Sanità regionale, il leghista Alessandro Stecco. "I medici di medicina generale si sono dimostrati uno dei cardini fondamentali della lotta al coronavirus, e lo dimostra sia il fatto che hanno pagato anche loro un prezzo salato in termini di contagi e di morti come purtroppo anche medici, infermieri, tecnici ospedalieri, sia il fatto che sempre da loro sono giunte molte proposte migliorative recepite durante quest’emergenza".

Le risposte dal mondo politico

Le polemiche si sono scatenate anche nel mondo politico, tanto che Fabrizio Ricca, assessore regionale e segretario torinese della Lega, è dovuto intervenire. "I medici di famiglia sono degli eroi - ha detto - che stanno rappresentando la prima trincea di difesa contro l'aggressione che il coronavirus ha lanciato a tutta la popolazione". "Parole di inaudita gravità - ha scritto invece il democratico ossolano Enrico Borghi - Preioni è un pubblico ufficiale. Se ha conoscenza di medici che, come dice lui, “si sono negati” ha il dovere di circostanziare il fatto presso gli organi competenti, professionali e non. Se invece tali circostanze non fossero provate, e l’affermazione assumesse il carattere di una generica e fumosa accusa non dimostrata, ha il dovere di dimettersi".

Nella serata di lunedì è stato lo stesso Preioni a scrivere "Massima stima per tutti i medici di famiglia. A loro solo un semplice grazie - spiegando poi che - Sono intransigente verso alcuni (pochi) sindacalizzati sinistri che non perdono occasione di attaccare la nostra Regione".

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