Castagne, come distinguere quelle buone da quelle "matte"
Impariamo a distinguere la castagne commestibili dalle castagne matte. Perché le seconde sono tossiche per l’uomo e possono causare disturbi anche gravi
La loro somiglianza è innegabile e all’origine di tutti i mali. La buccia e la forma sono molto simili, entrambe maturano all’inizio dell’autunno, e tutte e due sono racchiuse in un riccio. Ma le castagne e i frutti dell’ippocastano (che chiamiamo “castagne matte” o “castagne d’India”) sono molto diversi. E, soprattutto, se le prime sono golosissime e anche ricche di proprietà benefiche, gli altri, anche se commestibili per alcuni animali, sono tossici per l’uomo.
Eppure confondere i due frutti è piuttosto semplice, come dimostra uno studio dell’Agenzia per la sicurezza alimentare francese (Anses): in base ai dati registrati dai centri antiveleni dal 2012 al 2018, la confusione tra castagne e castagne matte ha provocato l’11% di tutte le intossicazioni segnalate: una percentuale seconda solo a quelle provocate da piante da bulbo scambiate per vegetali commestibili.
Le castagne d’India contengono saponine, sostanze che hanno un effetto irritativo, che causano vomito e diarrea in base alla quantità che è stata ingerita. Queste tossine possono anche provocare la rottura dei globuli rossi (l’emolisi), ma sono poco assorbite dal tratto gastrointestinale, quindi è difficile che questa complicanza si verifichi dopo un’ingestione accidentale.
Come distinguerle
E allora, impariamo a distinguerle dalle castagne mangerecce. Partiamo dalla capsula che le contiene, il riccio. Quello delle castagne è marrone, ha tante spine lunghe e contiene contemporaneamente da due a tre frutti, più piccoli delle castagne matte, un po’ appiattiti e quasi triangolari. Il riccio dell’ippocastano è verde, con piccole punte distanziate e corte, e racchiude di solito un solo frutto, più grande e arrotondato.
Gli ippocastani si trovano spesso in città, nei parchi, nei cortili, lungo i viali, mentre i castani crescono nei boschi, nelle foreste o nei frutteti. La foglia dell’ippocastano è formata da diverse e più piccole foglie ovali, che le conferiscono un aspetto “palmato”, mentre quella del castagno è semplice e di forma allungata.
L’Agenzia per la sicurezza alimentare francese, in caso di dubbio sui frutti ingeriti, consiglia di conservarne un po’ o di scattare loro una fotografia, per facilitarne l’identificazione in caso di intossicazione. Se si dovessero avvertire disturbi digestivi seri, che possono essere il segnale di un’intossicazione, è bene chiamare il centro antiveleni o andare dal medico.
Le castagne matte non vanno mangiate, ma sono comunque utili. I loro ricci (i semi), contengono l’escina, un principio attivo utilizzato in erboristeria ed efficace per vasi sanguigni, capillari e vene: è un rimedio contro i disturbi causati da insufficienza venosa periferica, varici, emorroidi, cellulite e fragilità capillare. Ma purtroppo la credenza, secondo cui tenere in tasca una castagna matta vi proteggerà dal raffreddore, non ha nessun riscontro scientifico.