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Cronaca

Condannato a morte in Iran il ricercatore che ha lavorato quattro anni a Novara

Ahmadreza Djalali dallo scorso aprile si trova in una prigione di Teheran senza poter comunicare con la famiglia o con il suo avvocato. Ora è arrivata la sentenza capitale

Un appello per liberare Ahmadreza Djalali, il ricercatore che dallo scorso aprile è rinchiuso in una prigione in Iran, e che ora è stato condannato a morte.

Ahmadreza Djalali, medico iraniano di 45 anni, sposato con due bambini, ha lavorato per quattro anni all'Università del Piemonte Orientale di Novara come ricercatore capo del Crimedim, il Centro di ricerca in medicina di emergenza e delle catastrofi.

Lo scorso aprile si è recato in Iran, come faceva periodicamente, ed è stato arrestato e incarcerato. Per mesi non ha saputo la motivazione del suo arresto e non ha potuto comunicare con la moglie o con il suo avvocato. É accusato dal tribunale Rivoluzionario di essere una spia.

Secondo quanto riportato dalla moglie Ahmadreza sarebbe stato obbligato a firmare una confessione. Ora i giudici di Teheran hanno deciso di condannarlo a morte. 

“Non possiamo rimanere insensibili di fronte alla vicenda del dottor Djalali, un professionista che per anni ha lavorato per la sanità piemontese, stimato e apprezzato da tutti i colleghi – sottolinea l’assessore regionale alla Sanità Antonio Saitta -. Come Regione Piemonte chiediamo quindi l’immediata revoca della sua condanna e la sua scarcerazione e sollecitiamo il Governo e l’Unione europea a intervenire presso le autorità iraniane”.

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