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Cronaca

Fallimenti pilotati: arrestati dalle Fiamme Gialle imprenditori novaresi

Operazione della Guardia di Finanza di Crotone, che ha eseguito arresti e sequestri anche nel novarese, smantellando un'organizzazione criminale che si occupava di far fallire società in difficoltà economica

Ci sono anche tre imprenditori novaresi tra le 13 persone arrestate dalla Guardia di Finanza di Crotone nell'ambito di un'operazione di polizia economico finanziaria che ha sgominato un'associazione a delinquere operante fra il Crotonese, il Piemonte, la Liguria e la Lombardia finalizzata alla commissione dei reati fallimentari.

L'organizzazione criminale si occupava infatti di far fallire società in difficoltà economica: le aziende, del Nord Italia, prossime al fallimento venivano prima spogliate dei beni e poi spostate a Crotone per farle fallire.

A finire in manette, Storari A., residente a Novara ma con un passato crotonese, promotore dell'organizzazione criminale. Con lui sono stati arrestati e posti ai domiciliari anche Bisio E. e De Gregori P., entrambi residenti a Novara, che con altri imprenditori del Nord Italia si sono avvantaggiati dei "servizi" offerti dall’organizzazione per salvare i beni e l’azienda dagli incipienti fallimenti che si sarebbero verificati lì dove le società avevano le sedi legali. Insieme a loro, le Fiamme Gialle hanno arrestato quattro crotonesi (Chiodo G., Corigliano F., Pantisano L., De Angelis A.), tre genovesi (Castello A., commercialista, Lombardi R., e Ferrando G.), tre torinesi (l'avvocato Massoli I., che curava la parte "legale" delle operazioni, Minori L., Pascuzzi M.R.). Indagati, inoltre, altri 14 imprenditori di varie località italiane, che nel corso degli anni si sono avvalsi delle prestazioni dell'organizzazione capeggiata dal novarese Storari.

Le indagini

L'indagine delle Fiamme Gialle è durata circa due anni e, dopo una serie di analisi documentali, intercettazioni telefoniche, pedinamenti e servizi di osservazione, ha permesso di ricostruire il disegno criminoso dell'organizzazione. I finanzieri hanno infatti registrato numerosi fallimenti decretati dal Tribunale che, stranamente, vedevano quali rappresentanti legali di tali società sempre le stesse persone, "teste di legno" (Corigliano F., Pantisano L., e De Angelis A.) appositamente assoldate da un "reclutatore", Chiodo G., uomo di fiducia del promotore  dell’organizzazione delinquenziale, Storari A.. 

Fondamentale è apparsa l’attività dei "professionisti", ben più insidiosa e determinante di quella degli interpositori, i quali, coscientemente, come dimostrano le intercettazioni telefoniche disposte, ponevano in essere le operazioni commerciali, societarie e contabili, per avvantaggiare i propri clienti e spostare le responsabilità sugli associati crotonesi.

Sono inoltre state sottoposte a sequestro e ad amministrazione giudiziaria otto società operanti a Genova, Novara, Milano, Chivasso, Busto Arsizio, Limena (Padova), Pietrasanta (Lucca) che sono, in parte, l’attuale risultante di 34 società portate al fallimento in provincia 
di Crotone, dal 2009 fino ai giorni nostri (a dicembre del 2016 venivano ancora posti in essere atti di trasferimento delle sedi) dall’organizzazione criminale. Ai componenti del gruppo e agli imprenditori correi, è stato inoltre contestato un profitto derivante dall’illecita 
attività di circa un milione e mezzo di euro, mentre l’ammontare delle sole iscrizioni a ruolo per debiti tributari - quindi senza conteggiare i debiti verso i fornitori e gli Istituti di Credito - ammonta a 140 milioni di euro per i fallimenti decretati a Crotone delle società con sede fittizia presso gli indirizzi dei prestanome.

Lo schema criminoso

Gli imprenditori che in Nord Italia si venivano a trovare in difficoltà, accedevano ai "servizi" offerti da questa particolare "agenzia", venendo a conoscenza delle capacità dello Storari attraverso un passa parola fra i clienti soddisfatti. Tale "consulente" entrava quindi in contatto con le varie aziende in crisi, accumunate da consistenti pendenze erariali e debitorie, e a queste proponeva un contratto all-inclusive comprensivo di tempi e costi che veniva consegnato e fatto firmare all’amministratore in difficoltà; il contratto prevedeva principalmente 3 fasi: distrazione degli "assets positivi" esistenti attraverso falsi contratti di cessione di rami d’azienda e svuotamento di conti societari anche attraverso false fatturazioni; creazione di una nuova compagine sociale "amministrata" da soggetto appartenente al medesimo gruppo familiare e/o compiacente; trasferimento della sede legale (con tutte le passività a quel punto esistenti) nella provincia crotonese  con intestazione delle quote sociali a prestanomi compiacenti e contestuale nomina del rappresentante legale "vittima  sacrificale" dei successivi destini societari.

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