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Cronaca Sant'Agabio / Corso Trieste

Truffe e furti agli anziani: Novara sede operativa della rete criminale

Trentadue, in totale, le ordinanze di custodia cautelare emesse, dal Gip del Tribunale di Novara, a carico di altrettanti nomadi di nazionalità polacca. Dodici gli arresti effettuati, tra cui 5 appunto a Novara

Aveva sede a Novara la base operativa dell'organizzazione criminale nomade dedita a truffe e furti agli anziani. Un'organizzazione internazionale che ha colpito in tutta Europa, dal Nord Italia alla Svizzera, dalla Germania alla Svezia, passando per Austria e Repubblica Ceca fino ad arrivare in Canada e negli Stati Uniti.

E proprio a Novara sono infatti stati arrestati nella mattinata di ieri, lunedì 21 luglio, cinque persone, 3 uomini e 2 donne. L'operazione, denominata "Caro nipote", ha interessato il quartiere di Sant'Agabio (più precisamente un'abitazione di corso Trieste) e il campo nomadi di Agognate. Gli arresti sono stati eseguiti dai carabinieri di Genova, in collaborazione con il personale dei Comandi provinciali territorialmente competenti e delle forze di polizia polacche, e con il supporto di Europol, del Servizio di cooperazione internazionale della polizia italiana attraverso e delle forze di polizia tedesche, austriache, svizzere e ceke1. A coordinare l'inchiesta, che ha preso il via nel 2010, la Procura della Repubblica di Novara.

Cronaca Novara
Trentadue, in totale, le ordinanze di custodia cautelare emesse, dal Gip del Tribunale di Novara, a carico di altrettanti nomadi di nazionalità polacca, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe e furti ai danni di anziani con l'aggravante della transnazionalità. Dodici gli arresti effettuati, tra cui 5 appunto a Novara
, 6 in Polonia e uno in Svizzera. Venti persone sono invece attivamente ricercate e si attendono sviluppi nelle prossime ore. Complessivamente l'inchiesta ha coinvolto 71 soggetti.

L'operazione ha portato anche al sequestro, a Novara, di un appartamento, una cantina, un box e tre terreni. Nel complesso, i carabinieri hanno inoltre sequestrato: diamante e pietre preziose; oro gioielli e orologi di pregio; numerose polizze di pegno; 65 telefoni cellulari, 3 tablet e 25 Sim; 2mila euro in contanti. Il tutto concorrerà a soddisfare l’ammontare complessivo, pari a 1 milione di euro, fissato nel decreto di sequestro preventivo per equivalente di beni mobili ed immobili disposto dal Gip, e relativo alla somma quantificata per difetto del denaro illecitamente conseguito con le truffe.

L’operazione conclude un’indagine coordinata dal sostituto procuratore novarese Ciro Vittorio Caramore che, anche grazie al supporto fornito da Europol e al coordinamento giudiziario di Eurojust, ha permesso di documentare l’organigramma associativo, al vertice del quale si colloca un gruppo criminale Rom di origine Polacca, dislocato in Polonia e con significative diramazioni in Germania e proprio nella città di Novara, dove si è radicato da oltre un ventennio e dove sono finiti in manette 5 esponenti di spicco dell'organizzazione criminale: Jan Lakatosz, Diana Jarosz, Mirko Kopacsz, Mirella Sabo e Sziwak Bartel.

"Attraverso l'inchiesta, nata anni fa - ha commentato il Procuratore capo Francesco Saluzzo - si è arrivati a ricostruire buona parte della rete criminale che opera in Europa. A Novara non venivano commessi truffe o furti, ma la città era la sede della base operante del gruppo, mentre la 'mente' aveva sede in Polonia".

Le indagini avevano preso il via dalla Liguria, dove erano state scoperte le prime truffe e hanno poi coinvolto tutto il Nord Italia e alcuni paesi europei. "Il modus operandi - ha commentato il comandante del Reparto investigativo ligure Oreste Gargano - era sempre lo stesso: la vittima veniva contattata telefonicamente da un 'telefonista' (dalla Polonia o dalla Germania) che le faceva credere di essere un parente, solitamente un nipote, e le chiedeva in prestito dei soldi o dei gioielli per poter concludere un affare (comprare un'auto o una casa)".

Ad essere prese di mira erano persone anziane ultra sessantenni e sole. I numeri telefonici delle vittime venivano individuati attraverso internet, selezionando gli intestatari con nomi di battesimo un po' "datati" e riconducibili a persone anziane. Per riuscire nel loro intento, i falsi nipoti mettevano una forte pressione alla vittima, a cui chiedevano di agire in fretta assicurando una rapida restituzione del prestito, che solitmanete si aggirava (almeno in Italia) tra i 5mila e i 20mila euro. Una volta che la vittima si procurava il denaro o i gioielli, il falso parente dichiarava di non potersi allontanare e comunicava alla vittima che a ritirare il prestito sarebbe andato un dipendente o un impiegato (di una banca, di un notaio o di una concessionaria). A questo punto, entrava in azione la cosiddetta "batteria operativa", composta da due o più persone, che si sposta nei pressi dell’abitazione della vittima per ritirare il maltolto.

Nel corso dell’intera durata della truffa, il falso parente attuava un vero e proprio "bombardamento telefonico" nei confronti della vittima, in modo da avere un controllo totale su di essa, evitando che possa avere contatti con amici o parenti (quelli veri) o che informi le forze dell'ordine. In totale sono 253 le truffe scoperte, ma ammontano a un migliaio quelle denunciate.

L'organizzazione criminale, però, non era dedita soltanto alle truffe, ma in alcuni casi si "occupava" anche di furti (sono 22 quelli scoperti); ovviamente sempre ai danni di persone anziane e sole. In questo caso le "batterie operative" (solitamente composte da un uomo, con il ruolo di autista, e tre donne) individuavano le vittime per strada e, dopo averle seguite, si introducevano con una scusa (di solito dicevano di essere lì per fare le pulizie) nel condominio in cui vivevano. Una volta scoperto l'appartamento in cui i malcapitati vivevano, una delle donne suonava alla porta con la scusa di dover lasciare un biglietto al proprietario dell’appartamento nel quale doveva svolgere le pulizie che inspiegabilmente non era presente, dando così via libera alle altre di entrare nell'abitazione e portare quanto possibile.

"Un'inchiesta importante - ha commentato il sostituto procuratore Caramore - portata a termine grazie ad una grande organizzazione internazionale. Noi abbiamo individuato le persone che operavano in Italia, che però è solo una parte della rete criminale, che si basa sui legami familiari. Non si tratta di una banda, ma di una grande organizzazione criminale internazionale

 

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