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Cronaca

Coronavirus, il Piemonte apre all'Avigan: che cos'è il farmaco giapponese e i dubbi della comunità scientifica

"Ad oggi non esistono studi clinici pubblicati relativi all'efficacia e alla sicurezza del farmaco nel trattamento della malattia da Covid-19" precisa l'Agenzia italiana del farmaco

Il Piemonte vorrebbe sperimentare l'Avigan sui pazienti risultati positivi al test per il coronavirus.

L'annuncio è stato fatto ieri: la direzione Sanità della Regione ha infatti invitato le aziende sanitarie a manifestare la propria disponibilità per la sua sperimentazione.

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Ma da dove arriva questo farmaco? L'Avigan, o Favipiravir, è stato reso "famoso" in Italia grazie ad un video di un italiano che vive in Giappone e che mostra come la vita a Tokyo, nel quartiere Ikebukuro per la precisione, sia tornata alla normalità dopo l'utilizzo di questo farmaco. Ma è proprio così?

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"Favipiravir - spiega l'Aifa - è un antivirale autorizzato in Giappone dal marzo 2014 per il trattamento di forme di influenza causate da virus influenzali nuovi o riemergenti e il suo utilizzo è limitato ai casi in cui gli altri antivirali sono inefficaci. Il medicinale non è autorizzato né in Europa, né negli Usa". Se utilizzato come antivirale per il coronavirus Aifa scrive che "sono unicamente noti dati preliminari, disponibili attualmente solo come versione pre-proof (cioè non ancora sottoposti a revisione di esperti), di un piccolo studio non randomizzato, condotto in pazienti con Covid-19 non grave con non più di 7 giorni di insorgenza, in cui il medicinale favipiravir è stato confrontato all'antivirale lopinavir/ritonavir (anch'esso non autorizzato per il trattamento della malattia Covid-19), in aggiunta, in entrambi i casi, a interferone alfa-1b per via aersol". "Sebbene i dati disponibili sembrino suggerire una potenziale attività di favipiravir, in particolare per quanto riguarda la velocità di scomparsa del virus dal sangue e su alcuni aspetti radiologici - precisa Aifa - mancano dati sulla reale efficacia nell'uso clinico e sulla evoluzione della malattia. Gli stessi autori riportano come limitazioni dello studio che la relazione tra titolo virale e prognosi clinica non è stata ben chiarita e che, non trattandosi di uno studio clinico controllato, ci potrebbero essere inevitabili distorsioni di selezione nel reclutamento dei pazienti".

"La Commissione tecnico-scientifica dell'Aifa, riunita in seduta permanente - evidenzia l'agenzia in una nota - rivaluta quotidianamente tutte le evidenze che si rendono disponibili al fine di poter intraprendere ogni azione (inclusa l'autorizzazione rapida alla conduzione di studi clinici) per poter assicurare tempestivamente le migliori opzioni terapeutiche per il Covid-19 sulla base di solidi dati scientifici". In particolare, "nella seduta di domani, lunedì 23 marzo, la Commissione si esprimerà in modo più approfondito rispetto alle evidenze disponibili per il medicinale favipiravir".

Quindi non ci sono elementi per stabilire con certezza se questo farmaco possa davvero essere utile per i pazienti positivi al Covid-19: efficace o meno, spetta all'Aifa, che è l'unica competente in materia, stabilire se il farmaco potrà essere sperimentato anche in Italia. 

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