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Cronaca Borgomanero

Borgomanero: parlare di razzismo attraverso il calcio

Ieri sera, lunedì 11 marzo, il "Marzo in Rosa" ha proposto l'interessante e profonda conferenza "Non la solita storia: da Weisz a Boateng, storie di ordinario razzismo nel calcio di ieri e di oggi"

“Stando a contatto con i ragazzi si è capito che parlando di sport è il modo più facile per avvicinare i ragazzi a temi importanti come il razzismo”: così ha esordito Elena Mastretta, referente per la didattica all’Istituto Storico della Resistenza di Novara.

Nell’auditorium dell’oratorio di via Dante, il direttore dell’Istituto Storico della Resistenza Giovanni Cerutti, insieme al capitano del Novara Calcio Carlalberto Cerutti e a don Franco Finocchio, vicedirettore dell’ufficio per la pastorale dello sport della diocesi di Novara, nonché riferimento spirituale degli Azzurri, ha sviscerato questo delicato tema partendo da Weisz, un grande uomo di sport dimenticato dopo l’olocausto. Cerutti ha raccontato: “Weisz fu uno degli allenatori migliori del calcio europeo, lo divenne già a 34 anni scoprendo il giovane Meazza e facendolo esordire in serie A con la maglia dell’Inter a soli 17 anni. Dal ’34 al ’35 allenò il Novara ottenendo un secondo posto e l’anno successivo la promozione in A. Infine passò al Bologna, la migliore squadra dell’epoca che solo con lui riuscì a vincere due scudetti ed un coppa europea. Nel ’38 fu espulso dall’Italia per le leggi razziali, nel ’42 fu deportato con tutta la sua famiglia nel campo di sterminio di Auschwitz dove la moglie Elena e i due figli vennero subito portati nelle camere a gas, invece Arpard fu mandato in miniera finchè il suo fisico si logorò. Con la morte avvenuta nel ’44 scomparve dagli annali sportivi che gli ridiedero lustro solo negli anni 2000 grazie al direttore del Guerin Sportivo Marani”.

non la solita storia

Subito dopo ha preso la parola don Franco affermando che: “Il codice etico deve appartenere a tutti gli sportivi, non è possibile pensare ad un’attività sportiva non in correlazione con un’attività educativa. In nessun altro posto come allo stadio trovo persone così diverse che si incontrano unite in un unico credo”.

La “palla” è infine passata a Ludi: “è assurdo che nel 2013, dopo tutto ciò che ci ha lasciato la storia, si deve ancora discutere di razzismo. La discriminazione è solo ignoranza, non ci si può fermare davanti ad un colore della pelle, religione o status. Cito invece lo spogliatoio come esempio di unione perchè lì siamo veramente tutti uguali. Nel calcio giocato il razzismo non trova spazio, ma solo sugli spalti”.

In prima fila c’erano anche Carlo Accornero, Presidente del Novara Calcio e l’Assessore Pierfranco Mirizio.

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