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Cronaca

Infiltrazione della ‘ndrangheta nel novarese: sequestrati 3 immobili commerciali

Il sequestro nelle aree industriali tra Biandrate e San Pietro Mosezzo

Interessa anche il novarese, più precisamente le aree industriali tra Biandrate e San Pietro Mosezzo, il sequestro di beni, per un valore complessivo di 10 milioni di euro, riconducibili a tre imprenditori reggini operanti prevalentemente nel settore del commercio dei prodotti petroliferi. 

Nella mattina di oggi, venerdì 16 febbraio, i finanzieri del Comando provinciale della guardia di finanza di Reggio Calabria, con il supporto operativo dello Scico, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria hanno dato esecuzione, infatti, in Piemonte, Lazio, Calabria e Monaco di Baviera (Germania), ad un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria che dispone l’applicazione della misura patrimoniale del sequestro di beni.

La figura criminale dei tre imprenditori era emersa già nell’ambito dell’operazione "Andrea Doria", condotta a contrasto dell’infiltrazione della ‘ndrangheta nell’economia legale e conclusa nell’aprile del 2021 con l'arresto di 23 persone, tra cui appunto gli imprenditori reggini, e il sequestro di oltre 620 milioni di euro. 

In particolare, l’associazione criminale avrebbe gestito l’intera filiera della distribuzione del prodotto petrolifero dal deposito fiscale fino ai distributori stradali finali, interponendo tra queste due estremità della catena una serie di operatori economici, imprese "cartiera" di commercio di carburante, depositi commerciali e brokers locali, con lo scopo di evadere le imposte in modo fraudolento e sistematico. Le società "cartiere" avrebbero asserito fraudolentemente di possedere tutti i requisiti richiesti al fine di poter beneficiare delle agevolazioni previste dalla normativa di settore, acquistando il prodotto petrolifero senza l'applicazione dell’Iva. Tale prodotto, a seguito di meri passaggi "cartolari" tra le società coinvolte, sarebbe stato ceduto a prezzi concorrenziali ad individuati clienti, in danno, peraltro, degli onesti imprenditori del settore. Da ultimo, il sistema di ripulitura degli incassi sarebbe avvenuto anche per il tramite di famiglie di ‘ndrangheta interessate nel settore della distribuzione dei prodotti petroliferi. 

Grazie alle indagini, partite nel 2021, i finanzieri hanno potuto scoprire, attraverso una complessa e articolata attività di riscontro, che il patrimonio diretto ed indiretto  dei 3 imprenditori è risultato sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati. 
Di conseguenza, nel marzo del 2023, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto il sequestro di tutto il patrimonio riconducibile ai 3 imprenditori, costituito da 20 imprese, 3 delle quali con sede in Germania, 50 terreni, 10 fabbricati e 86 tra automezzi ed autoveicoli anche di lusso, oltre 1 milione di euro in denaro contante e disponibilità finanziarie per un valore complessivamente stimato in oltre 80 milioni di euro. 

Dopo ulteriori e mirati approfondimenti investigativi, nella giornata di oggi, venerdì 16 febbraio, il Tribunale di Reggio Calbria ha sottoposto a sequestro  ulteriori beni riconducibili ai 3 imprenditori per un valore stimato di circa 10 milioni di euro. Si tratta in particolare  dell’intero patrimonio di una società operante nel commercio di prodotti petroliferi, di 7 fabbricati, di questi 4  tra le province di Frosinone, Roma e 3 in quella di Novara, utilizzati come deposito commerciale di carburanti, capannoni industriali e uffici e infine conti correnti aperti in Germania per un valore complessivamente stimato in circa 10 milioni di euro. 

I beni sequestrati oggi  si aggiungono al patrimonio sottoposto a vincolo nel  maggio 2023, per un valore totale di circa 90 milioni di euro. 

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