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Cronaca Trecate

Ossa umane nel bosco a Trecate: la ricostruzione dell'omicidio di Liliana Agnani

Le indagini dei carabinieri che hanno portato all'arresto del figlio della donna, Stefano Garini

Dopo un anno e mezzo dal ritrovamento delle ossa nei boschi di San Martino di Trecate le indagini dei carabinieri hanno chiuso il cerchio sull'omicidio di Liliana Agnani. Tutte le prove e le testimonianze raccolte portano inequivocabilmente a ritenere responsabile il figlio Stefano Garini. Unica incognita, che purtroppo non sarà mai risolta, è la causa della morte.

L'inizio della lunga indagine risale ad ottobre 2022, dopo il ritrovamento nel Parco del Ticino di alcune ossa umane, la conclusione ieri, venerdì 1 marzo, con l'arresto di Stefano Garini con l'ipotesi di accusa di omicidio premeditato, soppressione di cadavere, truffa e autoriciclaggio.

Nella mattinata di ieri il procuratore capo di Novara Giuseppe Ferrando e il comandante Nucleo investigativo del Comando provinciale dei carabinieri di Novara maggiore Alessandro Perrotta hanno annunciato l'arresto di Stefano Garini e raccontato tutti i passi effettuati durante le indagini, prima per dare un nome alle ossa rinvenute e successivamente per capire la dinamica e individuare il responsabile. 

La ricostruzione delle indagini

Sono due le date cardine dell'indagine: 10 ottobre 2022, data del ritrovamento delle ossa e la sera del 18 maggio 2022 che è la data certa dell'ultima volta che la vittima è stata vista viva. Ma cosa è successo da quando sono state rinvenute le ossa?

I pochi reperti ossei rinvenuti sono stati portati al Labanof, il Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense dell'Università degli Studi di Milano, per le analisi medico legali. Tra due vertebre della colonna vertebrale i carabinieri avevano trovato due protesi ancora in ottimo stato con riportata l'azienda produttrice e un numero di riconoscimento. Contatta l'azienda i militari sono risaliti ad un lotto acquistato dall'ospedale Galeazzi di Milano che ha fornito i nominativi delle 7 persone cui erano state impiantate le protesi con lo stesso numero di matricola. 
Dopo aver contattato tutti i pazienti del Galeazzi, l'unica persona difficile da rintracciare è stata Liliana Agnani.

Il primo contatto con la famiglia della donna, più precisamente con il figlio Stefano Garini, era stato fatto dal medico curante, su indicazione degli investigatori, con la scusa di volerla visitare. Il figlio confermando al medico che la madre stava bene aggiungeva che non era possibile organizzare una visita in quanto era momentaneamente ospitata dal fratello in Veneto, più precisamente a Rovigo. I carabinieri, non soddisfatti della risposta data al medico, hanno proseguito le indagini scoprendo che in realtà il fratello della Agnani era deceduto già da diversi anni.

Nel frattempo gli esami eseguiti dal Labarof e la comparazione anche con referti medici ottenuti dall'ospedale San Paolo di Milano, dove la donna era stata ricoverata, hanno confermato che le ossa ritrovate nel Parco del Ticino erano di Liliana Agnani.

Dopo la ricostruzione dell'identità della deceduta i carabinieri hanno focalizzato le loro indagini sull'unico figlio, Stefano Garini, svolgendo perquisizioni, ascoltando testimoni, effettuando accertamenti bancari oltre ad indagini investigative a carattere tecnico.

Tra i testimoni ascoltati la nipote della vittima, e figlia di Garini, che viveva con la nonna a Milano nell'abitazione di via San Vigilio 33, una donna cui Garini aveva affittato una stanza della casa e allo stesso tempo aiutava l'anziana, e i vicini di casa.

La testimonianza dell'affittuaria aveva chiarito agli inquirenti che l'ultima volta che la signora Liliana era stata vista in vita era la sera del 18 maggio. La donna ha anche raccontato che nella sera del 18 maggio Garini aveva deciso di portare a fare un giro la mamma seppur non stesse molto bene a causa di una caduta dei giorni precedenti.

Un vicino di casa ha riferito che la mattina del 19 maggio aveva incontrato il Garini e che alla domanda sullo stato di salute delle mamma aveva risposto che purtroppo era deceduta in ospedale.

Anche la nipote ha confermato ai militari che il padre le aveva detto che la nonna era deceduta in ospedale, ma non sapeva la causa e non aveva nemmeno informazioni sul funerale o su dove fosse stata sepolta.

Dalle varie ricostruzioni i carabinieri hanno anche scoperto che Garini, per "gli occhi dei vicini", aveva riprodotto, stampato e appeso sulla porta di casa un foglio A4 con l'annuncio della morte della madre e della data della messa a suffragio.

La premeditazione

L'ipotesi della premeditazione dell'omicidio arriva da due fatti che si sono verificati alcuni giorni prima della scomparsa della donna.
Il primo è l'annullamento dei servizi infermieristici a favore della signora Liliana, avvenuto alcuni giorni prima del decesso. L'altro la certezza dei carabinieri della presenza di Garini nella zona del ritrovamento delle ossa nella giornata del 15 maggio 2022.

L'interrogatorio

Lo scorso 1 ottobre Stefano Garini è stato interrogato con l'accusa di omicidio e soppressione di cadavere.
Il racconto di Garini del 18 maggio parte da quando rientrato da una partita a paddel decide di portare la mamma al ristorante la Chiocciola a Trecate (il ristorante è chiuso al giovedì e il 18 maggio 2022 era un giovedì). Successivamente racconta che la mamma aveva bisgogno di andare ai servizi, ha aperto la portiera della macchina e mentre la sosteneva la mamma è "scivolata dalle sue mani" ed è rotolata per una decina di metri fino al corso d'acqua. A questo punto, pensado che la donna fosse deceduta e non sapendo cosa fare, se ne è andato. Garini ha anche aggiunto di essere tornato nei boschi di San Martino di Trecate il giorno successivo non riuscendo però a trovare il punto dove la mamma era caduta la sera prima.

La truffa aggravata 

Oltre alle accuse di omicidio premeditato e soppressione di cadavere, Garini è accusato anche di truffa aggravata, autoriciclaggio e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.

Dal 18 maggio del 2022, infatti,  nessuno aveva mai denunciato il decesso della donna e nel frattempo Garini aveva continuato ad incassare la pensione Inps della madre per un importo totale di 22.567 euro e un assegno mensile erogato dal Comune di Milano per un importo totale di 4.800 euro. 

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