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Cronaca Veruno

Veruno: addio alla giovane cooperatrice salesiana

Dopo 20 anni di vita col Les, è mancata a soli 36 anni la dolce Mary Shanti Cerutti. Una folla le ha dato l'ultimo saluto. Aveva lavorato per Vedogiovane

Dopo 20 anni di vita col Les, è mancata a soli 36 anni la dolce Mary Shanti Cerutti. Così la ricorda il fratello maggiore Francesco, che vive in Francia con la sua famiglia e lavora al Cern di Ginevra.

"Shanti è nata in India il 18 marzo 1980, settima di sette sorelle. In quel momento la sua adozione era già stabilita, tant'è che il suo nome è stato scelto dai futuri genitori. Tuttavia il suo arrivo in Italia è stato ritardato di ben 4 anni, da cause più o meno assurde. Dunque è giunta a Revislate nel gennaio del 1984 e ha trascorso i suoi primi mesi passando le giornate davanti alla porta di casa ad aspettare il rientro serale di papà Adriano, colui che era andato a prelevarla in India e che lei aveva imparato a riconoscere come la persona da non abbandonare più per nessun motivo. Poi fece l'asilo dalle suore di Maggiate, elementari a Borgomanero, medie al Don Bosco e biennio al Rosmini. La sua passione da bambina era la danza classica, che praticò. Nel 1996, a 16 anni, andò in fin di vita per il manifestarsi della sua malattia, ben diagnosticata in emergenza a Borgomanero e da lì in poi curata al San Matteo di Pavia (con una breve pausa anni dopo al Gaslini di Genova, verso cui si partiva in auto alle 5 del mattino per le visite periodiche, in corrispondenza del passaggio tra pediatria e reparto adulto). Nell'estate del 1997 mancò nostro padre e l'evento l'ha toccata in profondità senza rimarginarsi. Dunque 20 anni di vita col Les (Lupus Eritematoso Sistemico), che vuol dire dosi sostanziose di cortisone tutti i giorni, controlli periodici quando va bene e degenze prolungate (con esami invasivi e terapie pesanti) quando va male. Patente da rinnovare di frequente e per poco, stato d'invalidità da dimostrare a commissioni varie. Una vita diversa dagli altri, con limiti sempre più stringenti, fino alla mancanza d'aria che è venuta a toglierle il fiato due anni fa con la rapida perdita di funzionalità dei polmoni, per la quale era accompagnata in casa e fuori da bombole di ossigeno e aspettava il trapianto di polmone. Shanti ha imparato ad accettare i limiti e la condizione impostale dalla malattia, senza bestemmiare alla cieca, riuscendo a prendersi in giro, con timidezza, divenendo un esempio incarnato di pazienza e umile determinazione, che induce rispetto e può servire da lezione a chiunque volesse vederla. Non si è affatto lasciata morire: domenica scorsa, ritornata a occhi aperti dopo due giorni di sedazione profonda, ha comandato al telefono alla sorella Chiara vassoi di brutti ma buoni da consegnare al personale della rianimazione, domenica sera mi ha parlato al telefono con un piglio che non lasciava il tempo di replicare e chattava con mamma Anna. Ha perfino accettato, prima che lo accettassi io, di non poter fare la madrina per la cresima di mia figlia Maddalena a fine maggio in Francia. Come caratteristica personale, accettare l'inaccettabile e costruirci sopra è prova di maturità piuttosto non comune, che dimostra robustezza di spirito in luogo di fragilità.

Infine aveva deciso di diventare cooperatrice salesiana. Scriveva messaggi di auguri generosi e appassionati, e svolgeva il ruolo di zia con discrezione, senza esagitarsi, con telefonate kafkiane in cui si condannava al vano tentativo di decifrare le indecifrabili parole del nipotino Samuele. Il tutto con un senso incerto, ma non inutile".

Shanti, che in passsato aveva lavorato per Vedogiovane, è mancata giovedì 28 aprile al San Matteo di Pavia e il funerale è stato celebrato a Revislate sabato 30.

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