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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Borgomanero

Da Borgomanero in Bosnia: il racconto di Sergio Vercelli

Il presidente dell'associazione "Compagni di volo onlus" e referente interprovinciale dell'associazione "Il giardino delle rose blu", appena tornato dalla Bosnia racconta il viaggio umanitario

Questa nazione, alla pari della Serbia e della Croazia, a metà maggio è stata devastata da un'alluvione. Il borgomanerese Vercelli è partito, nei mesi scorsi, alla volta del territorio colpito dall'alluvione per portare sostegno alla popolazione e toccare con mano le difficoltà.

Vercelli, che era accompagnato da sua moglie Elisabetta Sella e da alcuni loro amici di Biella, Massimo Ramella e Dante Andreasi, racconta: "Appena varcato il confine di Slavonski Brod, abbiamo trovato i segni di una catastrofe immensa, persino difficile da immaginare se non la si vede direttamente. Sembrava una zona bombardata o colpita da un terremoto. Basti pensare agli squarci enormi nelle montagne causati dalle frane che hanno anche travolto molte abitazioni. Eppure i mass media ne hanno parlato pochissimo".

"Già scendendo verso Sarajevo il fiume Bosna - continua - ha eroso lunghissimi tratti di strada. Intere cittadine sono finite sott'acqua. E una grande quantità di vari materiali conservati nei negozi e nelle fabbriche diventato inservibile: per non parlare di mobili, vestiti, divani e cucine. E sulla via per Doboj e Maglaj ecco roghi di rifiuti, e terreni agricoli ancora inondati con la conseguenza che i raccolti sono andati persi. Migliaia le aziende distrutte, 90mila gli ettari alluvionati e centinaia di migliaia gli animali degli allevamenti affogati. "E' c'è anche il rischio - aggiunge - che i campi siano stati inquinati da carcasse di animali, oli e carburante. Un altro grave problema  rappresentato dal fatto che la corrente ha rimosso la segnaletica di numerosi campi minati. Il rischio? che il fiume abbia trasportato gli ordigni in altre zone. Ma la gente del luogo, pur avendo a disposizione pochi mezzi meccanici quali ruspe e camion, si è da subito attivata per rimettere a posto le cose. Ma sicuramente serviranno prodotti speciali per riassorbire l'umidità e risanare i muri dalle muffe e dalle scrostature in modo da rendere nuovamente agibili le case. Servono aiuti mirati: probabilmente, la priorità? dovrà essere data a elettrodomestici, detergenti, disinfettanti, pannolini e cibo per il bestiame sopravvissuto, ma aspettiamo che la Caritas di Sarajevo ci indichi con precisione le necessità?.
Si è assistito, in queste settimane, a una vera corsa di solidarietà tra donazioni e persone che si sono rese disponibili per dare assistenza nei centri di accoglienza temporanea e per spalare il fango. "Tutto questo - sottolinea - ha superato le tradizionali linee di divisione etnica: sono stati aiutati tutti coloro che ne avevano bisogno, indipendentemente dalla propria identità. Noi abbiamo portato i contributi economici offerti, grazie al passa parola, da tante persone, e li abbiamo consegnati all'associazione "Un aiuto svizzero per la Bosnia", un progetto di cui  referente Jennifer Stone, alla Caritas e ai francescani di Visoko. Ma naturalmente la raccolta di fondi continua. Per fortuna la collaborazione tra le diverse etnie non manca. Predrag ci ha raccontato di come, qualche anno fa, era impossibile pensare a musulmani e croato-cattolici che giocano insieme e che s'invitano a vicenda alle feste di compleanno. Adesso succede. Sono importanti segni di convivenza, che lasciano qualche speranza per il futuro della Bosnia".

"Durante il viaggio, infine, sono state visitate la foiba di Basovizza, il simbolo - dice ancora Vercelli - di tutte le atrocità commesse sul finire della seconda guerra mondiale e negli anni successivi dalle milizie e dai fiancheggiatori del regime comunista jugoslavo; Srebrenica, luogo simbolo della guerra in Bosnia (nel luglio 1995, vennero trucidate 8372 persone); la piazza del mercato di Markale, nel centro storico di Sarajevo, dove il 5 febbraio 1994 un proiettile di mortaio sparato dall'artiglieria serba uccise 68 tra uomini e donne e ne fer? oltre 140; e al tunnel scavato vicino alla pista dell'aeroporto di Sarajevo.

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