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Cronaca

Un laboratorio per la società del vivere insieme: i trent’anni della scuola di lingua italiana della Comunità di Sant’Egidio

Grande partecipazione e clima gioioso alla festa per i trent'anni della scuola di italiano della Comunità di Sant'Egidio a Novara e in Piemonte

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di NovaraToday

La giornata non è delle migliori, un po' grigia e piovosa. Gli studenti giungono al palazzetto dello sport di Novara un poco alla volta, chi a piedi, chi in macchina chi con i pullmann che provengono dalle scuole di italiano di Torino, Arona, Rivarolo, Borgomanero. E' la festa per i trent'anni della scuola di italiano della Comunità di Sant'Egidio. Alla fine la sala è piena, più di 600 studenti provenienti da molti dei 107 paesi che in questi sono stati rappresentati nelle aule della scuola. A Novara la scuola è presente dal 1989, l'anno della caduta del muro di Berlino, e il venticinquesimo arricchisce il significato di questo incontro. Furono un gruppo di senegalesi il primo nucleo della scuola a Novara. Durante l'incontro prende la parola anche Augustino, angolano, che può vantarsi di avere in mano la tessera numero 4 della scuola novarese: "Decisi di andare a scuola con due obbiettivi: il primo imparare bene la lingua italiana, il secondo conoscere gli altri studenti che erano di diverse nazionalità, e mi piacque molto perché eravamo insieme tra diversi, come siamo noi oggi, la stessa cosa. E' bello un mondo così senza divisioni!".

Il clima è da subito gioioso, non solo per la presenza della band dei Giovani per la pace che accompagnerà il pomeriggio con musica e canti. Ci si incontra di nuovo, a volte dopo anni, perché le strade della vita hanno portato molti a spostarsi altrove oppure semplicemente ci si è persi di vista per gli impegni del lavoro e della famiglia. C'è chi come Giulia ha fatto un lungo viaggio da Zurigo per essere presente. Arrivano i saluti di chi ora si trova all'estero ma ricorda con gratitudine l'esperienza della scuola. Adam ed Elke da Monaco di Baviera ricordano come la scuola fosse ben più di un freddo ambiente di formazione: "Con Genti di Pace, nostri cari amici, abbiamo vissuto tante belle cose insieme, come le gite a Genova, i pranzi di Natale con gli anziani di Novara, le serate in pizzeria, un incontro a Roma, ed anche ci siamo incontrati da noi qui a Monaco per la preghiera per la pace. Il maestro Piergiacomo, è stato addirittura il testimone del nostro matrimonio nel 2006. E di questo siamo ancora felicissimi".

Daniela Pompei, responsabile dei servizi ai nuovi cittadini europei della Comunità di Sant'Egidio, ricorda come la scuola sia nata a Roma negli anni ottanta quando il fenomeno migratorio era ai suoi inizi. E' stata una risposta ad una nuova situazione che interrogava la società italiana mettendo alla prova le nostre capacità di accoglienza e di solidarietà. La storia della scuola è stata ripercorsa nella giornata di domenica attraverso le testimonianze degli ex allievi novaresi. E' in molti casi una storia di riscatto e di integrazione per chi è venuto in Italia con la speranza di un futuro migliore. Asmaa, giovane donna marocchina ora cittadina italiana, racconta della madre analfabeta e dei suoi progressi alla scuola: "Un giorno sono tornata da scuola e avevo un avviso sul diario, di solito mia madre firmava con una x, ma quel giorno ha scritto El Mennani Mina ed era felicissima".

La scuola è molto di più che una semplice agenzia di servizi. E' gratuita e i maestri sono tutti volontari. Oltre alla lingua si possono trovare amicizia e comprensione. Ha testimoniato Julia, peruviana: "Voi non solo vi siete interessati a noi aiutandoci a conoscere la lingua italiana, ma vi siete presi cura anche della nostra "salute mentale", dandoci molti momenti di gioia, innumerevoli risate, momenti di vero riposo del cuore. Come in tutte le famiglie, abbiamo condiviso anche momenti di infinito dolore: come la partenza per il cielo del nostro caro amico e maestro Paolo e della nostra cara compagna Lyubov. Tutte queste sono esperienze che ho nel mio cuore".

L'amicizia costruita negli anni ha prodotto in molti la necessità di restituire ciò che si è ricevuto. Per questo molti degli studenti oggi aiutano insieme alla Comunità i poveri, in una spirale contagiosa di solidarietà. Dice una donna marocchina, Ibtissam: "Io sono giovane e voglio mettere anch'io le mie energie al servizio di chi è più debole e fragile, come mi ha insegnato la Comunità. Così con gli amici della Comunità di Sant'Egidio vado a trovare le persone malate, disabili, ricoverate in una casa di riposo fuori Novara e anche il giorno di Natale abbiamo festeggiato con loro, portando allegria e felicità in un luogo di dolore. Da quattro anni passo il Natale con loro, li aiutiamo a mangiare, portiamo per ciascuno di loro un regalo, e mi è capitato anche di vestirmi da Babbo Natale! E' importante che sappiano che non sono dimenticati, che la vita non è finita dietro un muro e un cancello, ma che anche qualcuno dal mondo esterno li pensa e si preoccupa di loro".

La scuola raccoglie persone di tutte e le culture e di tutte le religioni, preparando il terreno per una vera integrazione. E' l'aspetto forse più significativo che è stato ben colto anche negli interventi delle autorità (il Prefetto di Novara, gli assessori regionali Ferrari e Cerutti, il sindaco di Novara e il prof. Pirisi, a nome dell'Università degli Studi del Piemonte Orientale, che hanno dato il patrocinio all'iniziativa). Questo incontro prepara la vera integrazione, cioè il sogno di una società più giusta e solidale. A nome di tutti gli amici musulmani Kashif Butt, che proviene dal Pakistan, ha condannato ogni forma di violenza nel nome della religione: "In questi giorni ho saputo che due giovani cristiani, marito e moglie, sono stati uccisi in Pakistan con l'accusa di aver bruciato pagine del Corano. Io condanno fortemente questa azione perché è disumana e mi dispiace molto per i miei fratelli cristiani". Svitlana delle scuola di italiano di Arona ha testimoniato: "La scuola mostra che è possibile vivere assieme, studiare assieme, parlare, incontrarsi, fare amicizia, anche se abbiamo lingua, cultura e religione diverse"

Dialogo, unità e pace sono insomma gli obiettivi a lungo termine dell'esperienza della scuola che Daniela Pompei ha rilanciato con forza durante l'incontro di domenica. Maria, dall'Ucraina ha testimoniato: "Un giorno una persona mi ha chiesto "perché tu che sei lontana dai tuoi figli, in un paese dove non puoi fare la professione per cui hai studiato in Ucraina, dedichi tempo agli altri"? Gli ho risposto che secondo me bisogna impegnarsi per costruire un mondo nuovo ovunque ci si trovi. Per questo sono contenta di far parte di questo movimento che è una realtà viva....è un libro aperto da rileggere continuamente.. è una scuola che ha tanto da insegnare..."

Tra i numerosi partecipanti non mancavano anche i profughi affluiti in Piemonte in seguito all'emergenza degli sbarchi dell'ultimo anno. E' il versante tragico dell'immigrazione che l'impegno italiano nell'operazione "Mare nostrum" ha permesso di contenere, almeno nell'ultimo periodo. Ha raccontato Osman, giovane somalo: "Abbiamo attraversato per 10 giorni il deserto con una Jeep su strade difficili e pericolose. In Libia abbiamo aspettato quattro mesi prima di partire per l'Italia. Siamo stati tre giorni sulla barca in mezzo al mare fino a quando siamo stati soccorsi da una grande nave militare italiana. Eravamo tutti in piedi con le braccia in alto a gridare: "Help me! Help me!" Mi piace studiare l'italiano e vorrei imparare a scrivere bene".

In questi anni oltre 6500 studenti di 107 paesi hanno frequentato i diversi corsi in Piemonte. Durante la cerimonia sono stati consegnati 303 diplomi dell'anno scolastico 2013-14. Nell'ultimo anno le scuole della nostra zona hanno raccolto più di ottocento iscrizioni con classi differenziate dai livelli di alfabetizzazione ai corsi di preparazione per i livelli più alti della lingua italiana (B2 e C1 del quadro europeo). E' evidente lo sforzo di integrazione di questi nuovi cittadini europei che insieme a tutti noi contribuiscono a costruire il futuro. Un futuro a cui la Scuola di Lingua e Cultura Italiana aiuta a guardare con fiducia e speranza, come ha ricordato Daniela Sironi, della Comunità di Sant'Egidio di Novara, che ha definito la scuola "un laboratorio di futuro per una nuova città e una nuova società del vivere insieme".

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