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Economia

Cna: la crisi fa sparire gli artigiani

Negativo il saldo dell'Albo anche per il primo semestre 2014

Il mondo dell’artigianato e della piccola impresa vuole continuare ad essere una parte forte del futuro italiano. Noi artigiani siamo però quelli che stanno subendo più di tutti gli effetti nefasti di questa lunga crisi". Ad affermarlo il presidente della Cna Piemonte Nord Donato Telesca. 

“Molti di noi non ce l’hanno fatta a superare questa crisi e hanno chiuso e, il dato drammatico, è che queste imprese che cessano non vengono rimpiazzate da nuove imprese, perché sono troppo pochi quelli che riescono ad aprire: i costi e la burocrazia spaventano e l’accesso al credito è un miraggio”.

"Dal 2009 ad oggi abbiamo perso tra provincia di Novara e del VCO oltre 1.500 imprese artigiane – gli fa eco Elio Medina, direttore CNA Piemonte Nord – con una stima di ben oltre 3mila lavoratori che vanno a comporre parte del gruppo di 550.000 posti di lavoro persi nell’artigianato in Italia negli ultimi quattro anni. Artigiani, spesso con coniugi e figli impiegati in azienda, che non godono di alcun ammortizzatore sociale, con i loro dipendenti che, solo in alcuni casi, hanno potuto usare le forme degli ammortizzatori in deroga. Questa tendenza non dà segni di arrestarsi: già nel primo semestre del 2014 il saldo delle imprese artigiane in provincia di Novara è negativo per 68 imprese (426 iscrizioni contro 494 cessazioni), nel VCO il saldo è – 29 (162 inizi e 191 cessazioni). Dati locali che sono in linea con la situazione nazionale che evidenzia un declino del nostro Paese che, purtroppo, non è solo economico, ma è anche sociale e culturale, perché sta venendo meno un mondo di competenze e saperi riconosciuto in tutto il mondo come simbolo dell’Italia creativa e positiva”.

“Il Governo deve attuare immediatamente alcuni dei provvedimenti che sta portando avanti con il Jobs Act – conclude Telesca - e avviarne subito di nuovi: oltre alla semplificazione dei contratti a termine e la flessibilità in ingresso per i nuovi assunti, serve ridurre il costo del lavoro. E’ indispensabile poi intervenire sul rilancio dei consumi interni e questo può avvenire solo con la riduzione della pressione fiscale sulle imprese e sul lavoro e con un programma intenso di investimenti pubblicie privati. Gli artigiani e i piccoli imprenditori vogliono continuare a lavorare e vorrebbero assumere i giovani, ma senza investimenti l’Italia non potrà tornare a correre”.

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