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Economia

Demografia delle imprese novaresi: positivo il saldo 2015

Permangono, però, le criticità per costruzioni e artigianato. Alla data del 31 dicembre 2015 il sistema produttivo locale risulta costituito da 31.073 imprese

Si è chiuso con un segno più il bilancio demografico delle imprese novaresi relativo all’anno 2015: il saldo tra iscrizioni al registro delle imprese e cessazioni effettuate nel periodo gennaio-dicembre risulta pari a +115 unità, con una variazione annuale del +0,4%.

"Per il terzo anno consecutivo la performance novarese risulta l’unica positiva a livello regionale - ha commentato Maurizio Comoli, presidente della Camera di Commercio di Novara -. Anche nel 2015 l’andamento demografico di tutte le province piemontesi evidenzia infatti delle flessioni, con l’unica eccezione di Torino, il cui risultato appare all’insegna della stabilità. La tenuta del nostro sistema imprenditoriale non può dirsi generalizzata, viste le sofferenze che ancora manifestano costruzioni e artigianato, ma il saldo complessivo, unitamente alla crescita delle società di capitali, rappresentano dei segnali positivi: dalle istituzioni servono dunque risposte concrete in termini di sostegno al capitale imprenditoriale, sia esistente che potenziale, e di rilancio degli investimenti. Le imprese hanno la necessità di essere supportate, specie in fase di avvio, e purtroppo il sostegno finora offerto dal sistema camerale si andrà inevitabilmente a ridimensionare per effetto della riforma in atto".

In tutto sono 2.034 le aziende che si sono iscritte al registro delle imprese tra gennaio e dicembre 2015, mentre 1.919 hanno cessato la propria attività (al netto delle cessazioni d’ufficio), con una consistenza del sistema imprenditoriale novarese che alla fine del 2015 ammonta a 31.073 unità registrate.

L’andamento dell’artigianato continua a mantenersi in controtendenza rispetto alla dinamica provinciale: nel corso del 2015 le cessazioni hanno superato gli avvii d’impresa, con un saldo annuale negativo corrispondente a -122 unità, in peggioramento rispetto al bilancio evidenziato a fine 2014, quando le perdite si erano fermate a 54 unità. La progressiva erosione della base imprenditoriale fa sì che la consistenza delle ditte artigiane si attesti a 9.763 unità registrate al 31 dicembre 2015.          

Sotto il profilo settoriale sono i servizi ad evidenziare i risultati più positivi, con entità diverse a seconda dei comparti: il saldo più favorevole, in valori assoluti, è quello dei servizi alle imprese (+84 unità), seguito dall’alloggio e ristorazione (+69) e dai servizi alla persona (+51). Cala leggermente la consistenza delle attività commerciali, che perdono 22 unità, analogamente a quanto riscontrato per le manifatture, che registrano 28 unità in meno (con un saldo di -36 unità nel comparto della meccanica ed elettronica). Si assottiglia in misura più decisa, invece, la base imprenditoriale delle costruzioni, che arretrano di ben 106 unità (96 quelle perse nel 2014), mentre l’agricoltura si mantiene pressoché stazionaria.

L’analisi della forma giuridica conferma il dinamismo delle società di capitale, che tra gennaio e dicembre 2015 evidenziano un saldo di +210 unità, pari ad una variazione annuale del +3,3% (a fronte di una media provinciale del +0,4%), facendo così salire l’incidenza delle società di capitali al 21,3% delle imprese registrate complessive. Appare invece negativo il saldo anagrafico delle ditte individuali, con 1.412 unità aperte nel periodo in esame (il 69,4% di quelle totali) e 1.452 cessate (pari al 75,5% di quelle complessive), portando l’incidenza delle imprese con titolare unico al 56,3% di quelle provinciali. Nel 2015, infine, si rilevano 185 iscrizioni e 246 cessazioni relativamente alle società di persone, con una consistenza a fine dicembre di 6.417 unità produttive, corrispondente al 19,9% del tessuto imprenditoriale novarese.

Alla data del 31 dicembre 2015 il sistema produttivo locale risulta costituito da 31.073 imprese, di cui 27.784 attive ed operanti per il 7,8% nell’agricoltura, per il 30,1% nell’industria (di cui 17,9% nelle costruzioni e 12,2% nell’industria in senso stretto) e per il 62,1% nel terziario (di cui 25,2% nel commercio e 36,9% negli altri servizi).

     

       
 

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