L'Africa sul palco di NovaraJazz: il 26 gennaio l'Ararat Ensemble con Haruna Kuyateh
Ancora un incontro di confine per l’Ararat Ensemble Orchestra. E ancora una volta NovaraJazz è l’occasione per presentare una musica che abbraccia culture diverse e sonorità di diversi continenti. Il 26 gennaio alle ore 21, alla Caserma Passalacqua, in collaborazione con Sermais, Haruna Kuyateh salirà sul palco di NovaraJazz accompagnato dall’Ararat Ensemble Orchestra, con un programma suddiviso in tre parti: alcuni brani trascritti da autori africani significativi, come la cantante di Zanzibar Bi Kidude o il polistrumentista etiope Mulatu Astakte, diverse composizioni di Haruna, alcune tradizionali imparate dai suoi famigliari, e una Suite Africana composta da Nicola Arata, suddivisa in 4 diversi movimenti, dedicata al griot senegalese Aliou Ndiaye. Di questo musicista l’Orchestra presenta a Novara tre brani originali. Assieme ad Aliou Ararat Ensemble ha registrato questa Suite e grazie a lui ed all’Associazione Sunugal ha potuto incontrare questi musicisti ed entrare in relazione con la loro musica.
Haruna Kuyateh è un musicista e griot gambiano. Il griot è una figura della musica e della poesia africana, una specie di poeta d’occasione, che mette in musica sia le storie del suo popolo, che la cronaca del villaggio. Griot non si diventa, si nasce, si eredita l’arte del suonare e del comporre in rima da un famigliare. Haruna Kuyateh canta in due lingue, la lingua mandinka e la lingua bambara, che sono due lingue dell’Africa occidentale. Oltre ad imparare a suonare e a mettere in rima le parole dei testi conciliandole con le melodie, il griot impara anche l’arte del liutaio, ovvero come costruirsi da solo lo strumento, nel caso di Haruna la kora (un’arpa di origine africana), dalla scelta e la lavorazione dei legni, alla conciatura della pelle che viene montata e tesa su una grossa zucca essicata per costruire la cassa di risonanza dello strumento.
L'Ararat Ensemble Orchestra è una formazione di tredici musicisti – di cui alcuni polistrumentisti – che grazie a un'esperienza nel campo del teatro sperimentale e dell'improvvisazione ha acquisito una personalità forte e omogenea. Un ensemble completamente acustico, un impatto sonoro coeso e lineare, dove lo spazio per l'improvvisazione è inserito nella trama orchestrale in modo fluido e a tratti impercettibile. Dal lungo lavoro sui palchi, dalle esperienze variegate dei musicisti coinvolti (chi viene dal rock, chi dal jazz, chi da una formazione classica), e grazie a composizioni semplici e senza fronzoli, ottiene una sonorità asciutta, compatta, originale, con molti sottintesi rimandi alla tradizione musicale del Novecento. Sebbene la sonorità ricordi esplicitamente le musiche da film, vi si ritrovano anche tracce di world music e dello stile da orchestre jazz di avanguardia (a partire dalla Liberation Orchestra), fino ad influssi della musica indie-pop. Il tutto in salsa italiana, fortemente ancorata alla tradizione melodica, dei temi cantabili e di facile approccio per l'ascoltatore. I musicisti del gruppo, che collaborano da diversi anni, hanno deciso di formare una sorta di compagnia teatrale, che si occupasse però di musica. Fra il 2008 e il 2010 l'Ararat Ensemble Orchestra si presta ad esperienze di conduction con William Parker, Dave Burrell, Claudio Cojaniz, Matthew Shipp, Rob Brown, Luca Venitucci, Nicola Guazzaloca Alberto Tacchini, Fabrizio Puglisi, Gianni Lenoci, Alberto Fiori, Giorgio Pacorig, Riccardo Fassi, Libero Mureddu, Karl Berger. Questo trascorso arricchisce l'Ensemble di importanti tecniche compositive ed improvvisative e lo rende facilmente plasmabile in prospettiva di future collaborazioni.