La Bohème al Coccia
Capolavoro di Puccini, La Bohème deve il suo successo oltre alla bellezza della musica, della vicenda e delle straordinarie intuizioni teatrali e drammatiche, anche al particolare “colore” che si ritrova in quest’opera, a quel gusto di vita tipicamente parigino particolarmente diffuso tra gli intellettuali dell’epoca. Il connubio tra parole e musica è perfetto, la simbiosi tra i sentimenti dei protagonisti e la capacità musicale di esprimerli è potente e di grande forza psicologica e, soprattutto per quei tempi, è clamorosa la magistrale abilità di dare poesia e significazione anche alle piccole situazioni e alle quotidiane emozioni. Straordinario in questo senso è tutto il secondo atto, ricco di folla, parole, espressioni, gesti, il tutto descritto con un’attenzione e una cura mirabili: i personaggi acquistano una loro verità esistenziale e umana e le loro azioni una naturalezza vera. La Bohème offre tanti brani ormai divenuti celeberrimi; fra gli altri “Che gelida manina” di Rodolfo e “Sì, mi chiamo Mimì” di Mimì nel primo atto; “Donde lieta uscì”, la dolcissima e malinconica aria di Mimì e il bellissimo quartetto “Addio dolce svegliar” nel terzo atto; “Vecchia zimarra” la romanza di Colline fino al duetto straziante di Rodolfo e Mimì “Sono andati, fingevo di dormire”.
(da “L’opera e le sue storie”, di Mario Pasi e Guido Cavallera – Ed. Curci, 1991)
Atto primo: In una misera soffitta quattro giovani amici: il poeta Rodolfo, il pittore Marcello, il musicista Schaunard e il filosofo Colline conducono una vita di «bohème», sempre afflitti da problemi di denaro. Sopraggiunge Schaunard, felice per avere guadagnato una piccola somma grazie alle sue prestazioni musicali; i quattro decidono di festeggiare la vigilia di Natale, concedendosi una cena al Quartiere Latino. Quando il padrone di casa Benoy si presenta a riscuotere l’affitto, i quattro riescono a scacciarlo con l’astuzia. Mentre gli altri si allontanano, Rodolfo resta a terminare un articolo. Entra una fanciulla, Mimì, le si è spenta la candela e chiede aiuto a Rodolfo. Il poeta la convince a seguirlo al Quartiere Latino: Mimì accetta e i due, già innamorati, si avviano giù per le scale.
Atto secondo: Ad un tavolo nel Quartiere Latino, gli amici fanno baldoria: solo Marcello è triste perché la sua Musetta lo ha abbandonato per unirsi al vecchio e facoltoso Alcindoro. Sono proprio Musetta e il vegliardo a sedersi al tavolo dell’allegra brigata; poi allontanato con un pretesto Alcindoro, Musetta di unisce agli amici.
Atto terzo: Alla Barrière d’Enfer è l’alba: Rodolfo confida a Marcello le continue liti fra lui e Mimì; rievocando con dolcezza i momenti di felicità passati con la donna, rivela all’amico che Mimì è gravemente malata. Dal nascondiglio, dove aveva ascoltato il colloquio fra Rodolfo e Marcello, compare, pallida e sofferente, la fanciulla. I due si abbracciano appassionatamente e decidono di passare insieme i loro ultimi giorni di felicità. Intanto Musetta e Marcello litigano e decidono di separarsi.
Atto quarto: Mentre in soffitta è in corso un magro festino, sopraggiunge improvvisamente Mimì in fin di vita. Musetta e Colline escono per procurarsi del denaro, impegnando gioielli e abiti vecchi, che possano servire a recare qualche sollievo a Mimì. Rodolfo resta solo con lei e i due rievocano i momenti felici della loro vita. Rientrano gli amici e Mimì sembra essersi assopita. Dal silenzioso comportamento dei presenti Rodolfo capisce che la donna è morta. Disperato si getta sul suo corpo, invocandone inutilmente il nome.
Mimì (sop.) BENEDETTA TORRE
Musetta (sop.) MARIA MUDRYAK
Rodolfo (ten.) MATTEO FALCIER
Marcello (bar.) MATIAS TOSI
Schaunard (bar.) DANIEL GIULIANINI
Colline (basso) LUCA DALL'AMICO
Benoit (bar.) GIORGIO TRUCCO
Alcindoro (bar.) GRAZIANO DALLAVALLE
Parpignol (ten.) IVAN MERLO
Mimi CARLO GAMBARO, ALBERTO LAZZARINI