Borgomanero: torna l'appuntamento con il Cineforum
Martedì 19 novembre torna l'appuntamento con il cineforum a Borgomanero. Al Cinema Nuovo arriva "Il corriere - The mule".
La scheda del film
Titolo originale: The Mule
Regia: Clint Eastwood
Sceneggiatura: Nick Schenk
Fotografia: Yves Bélanger
Montaggio: Joel Cox
Scenografia: Kevin Ishioka
Interpreti: Clint Eastwood (Earl Stone), Bradley Cooper (Colin Bates), Taissa Farmiga (Ginny), Michael Peña (Agente DEA), Laurence Fishburne (Agente speciale DEA), Ignacio Serricchio (Julio), Alison Eastwood (Iris, figlia di Earl), Dianne Wiest (Mary), Robert LaSardo (Emilio), Lobo Sebastian), Andy Garcia (Laton), Dylan Kussman (sceriffo)
Produzione: Clint Eastwood, Dan Friedkin, Jessica Meier, Tim Moore, Kristina Rivera, Bradley Thomas, Jillian Apfelbaum per Warner Bros. Pictures, in associazione con Imperative Entertainment
Distribuzione: Warner Bros. Pictures
Durata: 116'
Origine: U.S.A., 2018
Data uscita: 7 febbraio 2019
Earl Stone, 80enne senza un soldo, costretto ad affrontare la chiusura anticipata della sua impresa, accetta un lavoro apparentemente semplice: deve solo guidare. Peccato che a sua insaputa l'uomo diventi un corriere della droga per un cartello messicano. Stone fa così bene il proprio lavoro che i carichi si fanno sempre più pesanti ma un efficiente agente della DEA è già sulle sue tracce...
L’emerocallide è un fiore simile al giglio, dai colori vivissimi, giallo, arancio, rosso, e dalla fioritura vorticosa. Il nome viene dal greco e significa ‘bellezza di un giorno’ (in inglese daylily): infatti sbocciano per un solo giorno, poi appassiscono, subito sostituiti da altri fiori. Sono unici, ed Earl Stone li ama tanto da aver trascurato la famiglia e gli affetti per portare i loro bulbi nelle fiere di mezza America. Earl si è perso battesimi, lauree e compleanni e ha lasciato intristire il suo matrimonio. Adesso ha più di ottant’anni, la sua attività è rovinata dal commercio online e la sua terra pignorata; gli resta solo un furgone malandato e una continua voglia di andare. Accetta perciò l’offerta di un giovane messicano e diventa il corriere di un cartello della droga. Insospettabile, il ‘mulo’ trasporta quintali di cocaina e, con il ricavato, recupera la sua proprietà, si compra un nuovo pick-up e un grosso braccialetto d’oro, salva dalla chiusura il circolo locale dei reduci, paga le spese del matrimonio della nipote, l’unica della famiglia che ancora gli rivolga la parola. A tutti gli uomini giovani che incontra, compresi i narcotrafficanti che gli fanno da scorta e l’agente della DEA che gli dà la caccia senza conoscerlo, consiglia di non dimenticare gli affetti per il lavoro. «Potevo comprare tutto, tranne il tempo», dice Earl verso la fine di “Il corriere - The Mule”, diretto e interpretato da Clint Eastwood e scritto da Nick Schenk (sceneggiatore di “Gran Torino”) partendo dalla storia vera di Leo Sharp, ottantasettenne orticoltore arrestato nel 2011 perché identificato come El Tata, corriere del cartello di Sinaloa. Leo è diventato Earl, una sorta di Kowalski più ‘piacione’ (ama ancora le ragazze, e ballare e bere e le feste), altrettanto politicamente scorretto (chiama ‘negri’ i black, ma si ferma ad aiutarli a cambiare una gomma), burbero ma socievole. Storia sul tempo che dura maledettamente poco e che non ritorna, ritratto di un’America rurale affettuosamente inquadrata dalla macchina da presa e acutamente raccontata dalla musica che Earl ascolta e canticchia durante i suoi viaggi (da Willie Nelson a Dean Martin), “Il corriere” sta un po’ a mezza strada tra “Gran Torino” (dal quale prende le mosse, pigiando però sul tasto dell’autoironia) e “Un mondo perfetto” (del quale ripete lo schema della caccia tra due uomini che non si conoscono ma che hanno molte cose in comune). Sottotraccia, temi cari all’autore: la crisi economica, la distanza pasticciona dalla modernità digitale, la disillusione dei reduci (occhio alla targa: Korean War Veteran), una figlia dall’affetto alienato (Alison Eastwood), il miscuglio delle etnie. Ognuno ha la sua musica e il suo cuore e, mischiandosi con loro, Earl cerca il proprio, finché non decide di confrontarsi con il nodo vero della sua vita. Ma il suo giorno sta finendo; e restano ancora alcune daylily da far sbocciare. “Il corriere” non è un capolavoro come “Gran Torino” e “Un mondo perfetto”, ma è pieno di tenerezza, di orgoglio e di cocciuto amore per la vita e per il cinema.
Emanuela Martini, Film Tv
Fermate il tempo; anzi riavvolgetelo. Questo non può essere il canto del cigno di quel grande artista che risponde al nome di Clint Eastwood. Eppure, “The Mule”, da lui girato e magnificamente interpretato a 88 anni, pellicola di una bellezza disarmante, ha tutte le caratteristiche del testamento artistico dettato dal grande Clint. Perché dietro il soggetto (sceneggiato da Nick Schenk, guarda caso quello di “Gran Torino”), peraltro tratto da una storia vera, del vecchietto che per arrotondare si trasforma in un corriere della droga di un cartello messicano (Andy Garcia, divino), c’è il pretesto per tracciare il bilancio della sua vita. Che sembra negativo, ma fino a un certo punto. Qui, il suo Earl Stone è amareggiato per aver sacrificato la propria famiglia sull’altare del lavoro e dei piaceri. «Sono stato un pessimo padre, un pessimo marito. Pensavo fosse più importante essere ‘qualcuno’ da un’altra parte, invece del fallimento che ero a casa mia». Concetto che ripete più volte anche all’agente della DEA che lo sta braccando (un bravissimo Bradley Cooper, al quale Eastwood sembra porgere il testimone). Una scelta della quale lo stesso Clint fa ammenda. Non usando toni drammatici, ma, quasi, alleggerendo il personaggio con un’ironia tipica di chi, ormai anziano, senza peli sulla lingua, si senta in diritto di dire e fare quello che vuole, anche apostrofare i suoi interlocutori con ‘lesbiche’ e ‘negri’, alla faccia del politicamente corretto. Un film che stende un ponte tra passato e futuro, ripetutamente ribadito con la sua critica all’uso dei telefonini o con la sostituzione del vecchio camioncino con uno più moderno. Durante le scorribande, con i carichi di droga (attenzione anche alle scene con la polizia, mai banali), scopriamo che la figlia (interpretata proprio da Alison Eastwood) non gli rivolge la parola da dodici anni e l’ex moglie (superba Dianne Wiest) lo detesta; solo la nipote sembra sopportarlo. Riuscirà a ricucire i rapporti, con il fiato sul collo di DEA e dei nuovi boss dei cartelli? Un film che meritava almeno sette-otto nomination e che, invece, è rimasto a mani vuote. Poco male. L’affetto di chi ama Clint vale ben più di una statuetta. E, se possibile, clonatelo.
Maurizio Acerbi, Il Giornale
CLINT EASTWOOD
Filmografia:
Breezy (1971), Lo straniero senza nome (1974), Assassinio sull'Eiger (1975), Il texano dagli occhi di ghiaccio (1976), L'uomo nel mirino (1977), Bronco Billy (1980), Firefox - Volpe di fuoco (1982), Honkytonk Man (1983), Coraggio... fatti ammazzare (1983), Il cavaliere pallido (1985), Gunny (1986), Bird (1988), Cacciatore bianco, cuore nero (1990), La recluta (1990), Gli spietati (1992), Un mondo perfetto (1993), I ponti di Madison County (1995), Potere assoluto (1997), Mezzanotte nel giardino del bene e del male (1997), Fino a prova contraria (1998), Space cowboys (2000), Debito di sangue (2002), Mystic River (2003), Million Dollar Baby (2004), Flags of our fathers (2006), Lettere da Iwo Jima (2006), Changeling (2008), Gran Torino (2008), Invictus (2009), Hereafter (2010), J. Edgar (2011), A star is born (2013), Jersey Boys (2014), American Sniper (2015), Sully (2016), Il Corriere - The Mule (2018)
Martedì 26 novembre 2019:
BEATE di Samad Zarmandili, con Donatella Finocchiaro, Paolo Pierobon, Maria Roveran, Lucia Sardo, Cristina Chinaglia