Borgomanero: torna il martedì del cineforum
Martedì 5 novembre torna l'appuntamento con il cineforum di Borgomanero. Sullo schermo del cinema Nuovo arriva "Sulla mia pelle", il fim sulla storia di Stefano Cucchi.
La scheda del film
Regia: Alessio Cremonini
Soggetto: Alessio Cremonini
Sceneggiatura: Lisa Nur Sultan, Alessio Cremonini
Fotografia: Matteo Cocco
Musiche: Mokadelic
Montaggio: Chiara Vullo
Scenografia: Roberto De Angelis
Costumi: Stefano Giovani
Suono: Andrea Lancia (mix), Ivan Caso (montaggio), Filippo Porcari (fonico)
Interpreti: Alessandro Borghi (Stefano Cucchi), Massimiliano Tortora (Giovanni Cucchi), Milvia Marigliano (Rita Calore), Jasmine Trinca (Ilaria Cucchi), Elisa Casavecchia, Aurora Casavecchia (Giulia), Mauro Conte, Walter Nestola, Davide Petrucci, Paolo D. Bovani, Andrea Ottavi (carabinieri arresto), Tiziano Floreani (Luca), Andrea Lattanzi (Emanuele), Orlando Cinque (maresciallo Appia), Piergiorgio Savarese (maresciallo giovane Appia), Roberto Galano, Ignazio De Ruvo (carabinieri Appia), Stefano Miglio, Massimiliano Frateschi, Maris Leonetti, Antonio Gargiulo (carabinieri Tor Sapienza), Alessio De Persio (infermiere ambulanza Tor Sapienza), Roberta Sferzi (giudice), Gaetano Aronica (P.M. Tribunale), Marco Giuliani (avvocato di Cucchi), Aleksandros Memetaj (detenuto), Daniele Blando, Davide Paciolla (agenti), Maurizio Pepe (ispettore Penitenziaria), Marco Belocchi (medico), Federico Tocci (assistente capo), Vincenzo Tanassi (agente), Pietro Faiella (medico), Alessandro Forcinelli (detenuto), Tiziano Scrocca (agente scorta), Michele Di Siena, Rodolfo Bigotti (agenti), Daniele Amendola (infermiere), Dora Romano, Elodie Treccani (dottoresse), Francesca Tomassoni, Emanuela Di Salvia, Bernardo Casertano (infermieri), Rita Montes (volontaria), Mauro Mandolini, Emanuele Cerman, Michele Botrugno, Daniela Amato (agenti), Giuseppe Ragone (assistente capo), Emiliano Capogna (detenuto) (voce), Andrea Mautone, Fulvio Sacco (carabinieri notifica decesso), Italo Amerighi (medico obitorio)
Produzione: Luigi Musini, Olivia Musini per Cinemaundici, Andrea Occhipinti per Lucky Red con RAI Cinema
Distribuzione: Netflix, Lucky Red
Durata: 100'
Origine: Italia, 2018
Data uscita: 12 settembre 2018
Premio Fedic, Premio Francesco Pasinetti speciale al film e ai migliori attori (Alessandro Borghi e Jasmine Trinca) alla 75. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2018), Sezione 'Orizzonti; Premio Navicella Cinema (2018); David di Donatello 2019 per: migliore regista esordiente, David giovani, migliore attore protagonista; Nastri d'Argento 2019: Nastro dell'anno, migliori produttori, miglior sceneggiatura, direttore della fotografia, miglior attore protagonista (Alessandro Borghi), miglior attrice (Jasmine Trinca).
La storia di Stefano Cucchi, morto a 31 anni all'ospedale Sandro Pertini, mentre era in stato di detenzione e della settimana che ha cambiato per sempre la vita della sua famiglia...
Un bel film? “Sulla mia pelle”, la pellicola di Alessio Cremonini sul ‘caso Cucchi’ che ha aperto la sezione Orizzonti a Venezia 2018, è più che altro un film necessario (sette minuti di lacrime e applausi alla proiezione ufficiale).
Al netto della bravura del protagonista, un irriconoscibile e applauditissimo Alessandro Borghi nella parte di Stefano Cucchi, morto nel 2009 «non per cause naturali» (certo non «per una caduta dalle scale») mentre era detenuto nel reparto di medicina protetta dell'ospedale Pertini di Roma, è soprattutto un film necessario. Attenzione: studiato e costruito sulle testimonianze e sulle carte, oltre 10mila pagine di verbali alla base della sceneggiatura, “Sulla mia pelle” non è una sentenza. Peraltro c'è un processo aperto, e il ‘presunto’ pestaggio infatti non è mostrato sulla scena. Ma è un atto dovuto. Dà voce (e soprattutto corpo: martoriato, emaciato, sofferente; un film fatto di luci livide e di ecchimosi che parlano) all'unica persona che non ha mai parlato, cioè la vittima. Stefano Cucchi. Racconta i sette giorni di calvario che separano il suo arresto da una morte ‘inspiegabile’. E soprattutto mette in croce un sistema, cioè il Sistema, e non solo carcerario, italiano. «Stefano viene a contatto con 140 persone tra carabinieri, giudici, agenti di polizia penitenziaria, medici, infermieri - ha detto il regista - e pochissimi hanno intuito il dramma che stava vivendo». Nessuno parla, al massimo cerca di discolpare sé stesso. E alla fine ne escono male tutti. I Carabinieri («Non ci hanno aiutato minimamente durante la produzione del film, abbiamo dovuto ricostruire tutto, ci hanno perfino negato i permessi per filmare gli esterni del carcere di Regina Coeli, dove invece le troupe televisive hanno accesso»), gli avvocati (letteralmente inesistenti), giudici e pm (sono delle sfingi). L'aspetto più shockante del film duro, claustrofobico, angosciante - e il fatto che prima ancora di entrare in sala la cronaca ci abbia già detto come andrà a finire non smussa di un fotogramma la drammaticità del racconto - è proprio il fatto che chiunque si sia trovato davanti alla storia di Cucchi si sia voltato dall'altra parte. Eppure bastava guadarlo in faccia, ascoltare i suoi rantoli (e Alessandro Borghi è identico al ‘prigioniero’ che interpreta, non solo perché è dimagrito 18 chili, ma perché le loro voci sono completamente sovrapponibili, come svela sui titoli di cosa l'audio originale di una dichiarazione in aula di Stefano Cucchi). Ma nessuno allora ha parlato. E così parlano altri, oggi. Parla la sorella di Stefano Cucchi, Ilaria (interpretata da Jasmine Trinca, è l'icona della vicenda, mentre ci getta in faccia la gigantografia del cadavere del fratello sul lettino autoptico), la quale da una parte dedica polemicamente il film al ministro dell'Interno Matteo Salvini, e dall'altra si è commossa (ri)vedendo il film al Lido: all'attore protagonista Alessandro Cucchi ha detto: «Io non so come tu ci sia riuscito, ma sei uguale a Stefano». Parla il regista: «Non è il cinema, ma la magistratura che deve condannare. Quello che è certo, e noi lo abbiamo raccontato, è che c'è qualcosa che non ha funzionato allora, e non funziona ancora oggi: Stefano Cucchi è solo uno dei 176 morti in carcere quell'anno, il 2009. Noi abbiamo raccontato una storia. Ma dietro ce ne sono tante altre, uguali». E ne parleranno coloro che vedranno il film, che richiama tutti noi alle nostre (ir)responsabilità.
Film di poche parole (“Sulla mia pelle” vuole opporsi alla più grande delle ingiustizie, il silenzio), molto misurato (non è un film ‘cattivo’, ma impietoso: che è diverso), e che pone una domanda precisa (come mai un cittadino italiano, colpevole, perché è in flagranza di reato, di avere 20 grammi di hashish addosso, viene arrestato, ma dopo sei giorni muore mentre è nel carcere di un ospedale?). (……)
Luigi Mascheroni, Il Giornale
Ricostruendo quel tragico calvario, il regista si preoccupa di evitare ogni eccesso melodrammatico e ogni accusa di voyeurismo (…...). Il film vuole solo mostrare quello che è oggettivamente documentabile e che testimonia la superficialità di chi si è limitato a «fare il proprio dovere». I molti campi lunghi e i lunghi silenzi poi non raffreddano l'emozione ma la caricano di una tensione a tratti davvero straziante. Anche per merito della straordinaria prova di Alessandro Borghi, dimagritissimo, emaciato, catatonico, bravissimo nel restituire il pesto e rassegnato Stefano Cucchi
Paolo Mereghetti, Corriere della Sera
ALESSIO CREMONINI
Filmografia:
Sulla mia pelle (2018)
Martedì 12 novembre 2019:
DILILI A PARIGI di Michel Ocelot