Il romanzo d'esordio del novarese Marco Musazzi in biblioteca per i Giovedì letterari
È una presa di coscienza della deportazione nella Francia della guerra il romanzo d'esordio del novarese Marco Musazzi, già dirigente editoriale, "Il tipografo di Vichy" edito da Solferino, che viene presentato in anteprima giovedì 1° febbraio alle 18 alla biblioteca Negroni all'interno dei "Giovedì letterari in biblioteca".
Marco Musazzi vive a Novara ed è nato in provincia di Milano nel 1963. Ha lavorato per più di trent'anni in diverse case editrici: Bruno Mondadori, il Saggiatore, Marco Tropea, De Agostini Publishing. Ha pubblicato nel 2000 e nel 2011 per le Edizioni Dedalus due raccolte di poesie.
Il romanzo è ambientato a Vichy nel 1942. Constantin Millon, tipografo, torna a casa turbato: è davvero questa la cosa giusta? Gli amici al bistrot sono sicuri di sì: senza ebrei staranno tutti meglio, ci saranno più lavoro e più soldi per tutti e la Francia sarà restituita ai francesi. Ma Constantin, che pure non si è mai interessato di politica, comincia a provare un sottile disagio, che infine esplode in aperta discussione con la moglie Rose quando la loro amata figlia, Jeannine, rivela di avere una carissima amica ebrea, Ester. Può continuare a frequentarla? Rose non ha dubbi: certo che no. Ma il marito esita, la piccola crepa che si è aperta nella sua mente si allarga via via che arrivano voci sul trattamento riservato agli ebrei. Finché Jeannine sparisce e il sospetto che sia stata presa insieme a Ester in un rastrellamento, e deportata in Germania, diventa pian piano certezza. È ancora possibile salvarla? Ora Constantin, l'uomo incapace di slanci e che si definisce «un pezzo degli scacchi dal colore incerto, né bianco né nero, un pezzo fuori dal gioco», è stato toccato dalla Storia e non può più restare a guardare. Deve agire. E l’incontro con un vecchio prete dalla fede vacillante sarà determinante per il suo futuro.
La storia del tipografo Millon raccontata da Marco Musazzi nel romanzo edito da Solferino, la casa editrice del Corriere della Sera, è la storia di una ricerca e di una presa di coscienza che sono il contrario dell’eroismo: improvvisate e riluttanti, piene di umanissimi dubbi. Ma proprio per questo è una storia avvincente e che parla a ogni tempo: perché magistralmente disegna le incertezze e le paure di tutti di fronte al Male, la tentazione della resa, le conseguenze del coraggio.
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