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Centro islamico, Crivelli e Capoccia: silenzio complice dell’amministrazione?

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di NovaraToday

Pochi giorni fa un nostro concittadino trecatese ha sostenuto che in un locale al termine di corso Roma un gruppo di persone stava realizzando un centro islamico.

"L’amministrazione dice di non sapere nulla - incalza il consigliere Andrea Crivelli -; dal 2013, quando scoprimmo che un gruppo di musulmani aveva iniziato una raccolta fondi per una 'moschea', divenuta poi 'centro islamico', ho richiesto ripetutamente se in Comune fossero presenti atti di questi tipo. Rivendichiamo con orgoglio di aver chiesto ai nostri concittadini una presa di posizione forte sin da subito: ci sono oltre 2000 firme di trecatesi che non vogliono una realtà di questo tipo nella nostra Città, perché Trecate non è in grado di gestire le problematiche che vi sono connesse. Senza contare che soprattutto i centri islamici sono passati alla cronaca perché altrove si sono spesso rivelati luoghi di propaganda e reclutamento per la Jihad. Con l’Isis a distanza di missile da Lampedusa e un presunto terrorista che nella migliore delle ipotesi abitava a qualche chilometro da Trecate, sono convinto che i trecatesi avrebbero fatto volentieri a meno di un centro islamico. Senza contare che più probabilmente questo presunto terrorista risiedeva abitualmente a Trecate, anche se l’amministrazione non ha effettuato verifiche approfondite e puntuali, a nostro giudizio doverose, ma si è limitata a poco più che un controllo in anagrafe".

"Non si tratta di un problema di libertà di culto o di integrazione - precisa Giorgio Capoccia - il nostro dubbio è che si stia facendo passare una cosa per un'altra: se non si tratta di una semplice sede riservata a dei soci, ma si vuole realizzare in realtà un luogo di preghiera, allora ci sono delle normative da rispettare e delle istanze da presentare in Comune. Nulla di tutto questo è stato fatto, perché? Come farà il Comune a controllare se si tratta di associazionismo o di un luogo di culto? Perché immaginiamo che le attività non verranno svolte in lingua italiana. Come potrebbe allora il Comune effettuare controlli per capire se si tratti di  associazionismo oppure di preghiera o predicazione, che lo renderebbero un luogo di culto? Le regole che disciplinano questa tipologia valgono per tutte le confessioni religiose: cristiani, testimoni di Geova, sikh o qualsiasi altra allo stesso modo. Valgono anche per i musulmani: se il centro islamico fosse in realtà un luogo di preghiera, si tratta a nostro giudizio di un fatto molto grave".

"Abbiamo ricevuto l’ultima risposta dal Comune venerdì scorso, in cui si dice che non ci sono richieste in merito - concludono Crivelli e Capoccia -; ora, le possibilità sono due: o l’amministrazione si disinteressa di ciò che succede a Trecate, o sta con silenzio complice appoggiando un’iniziativa di cui già nel 2013 la vicesindaco Marchi aveva sostenuto 'l’indubbia validità degli scopi culturali ed aggregativi'. Pretendiamo che venga fatta chiarezza sulla vicenda e valuteremo tutti gli atti opportuni affinché il diritto di esprimere qualsivoglia credo religioso non divenga il pretesto per la violazione di norme, valide ed efficaci per tutti gli altri cittadini di Trecate, ed occasione per la messa a repentaglio del fondamentale diritto alla sicurezza dei cittadini".

Andrea Crivelli - Giorgio Capoccia
Consiglieri comunali di Trecate

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