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Daniele Galli, lettera aperta a Beppe Grillo: "Anche lui si chiamava Beppe"

"La strategia dei primi 100 giorni del M5S è chiara: non appoggiare nulla e nessuno, non condividere nessuna legge o riforma, andare al più presto a nuove elezioni"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di NovaraToday

La strategia dei primi 100 giorni del M5S è chiara: non appoggiare nulla e nessuno, non condividere nessuna legge o riforma, andare al più presto a nuove elezioni, sfruttare il tempo degli Eletti inondando di demagogia e slogan web e giornali, per ottenere il 100% dei voti e governare il Paese con il premierato di Beppe.

Per ottenere il risultato si aggrappano a tutto, dalle diete vegane alle teorie del complotto alieno, dalle scie chimiche alle nano tecnologie con cui Cia, illuminati, rettiliani e massoni controllano le nostre ignare e permeabili menti. Questo basterebbe a far supporre a ogni cervello di media intelligenza che un Governo a 5S avrebbe come Ministro degli Esteri "K" dei Men in Black; invece vale la pena di soffermarsi su due punti del non - programma e del non - statuto dei grilloidi che entreranno in Parlamento.

1. Il referendum per uscire dall’Unione Europea. Caro Beppe, l’Unione Europea venne istituita il 25 marzo 1957, con un trattato firmato - per l’Italia - da Antonio Segni e Gaetano Martino, definiti "plenipotenziari": una legge li aveva infatti autorizzati a firmare il Trattato, che aveva tutta le caratteristiche di un trattato internazionale. L’art. 75 della nostra Costituzione, comma 2, recita: "Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali". Come la mettiamo adesso, visto che il referendum che proponi è un tantino anticostituzionale?

2. Il contratto siglato dai candidati (poi eletti) Parlamentari 5 stelle (Codice di comportamento eletti MoVimento 5 Stelle in Parlamento) e che vincolerebbe tutti gli eletti alla fedeltà al gruppo, oltre a negare la libertà di opinione è indice di volontà dittatoriale, di mancanza di democrazia all’interno del non-partito, e soprattutto non è legalmente valido, perché sempre la nostra Costituzione, all’art. 68, dice: "I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni". Devono votare e proporre secondo coscienza, per il bene di tutto il popolo che rappresentano, e non seguendo i diktat del partito, capito Beppe? E se non ti obbediscono che fai, li cacci? Guarda che non puoi mica obbligarli a dimettersi, sai? Al massimo li sbatti fuori dal M5S, ma se poi restano in carica e migrano, magari nel Gruppo Misto o nel Pd?

Caro Beppe, e cari Italiani, ricordatevi che in tempi neppur tanto remoti, ci fu uno Stato in cui il Partito aveva il 100% dei consensi, volenti o nolenti, dei cittadini, in cui i deputati erano puramente figurativi non potevano esprimersi, dove prima del valore della persona veniva un non identificato bene collettivo del popolo, sul quale dominava l’interesse del Partito (e dei suoi dirigenti); sul partito dominava il Politburo - che è la contrazione del russo Политическое Бюро (Politìčeskoe Bjurò) -  ossia un organo esecutivo presente  in particolare nei partiti comunisti; e al di sopra il leader maxximo di cui il più noto fu Иосиф Виссарионович Джугашвили, Iosif Vissarionovič Džugašvili, detto Stalin. Sia chiaro però a tutti che se anche la nostra democrazia sia ampiamente perfettibile, da noi la libertà d'espressione per il singolo cittadino e per il deputato è ancora un diritto, teniamocelo ben caro.

On. Daniele Galli

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