rotate-mobile
Politica

Daniele Galli: "Il redditizio business dei referendum populisti"

Il deputato novarese interviene in merito alla proposta referendaria che mira a ridurre i privilegi dei parlamentari italiani: "La legge che vieta i referendum nell’anno prima delle elezioni è ancora legge"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di NovaraToday

Posto che il referendum per "tagliare gli stipendi ai parlamentari", già pesantemente ridotti, si possa fare, la legge che vieta i referendum nell’anno prima delle elezioni è ancora legge.

Posto che passi il vaglio della Consulta, anche l’articolo 69 della Costituzione è ancora valido, e posto che, dato l’argomento e il clima da caccia alle streghe, il quorum sarà raggiunto, la piccola, piccolissima Unione Popolare sarà coerente alla sua vocazione purificatrice della politica, e rinuncerà in maniera dichiarata e preventiva al colossale rimborso spese elettorali che la legge assegna ai promotori dei referendum che raggiungono il quorum?

Sono 1 euro per ogni firma raccolta, minimo 500mila  euro, che dopo essere stati gentilmente versati nelle casse dei referendari non godono di tracciabilità alcuna. La stessa piccola, piccolissima Unione Popolare garantirà ex ante ai cittadini cosa farà di questi soldi pubblici, quindi nostri?

Se ad esempio vi rinuncerà in virtù del fatto di non aver speso un soldo per la campagna di propaganda, fatta in sua vece da facebook e social network,  per lasciarli nelle depresse casse dello Stato? O ci renderà edotti su chi potrà rappresentare il popolo italiano dovendo vivere a Roma, mantenere la famiglia a casa, rinunciare o rendere minimale il proprio lavoro per cinque anni, e come tutti pagare le tasse, con 4mila euro al mese?

Solo i ricchi di nascita, gli emissari di colossi finanziari, i prestanome di "famiglie" di dubbia legalità? O chi è stato così previdente, accorto e preveggente da incamerare i 500mila euro o più dei referendum, come la signora Maria Di Prati, ex Dc ed ex Udc ed ex membro di Confindustria Lazio, coordinatrice nazionale della piccola rivoluzionaria Unione Popolare?

Popolare, ma di popolare rimarrà ben poco nel Parlamento immaginato da questi utilizzatori del più becero populismo. A ben usare il populismo ci si fanno anche i soldi. La democrazia, il diritto di tutti gli italiani, anche delle minoranze, a scegliere ed eleggere chi li rappresenta, il diritto di tutti i cittadini ad essere eletti senza disparità (Costituzione Italiana): ne avremo rimpianto quando saranno ridotti a ben poco nelle ristrette logiche dei personaggi che si accalcano sull’interessata scena dell’antipolitica italiana.
 

On. Daniele Galli

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Daniele Galli: "Il redditizio business dei referendum populisti"

NovaraToday è in caricamento