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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Riforma del Senato, la reazione di una "reazionaria"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di NovaraToday

Sono uno dei 25 senatori "attaccati alla poltrona e contro il rinnovamento".

Sì, sono tra quelli che hanno lanciato un appello al Presidente del Consiglio per evitare ultimatum sull’approvazione di Palazzo Madama della bozza di riforma costituzionale proposta dal Governo. Dopo la pubblicazione del testo, molti opinionisti si stanno lanciando in analisi quantomeno ardite e senza dubbio fuorvianti, per non dire strumentali. Siamo davvero sicuri che alzare la mano senza distinguo risponda al ruolo che i cittadini ci hanno affidato?

Personalmente avverto, invece, la responsabilità di partecipare ai contenuti di una riforma destinanta a modificare sostanzialmente il nostro impianto istituzionale. Nessun fortino, quindi. Anche perché non abbiamo alcun potere da difendere a danno del rinnovamento e del contenimento dei costi. I senatori di questa legislatura saranno i primi (e gli ultimi) a non ricevere il vitalizio. Vero "colpevole", assieme ai costi del personale per circa il 75%, dei costi della macchina del Senato. Costi che resteranno sul groppone dello Stato, a prescindere dall’indennità parlamentare.

Sono molti i cittadini che mi fermano per strada, convinti che il Senato chiuda entro questa primavera! E’ chiaramente il prodotto di una grande confusione. Superare il bicameralismo perfetto è sì un’urgenza, ma siamo davvero certi che il Senato della Repubblica sia inutile a tal punto che si parla, erroneamente, di una sua "abolizione"?

Un conto è la riduzione dei parlamentari, altro è depauperare il ruolo della "Camera Alta" a semplice ripostiglio per le autonomie per controbilanciare la riforma del titolo quinto. Finché continua a passare il messaggio che tutti i senatori siano a Roma per scaldare la sedia, la discussione di merito sulla riforma saranno sempre travisate. Credo che il confronto debba partire dalle competenze e dalla futura composizione dell’Aula.

L’appello sottoscritto da 25 senatori democratici non va scambiato per un manifesto di corrente. In realtà basta scorrere l’elenco dei firmatari per notare che tra noi "reazionari" ci sono anche dei renziani. Del resto, vale tutto, pur di fare in fretta. Come se il tempo fosse più importante del risultato; quando invece, almeno per tutta questa legislatura, le funzioni del Senato rimarranno le medesime.

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