L'odissea di fare impresa
Gentilissima redazione Novara Today, vi contatto per denunciare quella che per noi è ormai diventata un'odissea, e, parafrasando Gramellini e il suo Caffè di venerdì, su quanto sia più facile scalare l'Everest in solitaria piuttosto che fare impresa in Italia. Ormai due anni fa io e il mio compagno residenti ad Oleggio decidiamo di intraprendere una nuova avventura licenziandoci dai rispettivi lavori per aprire una birreria con piccola cucina a Oleggio. Vinciamo il bando indetto dal Comune per il restauro e la conseguente messa a reddito di un piccolo gioiello architettonico situato all'interno dei giardini pubblici proprio di fronte alla stazione. Il nostro sogno inizia a diventare realtà, ma ecco che appena abbozzati i progetti, ci scontriamo con una realtà che più che sogni ci regala incubi. Per la sola approvazione del progetto di restauro passa un anno a causa dei continui cambiamenti degli architetti preposti dalla Sovrintendenza delle Belle Arti di Torino, essendo l'edificio posto sotto tutela. Non è nostra intenzione snaturare il luogo che anni di incuria hanno comunque ridotto in pessimo stato, ma non possiamo permetterci di fare i mecenati e in qualche modo l'edificio deve poter essere trasformato in un'impresa che ci consenta di sopravvivere dandoci un reddito. Ma alla fine del primo anno tutto sembra procedere, diamo inizio al cantiere e cerchiamo di affrontare le innumerevoli spese e gli inconvenienti che in uno stabile risalente agli anni '30 sono all'ordine del giorno. Lo scorso giugno mentre procedono i lavori in cantiere decidiamo di fare la richiesta per l'allacciamento della luce all'ente preposto, sapendo che ancora ci vorrà del tempo, ma come si dice, ci portiamo avanti. A dicembre, ricevuto il preventivo finale da parte dell'ente, paghiamo e qui ha inizio un incubo kafkiano dal quale non riusciamo a venire fuori. Per mesi contattiamo i call center che dovrebbero darci assistenza, per mesi veniamo rimpallati da un operatore all'altro senza riuscire a capire quale sia il problema. Alla fine un operatore ci comunica che il nostro pagamento non risulta. Siamo a fine marzo, ci sono voluti tre mesi per capire dove si sia inceppata la pratica. Forniamo alla società elettrica prova del bonifico con tutti i mezzi possibili. Si tratta di migliaia di euro, ci sembra strano che una società che riceve un bonifico di tale importo non cerchi di risalire alla pratica quando basta un ritardo di 1 giorno perché partano i solleciti quando una bolletta non è pagata, ma facciamo buon viso a cattivo gioco e confidiamo che ora che il pagamento è stato provato si possa procedere. Ma non è così. Ci arriva una telefonata che ci informa della venuta dei tecnici. Siamo felici, tutto sembra procedere, i lavori sono terminati, siamo pronti per aprire a ridosso del 1 maggio in tempo per la fiera agricola Oleggese che registra affluenze record. Ci sembra di buon auspicio. Ma il tecnico ci toglie ogni illusione, il suo è un sopralluogo... Ci sono voluti tre sopralluoghi dei tecnici dell'azienda energetica per accorgersi che il cavo che arriva all'edificio non ha abbastanza potenza, e che quindi va portato il cavo posto aldilà della strada, con tempi che oscillano sugli 80 giorni, tra permessi e lavori. Decidiamo di fare una richiesta per meno potenza in modo da poter comunque aprire a regime ridotto, ma dopo svariate telefonate al call center (unico mezzo per mettersi in contatto con la società) ecco che ritorna l'incubo. Non si trova la pratica, non si trovano i pagamenti e beffa, la potenza non basta nemmeno a regime ridotto nonostante quanto precedentemente affermato da loro stessi. Noi oggi siamo fermi con 4 persone in attesa di essere assunte, un locale dove abbiamo investito i risparmi fermo e chiuso, l'illusione di voler contribuire alla vivacità di una cittadina di provincia e l'amarezza di essere finiti all'interno del peggiore degli incubi dal quale non sappiamo come e quando verremo fuori. In un momento tanto difficile per il nostro paese per quanto riguarda occupazione e investimenti, avremmo voluto essere ottimisti e pro-attivi, ci ritroviamo invece delusi, amareggiati, pieni di spese e privi di un reddito. Segnalo inoltre che come noi, c'è un'altra attività commerciale bloccata dall'azienda fornitrice di energia proprio in piazza Martiri, di cui non conosco le vicende, ma che rischia di chiudere prima ancora di aver aperto. Sembra assurdo che nel 2019 per una banale pratica di allacciamento elettrico passino mesi, sembra assurdo che chi prova ad investire si trovi di fatto con un pugno di mosche in mano per difficoltà burocratiche e tecniche, ma questa è la realtà con la quale ci stiamo scontrando. Mi scuso per essermi dilungata e mi auguro che questa storia possa trovare riscontro nella speranza che una denuncia a mezzo stampa possa in qualche modo sollecitare un qualche intervento. Cordiali saluti Claudia Falabella