Mons. Franco Giulio Brambilla: “Abbiamo inculcato l’idea che le cose possano riempire la vita”
La Basilica gremita di persone per questo San Gaudenzio 2020, ancora una volta ci dimostra come la città senta l’importanza del ritrovarsi e dell’ascoltare le parole del suo Vescovo. Monsignor Franco Giulio Brambilla, attento e preciso osservatore di una società in grande evoluzione sociale, non ha mancato anche quest’anno di porre al centro del suo discorso, in occasione della celebrazione liturgica solenne, la famiglia e le sue difficoltà. “Oggi viviamo una grave difficoltà ad educare: le famiglie, attonite, cercano intorno qualcuno che dia loro una mano nella formazione dei figli. Anche la denatalità sembra favorita dalla paura che nasce dal compito educativo, il quale per molti è diventato un’impresa impossibile. Bisogna che come Gesù entriamo nella casa e facciamo rialzare la famiglia che ha la febbre, perché ritrovi la sua capacità di servizio. Invito tutti i sacerdoti e le comunità cristiane a dedicare tanto tempo per favorire i cammini educativi dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani. Entriamo nelle case e nelle famiglie, stiamo accanto ai genitori, perché riscoprano la bellezza della casa come luogo degli affetti per crescere e far crescere: diciamo loro che bisogna dare ai figli meno cose e più presenza, più stimoli, incentivi, sostegni, sogni e speranze. “ Una città, la nostra, che “dà segnali di fatica” ma che si riscopre in molte realtà positive, di volontariato, di cultura, che animano il panorama cittadino, continua Mons. Brambilla. Sofferenza anche economica, ma non sempre intesa come mancanza di risorse, anzi a volte la difficoltà nell’educare e formare i giovani nasce contestualmente all’agiatezza economica, con la “famiglia travolta dal consumismo, cioè da un modo di vivere incentrato sull’avere più che sull’essere. Abbiamo inculcato l’idea che le cose possano riempire la vita”. Il risparmio dei padri, delle due generazioni precedenti, ha creato un’anomalia italiana, dando ai figli un alibi per non affrontare le sfide e le fatiche della vita. Una scusa che per loro “ rimanda sempre più il tempo per assumere le responsabilità del futuro, vale a dire il lavoro e la famiglia. Oggi viviamo una grave difficoltà ad educare: le famiglie, attonite, cercano intorno qualcuno che dia loro una mano nella formazione dei figli. Anche la denatalità sembra favorita dalla paura che nasce dal compito educativo, il quale per molti è diventato un’impresa impossibile. Bisogna che come Gesù entriamo nella casa e facciamo rialzare la famiglia che ha la febbre, perché ritrovi la sua capacità di servizio.Invito tutti i sacerdoti e le comunità cristiane a dedicare tanto tempo per favorire i cammini educativi dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani. Entriamo nelle case e nelle famiglie, stiamo accanto ai genitori, perché riscoprano la bellezza della casa come luogo degli affetti per crescere e far crescere: diciamo loro che bisogna dare ai figli meno cose e più presenza, più stimoli, incentivi, sostegni, sogni e speranze. “