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La Terra sta morendo e in Senegal se ne sono accorti 20 anni fa

Il racconto del fotografo novarese Fabio Ferrari, che ha documentato come i cambiamenti climatici stiano modificando la vita degli abitanti della costa senegalese nel fotoreportage "The ocean on the doorstep"

I cambiamenti climatici sono ormai sotto gli occhi di tutti, anche di chi non li vuole vedere. Le prove più evidenti sono gli eventi climatici estremi che hanno colpito anche l'Italia nell'ultimo periodo: dalla siccità alle alluvioni, passando per le temperature record fuori stagione e le improvvise bombe d'acqua. 

Ma ci sono aree del mondo dove l’effetto dei cambiamenti climatici si è fatto sentire nella vita di tutti i giorni già da anni: una di queste è la costa del Senegal. Lo ha raccontato a NovaraToday Fabio Ferrari, fotografo di Galliate, in provincia di Novara, che ha passato un mese in quella parte del mondo proprio per documentare come il clima stia influendo sulla vita della popolazione, realizzando il fotoreportage "The ocean on the doorstep". 

Il reportage di Fabio Ferrari in Senegal per documentare i cambiamenti climatici

“Ho iniziato il mio viaggio a fine marzo: dopo aver passato qualche giorno a Dakar, mi sono spostato a Saint-Louis, dove sono rimasto quasi un mese” racconta Ferrari. Saint-Louis è una città di circa 170mila abitanti sulla costa del Senegal, affacciata direttamente sull’Atlantico, che da secoli vive principalmente di pesca. “Ho deciso di visitare questa zona perché mi interessano molto i temi legati ai cambiamenti climatici, in particolare le problematiche legate all’innalzamento del livello dei mari”. Al contrario di quello che avviene in Europa infatti, la costa del Senegal è stato uno dei primi posti al mondo dove si è iniziato a parlare di rifugiati climatici. “In Italia e in Europa il tema del cambiamento climatico, e soprattutto la questione dei rifugiati climatici, sono balzati sotto gli occhi di tutti solo negli ultimi anni, ma in Senegal sono ormai 20 anni che se ne parla. In particolate a Saint-Louis esiste uno dei primi campi di rifugiati climatici del mondo”.

Il fotoreportage di Fabio Ferrari sui cambiamenti climatici in Senegal (10)-2

Fabio quindi ha voluto documentare come gli eventi climatici estremi e l’innalzamento dei mari abbiano influito sulla vita di migliaia di persone, che sono state costrette ad abbandonare le proprie case e ad andare a vivere in campi per rifugiati. “Ci sono circa 3mila persone che da anni vivono in due campi, a 10 chilometri dalla costa: uno dei due campi ha strutture in mattoni, mentre l’altro è ancora composto da tende. Queste persone hanno dovuto abbandonare le proprie case perché il mare le ha portate via: le ultime mareggiate distruttive sono state tra il 2017 e il 2018, quando decine di case sono state spazzate dalle onde, insieme ad una scuola e ad una moschea, ma già da anni la costa sta arretrando. Ho parlato con diversi anziani del paese, che mi hanno raccontato di quando erano bambini e la spiaggia era larga oltre 200 metri: ora non esiste praticamente più. L’erosione costiera e gli eventi climatici estremi hanno costretto queste persone a spostarsi nell’entroterra nei campi per rifugiati, con gli enormi disagi legati anche alla posizione. Saint-Louis infatti vive di pesca e molti dei pescatori abitavano proprio sulle rive del mare, in quelle case che sono state spazzate via. Ora devono spostarsi per 10 chilometri per raggiungere le barche e lavorare”.

“Si stima che a Saint-Louis l’erosione costiera sia di 5 metri all’anno e questo significa che, nell’arco di pochi anni, sempre più persone dovranno spostarsi e abbandonare le proprie abitazioni – spiega ancora il fotografo –. Con l’aiuto dell’Agenzia Francese per lo Sviluppo si sta costruendo una barriera di roccia per proteggere le case dalle mareggiate, ma, se il livello del mare continuerà a salire, sempre più abitanti saranno costretti ad abbandonare le proprie case”.  

Il fotoreportage di Fabio Ferrari sui cambiamenti climatici in Senegal (5)-2

“L’intenzione del mio lavoro – conclude Fabio Ferrari – è di mettere in evidenza come le popolazioni del "sud" del mondo stiano subendo pesantemente gli effetti di un problema che non hanno contribuito a creare: infatti secondo le Nazioni Unite l'Africa contribuisce con solo il 2-3% delle emissioni totali di gas climalteranti. Tendiamo a guardare con sospetto le persone che cercano di varcare i nostri confini, per questo ritengo sia importante interrogarci ed essere più consapevoli delle nostre responsabilità”.

Mareggiate ed erosione costiera sono quindi il segno, palese e tangibile, che il clima sta cambiando: in Senegal se ne sono accorti 20 anni fa. Quanto ci vorrà perché anche l’Europa e i paesi più industrializzati del mondo si rendano conto che gli eventi climatici estremi, dalla siccità alle improvvise alluvioni, sono una nostra responsabilità?   

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