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Coronavirus: sì al ricongiungimento famigliare a Natale e Capodanno, Cirio scrive a Conte

Per il presidente della Regione si tratta di "una esigenza di giustizia e buonsenso per un territorio che ha quasi il 90% dei propri Comuni di piccole dimensioni demografiche"

Permettere il ricongiungimento familiare a Natale e Capodanno (nei giorni del 25 e 26 dicembre e 1° gennaio). E' questa la richiesta fatta dal presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Si tratta, sottolinea il presidente Cirio, non solo di una esigenza di giustizia e buonsenso per un territorio che ha quasi il 90% dei propri Comuni di piccole dimensioni demografiche, ma anche di ttutela della fragilità dei nostri anziani di fronte al peso della solitudine.

La nota è firmata anche dal vicepresidente della Regione con delega agli Enti Locali Fabio Carosso e dai rappresentanti delle principali associazioni degli Enti locali del territorio piemontese (Anci, Anpci, Uncem, Upi e Ali).

Nella lettera Cirio chiede di modificare il Decreto legge 158 del 2 dicembre e, di conseguenza, il Dpcm del 3 dicembre: "Mi riferisco, in particolare, alla possibilità di spostamento per un ricongiungimento familiare per le persone che sono residenti nei piccoli Comuni del Piemonte nei giorni delle festività natalizie, per i quali sono state previste restrizioni particolarmente rigide il 25/26 dicembre e 1 gennaio. Il Piemonte è una regione in cui la presenza di Comuni di piccole dimensioni demografiche rappresenta la stragrande maggioranza dei municipi: sono 1046, infatti, i Comuni nei quali la popolazione è al di sotto dei 5000 abitanti, vale a dire oltre l’88% del totale (1181 Comuni). Sono 571 i Comuni al di sotto dei 1000 abitanti, soprattutto nelle zone montane e collinari, che qui in Piemonte rappresentano circa il 70% dell’intero territorio regionale".

"È spontaneo il metro di paragone con le grandi città - scrive Cirio - uno spostamento da Roma nord a Roma sud è di circa 20 km, ed è così per tutte le grandi città d’Italia. In molte aree piemontesi, invece, l’arco di 20 km ricomprende una vera e propria costellazione di Comuni, una sorta di 'città diffusa' che non raggiunge la densità demografica delle metropoli. La sofferenza che crea la solitudine, la lontananza dai propri affetti si è acuita con l’andamento dell’epidemia e sta divenendo una triste peculiarità per alcune zone del Paese. Chi vive nei piccoli Comuni non riesce a comprendere perché sia impossibile spostarsi di pochi chilometri per raggiungere i propri cari al fine di celebrare il Natale in famiglia. E, a questo proposito, sono numerose le statistiche che ci raccontano quanto si sta verificando e che mi viene evidenziato, quotidianamente, da sindaci ed amministratori locali, soprattutto per quanto riguarda le persone più anziane: l’Istat ci dice che tra le persone sopra i 75 anni che vivono sole ed hanno figli, il 56,4% è abituato a vederli giornalmente e sono numerosissimi i casi nei quali la distanza è rappresentata da un confine amministrativo che, in tanti piccoli paesi, divide la stessa borgata".

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