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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Coronavirus, polemiche sulle scuole medie. Cirio: "Recupereremo in primavera i giorni di scuola persi"

La decisione del Piemonte di continuare con la didattica a distanza per seconda e terza media ha scatenato polemiche

Con il passaggio in zona arancione il Dpcm prevede il ritorno in classe degli alunni di seconda e terza media, ma non in Piemonte.

Il governatore Cirio ha infatti deciso, dopo aver consultato la task force di epidemiologi ed esperti della Regione Piemonte, di emettere un'ordinanza con cui gli studenti degli ultimi due anni delle medie continueranno con la didattica a distanza al 100%, come le scuole superiori. La scelta ha sollevato diverse polemiche: sono molti i genitori, studenti e insegnati che ritengono che sia una scelta molto penalizzante per i ragazzi. La maggior parte di loro infatti non utilizza mezzi pubblici per andare a scuola, quindi non si porrebbe il problema del sovraffollamente sugli autobus; inoltre in altre regioni che si trovano in una posizione analoga, come la Lombardia, si è scelto di tornare alla didattica in presenza anche alle medie. 

Da domenica il Piemonte è zona arancione: cosa è consentito fare

“Per la ripresa dell’attività didattica, si ritiene che possa essere ragionevole ipotizzare che il mantenimento delle didattica a distanza anche del secondo e terzo anno di frequenza della scuola secondaria di primo grado possa considerarsi una scelta prudenziale, secondo un principio di precauzione, in considerazione di un possibile maggiore rischio epidemiologico relativo alle prossime festività natalizie, considerato anche il contributo significativo che tale misura ha dato nell’inversione di tendenza del trend epidemico e alla luce dell’attuale base di rischio di infezione. Tali misure prudenziali e precauzionali, in particolari quelle relative alla scuola secondaria di primo grado, sono da considerarsi come necessarie al fine di salvaguardare il comune obiettivo di un ritorno in presenza a scuola a partire dal prossimo mese di gennaio” dice il repot della task force di epidemiologi ed esperti della Regione Piemonte.

"È una scelta dolorosa, ma necessaria - sottolinea il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio -. Riaprire la scuola non è una priorità: è la priorità. Proprio per questo è fondamentale farlo in sicurezza, per non rischiare di dover richiudere fra un mese. Il Piemonte ha predisposto un piano sui trasporti e gli orari che credo sarebbe opportuno adottare a livello nazionale, se veramente si vuole garantire la scuola in presenza. Perché ripartire senza cambiare le condizioni dei trasporti scolastici e senza scaglionare gli orari di ingresso a scuola, in modo da consentire più turni dei mezzi pubblici che viaggiano al 50%, significa esporre al rischio molto concreto di un nuovo stop fra un mese, che sarebbe ancora più deleterio a ridosso degli esami di terza media e di maturità. Senza considerare l’impatto in prossimità delle feste: escludendo il ponte dell’Immacolata e le vacanze di Natale, ci sono circa 15 giorni di scuola effettivi da qui all’Epifania. Due settimane in cui i ragazzi rischiano concretamente di tornare a contagiarsi nel pre e post scuola, portando poi il virus in famiglia proprio nel momento in cui si trascorrono giornate di festa con i propri parenti, a cominciare dai nonni".

"Dobbiamo avere buonsenso ed essere prudenti per non vanificare tutto il sacrificio fatto finora - conclude Cirio -. Riportare a scuola tutti gli studenti del Piemonte è una assoluta priorità. Per cui voglio rassicurare chi giustamente è preoccupato che i nostri figli possano essere penalizzati da una scuola vissuta a distanza: mi sono già confrontato con il direttore dell’Ufficio scolastico regionale e già da lunedì lavoreremo insieme per rimodulare il calendario scolastico dell’anno in corso e recuperare dalla primavera, cessata l’emergenza, i giorni in presenza che sono stati persi".

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