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Sabato, 20 Aprile 2024
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Novara | Appello degli studenti dell'Antonelli: "Vogliamo tornare a scuola: che diritti in meno abbiamo rispetto ai bambini delle elementari?"

Didattica a distanza, ore e ore passate davanti ad uno schermo, lezioni e interrogazioni on line, nessun contatto con i compagni: i ragazzi chiedono di tornare sui banchi e propongono soluzioni per i trasporti pubblici

Una lettera aperta per spiegare perchè è essenziale che gli studenti tornino a scuola.

L'hanno scritta Valentina Mauro, Luca Lorizzo, Daud Hameed e Andrea Colucci, rappresentati d’istituto liceo Antonelli di Novara. A gran voce i ragazzi vogliono far capire quali sono stati i loro disagi in questi mesi: le didattica a distanza, ore e ore passate davanti ad uno schermo, senza avere una socialità necessaria a tutti, soprattutto ai giovani. Lezioni e interrogazioni on line, nessun contatto con i compagni, un senso di alienazione continuo. Le proposte di ritorno a scuola a orari differenziati o scaglionati non sono praticabili secondo gli studenti, che non si limitano però a criticare le scelte fatte fino ad ora, ma fanno anche delle proposte: ad esempio quella di aumentare le corse dei mezzi pubblici a Novara, chiedendo anche l'intercessione del sindaco Canelli e del presidente della Provincia Binatti.

Ecco il testo integrale della lettera.

"Vi siete mai chiesti come stiamo noi? - scrivono i rappresentanti d'istituto dell'Antonelli - Vi siete mai chiesti come ci si sente a comunicare solo attraverso uno schermo? Vi siete mai chiesti come si sta quando è una connessione internet a decidere quando avete il potere di parlare? Avete mai provato ad immedesimarvi nel loop che vive uno studente italiano ormai da mesi? Avete mai pensato che ci state togliendo il presente negando a tutti un futuro? Vi siete resi conto di come piuttosto che stare a casa, salivamo su dei mezzi pubblici pieni di persone, con il rischio di ammalarci, solo perché voi non avete nemmeno provato a mettere due corse in più?".

"State ipotizzando di farci tornare a scuola, bene, cosa è cambiato da pochi mesi fa? Qualcosa è cambiato, purtroppo però il cambiamento non è stato in meglio. Non lo è stato perché la proposta sul tavolo adesso sarebbe quella di farci entrare a scuola con orari scaglionati. Orari per i quali un ragazzo che abita lontano da scuola, non avrebbe nemmeno il tempo di lavarsi e di mangiare, perché dovrebbe iniziare a studiare alle nove di sera per recuperare il tempo non sfruttabile durante il pomeriggio. Facendo due turni non avremmo nemmeno la possibilità di praticare sport o di uscire di casa, nei limiti delle restrizioni imposte. La nostra vita girerebbe solamente intorno ad un sistema scolastico che non prende in considerazione la nostra voce, quando dovremmo essere noi i protagonisti per costruirci un domani. I nostri docenti l’hanno fatto notare, avete dato una seconda opzione, sembra assurdo, ma addirittura peggio della prima, cioè quella di dividere i turni in base alla distanza del domicilio dalla scuola...e cosa dovrebbero fare i nostri insegnanti? Sdoppiarsi per permettere a coloro che entrano alle dieci di recuperare le prime due ore? O noi dovremmo forse smettere di vedere i nostri compagni, le persone che rendono la scuola la nostra comunità? Questo perché? Perché nella lista delle priorità, la scuola non è nemmeno nei titoli di coda. Questo è sbagliato, è sbagliato perché ci state negando la quotidianità che porta a formarci per il futuro, perché tra vent’anni, a prendere le decisioni saremo noi. Che diritti abbiamo in meno rispetto ai bambini delle elementari o a chi lavora in un ufficio? Se il problema è quello dei trasporti la soluzione si può trovare".

"Come potremo imparare ad essere adulti responsabili, se quando eravamo giovani i nostri adulti ci hanno negato non il diritto all’istruzione, ma il diritto ad una buona istruzione, ad un’istruzione vera, ad un’istruzione non legata ad un “accendi la fotocamera” o ad un “alza le mani mentre ti interrogo, potresti copiare”, solo perché non possiamo inquadrarci tutti con un dispositivo. Forse noi non siamo nessuno per dire questo, ma come faremo a diventare qualcuno? Come faremo a mandare avanti uno Stato che non crede in noi? Come potremo diventare dei bravi medici, avvocati, poliziotti, se non abbiamo nemmeno più lo stimolo di sognare un futuro migliore?"

"Cinque mesi e mezzo, ventitré settimane, centododici giorni, 672 ore, 40320 minuti, il tempo minimo passato da uno studente davanti ad un computer, per attività didattiche, nell’ultimo anno. E cosa rischiamo? Rischiamo che questo numero raddoppi, quadruplichi, aumenti esponenzialmente, perché non ci ritenete fondamentali, non ritenete necessario investire su di noi, forse è una scelta accettabile “hic et nunc”, ma con una visione più lungimirante, sarebbe meglio ricordare che il domani dipende dal nostro oggi. Quello che vogliamo è una garanzia che ci permetta, almeno in parte, la normalità
che non pensavamo ci potesse mancare così tanto. Il sorriso di un nostro compagno alle otto del mattino che ci fa pensare “beh, in fondo stare qui non è cosi male”, gli sguardi complici durante i lavori di gruppo, la sicurezza di avere sempre un aiuto durante quell’esercizio di matematica che proprio non ti viene. Ci manca questo, ci mancano le piccole cose, mancano addirittura quei dieci minuti di ripasso sfrenato insieme agli altri prima della verifica, ci manca l’allegria che solo il “contatto” umano e i rapporti personali, non virtuali, ci possono dare. Siamo stati troppo in silenzio, è arrivato il momento di fare domande e pretendere di essere ascoltati. Adesso vogliamo risposte, non fatte di “se” e di “ma”, ma risposte concrete, risposte che diano quella sicurezza che manca da tanto, troppo tempo a noi giovani studenti.

"Vorremmo però provare a collaborare fornendo delle ipotesi per cercare di uscire insieme da questa situazione sgradevole. Sappiamo che le risorse sono limitate, ma sappiamo anche che con l’influenza del sindaco di novara Alessandro Canelli e il presidente della provincia Federico Binatti, si potrebbe provare a puntare su privati e istituzioni come i grandi imprenditori novaresi. Con il loro aiuto infatti si potrebbe potenziare la rete cittadina dei trasporti almeno negli orari e nelle corse dedicate agli studenti. Questi stessi imprenditori, i quali si impegnano spesso nel sociale, potrebbero usare i loro fondi per garantirci una formazione adeguata che come detto precedentemente, non è fatta solo di nozioni, ma anche di esperienze a livello umano che servono a prepararci per il futuro e, eventualmente, per mandare avanti le loro stesse attività. Riteniamo inoltre che la scuola sia uno dei luoghi più tutelati e sicuri in merito
all’attuale emergenza sanitaria, pertanto la chiusura in atto è una misura eccessiva in relazione alla libertà di movimento connessa degli ultimi mesi. Quindi, sarebbe più sicuro, anche per gli stessi studenti, incontrarsi regolarmente a scuola, invece di trovarsi durante il pomeriggio in luoghi affollati"

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