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"Avere a che fare con la sofferenza non è facile, ma è bello donare attimi di serenità e normalità"

La storia di IdeaInsieme, l'associazione che sta accanto ai pazienti che necessità di cure palliative e alle rispettive famiglie

“È bello, non sempre facile, ma bello. Ed è così perché queste persone vogliono essere trattate da tali e noi facciamo il possibile affinché possano vivere attimi di normalità. Loro ci raccontano della loro vita, di loro esperienze, della loro normalità”.

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IdeaInsieme è l’associazione novarese che, con una grande equipe, segue le persone che necessitano di cure palliative e anche le rispettive famiglie. Nata verso gli anni 2000, l’atto notarile ufficiale risale al 2004 quando "il dottor Aurelio Prino ha introdotto le cure palliative con un concetto nuovo e originale, - spiega la presidente Margherita Zanetta - è qualcosa che ci ha subito affascinato perché in questo modo era considerata non solo la persona malata, ma tutta l’ambito famigliare con un impatto molto forte. Un metodo rivoluzionario, perché si è abituati a curare quando si può guarire".

IdeaInsieme è nata con un gruppo di 14 volontari che oggi sono saliti a 60, "per lo più siamo grandi, - dice sorridendo la presidente - perchè è con la pensione che abbiamo più tempo, ma è lodevole l'impegno di alcuni che si organizzano e arrivano alla sera per i pasti ai pazienti e anche qualche giovanissimo" dice Zanetta.

Sono tre gli ambiti in cui sono presenti i volontari: a domicilio oppure in hospice, in ambulatorio al San Giuliano, all'hospice a Galliate. “Avere a che fare con la sofferenza non è facile, siamo seguiti da uno psicologo e c’è un corso di formazione prima di cominciare a essere operativi, - spiega Zanetta - non ci sostituiamo a nessuno, ma partecipiamo alla cura offrendo sostegno. Abbiamo una grande squadra che conta l’assistente spirituale, psicologici, fisioterapisti, Oss al domicilio, questo per far capire che il nostro obiettivo è, fin dove possibile, aiutare”. 

Continua Zanetta: “Offrire ai pazienti un momento di serenità ha un grande significato, - spiega - si parte prima di tutto da una consapevolezza. Sono persone che soffrono fisicamente, ma spesso la sofferenza psicologica è più pesante per loro. Non succede sempre naturalmente, ma spesso i famigliari della persona che abbiamo assistito ci chiedono informazioni per poter diventare loro stessi volontari. E’ un gesto importante per noi, ci fa capire che possiamo davvero sentirci utili”.

L’assistenza si è bloccata per tutto il periodo del Covid, ma per fortuna i volontari sono stati fra i primi a entrare in struttura, con un protocollo di regole preciso e tuttora vigente, che consente loro di stare accanto a chi ha bisogno.

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