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Ucraina: salgono a 1.800 le famiglie piemontesi disponibili ad ospitare i profughi

Intanto, dalla Regione fanno sapere che da venerdì 11 marzo anche i cittadini ucraini ospitati in Piemonte e non ancora vaccinati potranno aderire alla campagna vaccinale. Sul portale web regionale sarà attivata una specifica sezione in lingua ucraina

Salgono a più di 1.800 le famiglie piemontesi che in pochi giorni hanno raccolto l’invito della Regione Piemonte e hanno dato la loro disponibilità ad ospitare i profughi ucraini che stanno raggiungendo l’Italia e il nostro territorio in questi giorni.

Chi lo desidera può manifestare la propria disponibilità all’accoglienza in casa compilando il modulo online sul sito della Regione Piemonte.

Al via le vaccinazioni per i profughi ucraini

Intanto, dalla Regione fanno sapere che anche i cittadini ucraini ospitati in Piemonte e non ancora vaccinati possono aderire alla vaccinazione sul portale www.ilpiemontetivaccina.it, dove a partire da domani, venerdì 11 marzo, sarà attiva in primo piano una specifica sezione in lingua ucraina.

A definirlo è stato il Coordinamento regionale per l’emergenza profughi, riunito ieri, a cui hanno preso parte il presidente Alberto Cirio e il console onorario dell’Ucraina a Torino Dario Arrigotti, insieme agli assessori alla Protezione civile e Gestione emergenza profughi ucraini Marco Gabusi e ai Bambini Chiara Caucino. Presenti anche i rappresentanti delle prefetture, della Protezione civile regionale e della direzione Sanità e Welfare.

Sul portale ilpiemontetivaccina.it basterà inserire nome, data di nascita e un recapito telefonico o mail personale (oppure in alternativa quelli del parente, amico o associazione che sta dando accoglienza) in modo da essere contattati a breve per fissare l’appuntamento e procedere alla vaccinazione.

La procedura, spiegano dalla Regione, è rivolta in particolare a coloro che sono arrivati sul territorio piemontese in modo autonomo e che sono già ospitati presso parenti, conoscenti o altre realtà.

Sono già in corso, invece, sempre attraverso le aziende sanitarie locali, le vaccinazioni dei profughi presi in carico in modo diretto dal sistema regionale di Protezione civile.

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