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San Gaudenzio 2021, la Cerimonia del fiore in streaming: "Dobbiamo rinascere"

Pochi posti basilica, nessun corteo e niente bancarelle in centro

Una Cerimonia del fiore davvero particolare quest'anno: pochi accessi in basilica, nessun corteo per le strade della città, niente bancarelle in centro.

Nel 2021 le celebrazioni di San Gaudenzio sono, per ovvi motivi, molto diverse da quelle che ci sono state finora. I festeggiamenti per il santo patrono sono da sempre molto sentiti in città, ma quest'anno saranno per la maggior parte a distanza, con la messa in streaming e gli ingressi contingentati allo Scurolo.

San Gaudenzio 2021

La Cerimonia del fiore

Come da tradizione il lampadario con le rose è stato benedetto e sollevato in basilica, per ricordare il miracolo compiuto da San Gaudenzio nel 396 d.C., quando Ambrogio, vescovo di Milano, stava tornando da un viaggio a Vercelli verso il capoluogo lombardo. A metà strada però i cavalli di Ambrogio si fermarono, rifiutandosi di proseguire. Ambrogio accolse il fatto come un segno divino e decise di fermarsi a Novara, dove lo accolse Gaudenzio. Il novarese però non aveva molto da offrire al grande vescovo milanese: così, per miracolo, nel suo giardino fiorì un roseto meraviglioso in mezzo alla neve.

La tradizione più "moderna" ricorda il miracolo attraverso la Cerimonia delle rose: ogni anno la cittadinanza (cioè il Comune) si fa carico di pulire le rose che si trovano sul lampadario della basilica, dove vengono riposizionate e benedette dal vescovo di Novara proprio il 22 gennaio, prima della messa solenne in onore di san Gaudenzio.

Le parole del vescovo

"Rinascere: questo è il tema che ho tratteggiato nel messaggio di Natale e che voglio approfondire oggi nella festa patronale di San Gaudenzio. Se l’anno scorso abbiamo drammaticamente
scoperto di essere mortali, fragili e vulnerabili, quest’anno dobbiamo accogliere il dono di essere natali, generativi e solidali". Queste le parole del vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla durante l'omelia nella basilica di San Gaudenzio. "Mentre aspettiamo il vaccino come viatico per una vita nuova, non possiamo non farci una domanda: che cosa dobbiamo lasciare dell’uomo vecchio e che cosa possiamo far rinascere nel tempo nuovo? Abbiamo qualche mese per metterci anche noi in fila tra i sopravvissuti e i salvati. Invito tutti a fissare nella mente e nel cuore che cosa non possiamo continuare ad essere e a fare come accadeva prima. Il tempo che ci separa dalla rinascita porta con sé l’appello a una decisione esistenziale, personale, familiare e sociale". 

Nel discorso del vescovo anche un appello a mettere al centro l'educazione e la scuola. "I nostri ragazzi, adolescenti e giovani, sono stati vaganti e dispersi per oltre un anno. Accanto alla gratitudine per i docenti e gli operatori del mondo della scuola che hanno tenuto viva la fiaccola della formazione, è necessario ora suonare lo squillo di tromba per ricuperare una straordinaria passione educativa. Genitori, scuola, università, società civile e comunità cristiana sanno che qui sta la scommessa più grande. Senza visione e senza formazione, non si va da nessuna parte. Mettiamo al centro la componente educativa della società per assicurarci nel futuro donne e uomini che hanno una visione creativa del mondo".

"Saremo uomini e donne capaci di rinascita, solo se rimetteremo al centro la vita della città, il noi al posto dell’io, la prossimità invece della competizione, la fiducia invece del sospetto, la parola edificante invece della maldicenza, i beni comuni invece dell’accaparramento di pochi, la forza della speranza invece che il contagio della depressione" ha concluso il vescovo. 

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