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Siccità, novarese e Vco tra i territori più colpiti dalla crisi idrica

Manca la neve in montagna e c'è carenza di acqua di sorgente: acqua a rischio in 10 comuni

La crisi idrica in Piemonte continua e sta colpendo soprattutto il novarese e il Vco.

Secondo i dati diffusi ieri dalla Regione Piemonte, tra la provincia di Verbania e quella di Novara negli ultimi giorni sono stati necessari oltre mille interventi con autobotti per rifornire di notte le cisterne nei 10 i comuni in fascia rossa, cioè Fontaneto d'Agogna, Cureggio, Cressa, Suno, Baveno, Brovello Carpugnino, Cambiasca, Pieve Vergonte, San Bernardino Verbano e Vignone. In alcuni di questi comuni è già stato attivato il razionamento notturno, mentre in altri potrebbe essere necessario nei prossimi giorni. La causa principale è l'assenza di neve sulle montagne, che ha portato ad un abbassamento della quantità dell'acqua di sorgente, con conseguenti ricadute sulla portata degli acquedotti. 

A rischio di entrare in fascia rossa ci sono anche Invorio, Borgomanero, Gozzano, Paruzzaro, Gargallo, Maggiora, Boca, Cavallirio, Orta San Giulio, Castelletto Sopra Ticino, Borgo Ticino, Caprezzo, Piedimulera, Arola, Borgomezzavalle, Valstrona, Aurano, Germagno, Nonio, Casale Corta Cerro, Ghiffa, Oggebbio, Cannero Riviera, Cannobio, Macugnaga, Mergozzo, Premeno, Premosello-Chiovenda, Trarego Viggiona e Valle Cannobina. Il basso novarese e la città di Novara, per ora, non sembrano essere a rischio.

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Intanto il Piemonte ha richiesto lo stato di emergenza per l’intero territorio e lo stato di calamità per l’agricoltura, il rilascio di acque dai bacini utilizzati per produrre energia idroelettrica a supporto dell’irrigazione delle colture e la deroga al minimo deflusso vitale dei fiumi. "La crisi idrica causata dalla siccità sta facendo registrare in Piemonte livelli di gravità assoluta per gli agricoltori, che stanno già affrontando l’aumento dei costi dei concimi e della benzina agricola, il cui prezzo ha raggiunto ormai quello della benzina tradizionale - ha detto il presidente piemontese Alberto Cirio -. Per questo motivo è stato chiesto per il comparto lo stato di calamita naturale, che consente di agire in tutela degli agricoltori nel caso di danni, che già ci sono e che bisogna evitare si prolunghino".

"È stata inoltre valutata la possibilità di agire, in accordo con i gestori degli invasi, per rilasciare un quinto delle acque contenute nei bacini idroelettrici, operazione che permetterebbe di garantire 15-20 giorni di respiro e salvare il raccolto e le produzioni agricole grazie all’aumento della portata dei fiumi e dei canali di irrigazione. Altra misura sul tavolo la deroga al minimo deflusso vitale dei fiumi, procedura che compete alle Province e che consente di prelevare più acqua di quella prevista garantendo la quantità necessaria per mantenere l’equilibrio stesso del fiume e la vita degli organismi che ne popolano le acque. Con Lombardia e Canton Ticino si sta valutando, inoltre, l’eventualità di provvedere ad un maggior rilascio di acqua anche dai laghi".

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