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Venerdì, 19 Aprile 2024
Salute

Progetto all’avanguardia del centro Sla dell’ospedale Maggiore di Novara

Il progetto “La Casa nel Parco” è risultato vincitore, per la categoria “Ehealth, Bioinformatica and ICT for health research”, del bando della Regione Piemonte

Il progetto “La Casa nel Parco” è risultato vincitore, per la categoria “Ehealth, Bioinformatica and ICT for health research”, del bando della Regione Piemonte “Piattaforma tecnologica Salute e Benessere” nel campo delle applicazioni per assistenza domiciliare.

Il progetto nasceva con lo scopo di proporre soluzioni informatiche a supporto di medici e pazienti, attraverso l’applicazione di tecnologie di telemedicina e tele-monitoraggio per supportare l’accessibilità delle informazioni e dei servizi sanitari, il decentramento della cura, la razionalizzazione delle risorse e il miglioramento dei percorsi assistenziali per i pazienti affetti da Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA). Lunedì si terrà on line l’evento di chiusura del progetto.

L’ Azienda ospedaliero-universitaria  di Novara è stata coinvolta come partner del progetto ed in particolare il Centro SLA (di cui è responsabile la dott.ssa Letizia Mazzini) della Struttura complessa di Neurologia, diretta dal prof. Roberto Cantello, ha proposto uno studio mirato a sperimentare un nuovo modello assistenziale, integrato e complementare agli standard di cure già in atto per i pazienti affetti da Sclerosi Laterale Amiotrofica. Nel progetto sono stati coinvolti diversi professionisti sanitari, tra cui neurologi, pneumologi, dietologi, psicologi e fisioterapisti con l’obiettivo di fornire supporto personalizzato a seconda dell’esigenza del singolo paziente.

Il progetto, coordinato dalla dottoressa Letizia Mazzini e dalla dottoressa Raffaella Garone, è incominciato nei primi mesi del 2020 con un approccio interdisciplinare basato su una visione human-centered ed è stato realizzato grazie a un insieme di tecnologie di avanguardia - ma al tempo stesso sostenibili e realisticamente applicabili. Il progetto è risultato fondamentale nell’anno di pandemia da COVID-19, perché ha permesso la gestione a distanza di pazienti fragili e complessi, limitandone l’accesso in ospedale, evitando l’esposizione al rischio infettivo, ma al tempo stesso monitorando e rispondendo alle necessità clinico-assistenziali dei pazienti.

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