rotate-mobile
Salute

I disturbi alimentari "vecchi" e "nuovi" in ogni fascia di età

Non solo anoressia e bulimia, ma anche ortoressia, vigoressia e drunkoressia. Scopriamo insieme i disturbi alimentari dai bambini fino in età adultà.

L’esperienza alimentare è la prima forma di contatto del neonato con il mondo esterno e una delle sue prime forme di dipendenza dall’adulto che si prende cura di lui, divenendo uno dei principali organizzatori psichici e relazionali per lo sviluppo del soggetto nell’infanzia.

Quando l’insorgenza dei disturbi alimentari è molto precoce, si riscontra una relazione madre-bambino disfunzionale nella regolazione emotivo-affettiva e nelle modalità di attaccamento.

Il bambino comincia a conoscere e memorizzare stati corporei diversi attraverso le sensazioni che sperimenta durante l’alimentazione (tensione legata alla fame, rilassamento e benessere legati alla sazietà).

Le risposte dei genitori ai segnali del neonato hanno un ruolo fondamentale per lo sviluppo della capacità di autoregolazione.

Le modalità di accudimento, sintoniche o incoerenti con i bisogni del bambino, determinano, infatti, la qualità delle sue sensazioni corporee. Se sintoniche, il bambino struttura un senso di fiducia nella possibilità di soddisfare le sue sensazioni di fame; se inadeguate, nel bambino prevale un senso di spaesamento e di non sintonia tra i suoi bisogni e le risposte che gli arrivano dall’esterno, determinando delle reazioni difensive e compensatorie, tanto più patologiche quanto più è precoce la necessità di attivarle.

Un fattore che nell’infanzia rende problematico il riconoscimento di un eventuale disturbo di origine psicologica, anche di tipo alimentare, è che il bambino piccolo spesso manifesta il disagio psichico esclusivamente a livello corporeo: in questo senso possono essere lette anche alcune forme di vomito, oppure intolleranze di vario tipo.

Le difficoltà connesse con l’alimentazione peraltro possono anche essere transitorie e associate a momenti particolari dello sviluppo come lo svezzamento, brevi separazioni dalla figura materna, riconoscimento del ruolo del padre.

Solitamente tali difficoltà si risolvono spontaneamente e lo sviluppo riprende il suo corso armonioso. Altre volte, invece, si assiste all’emergere di un vero e proprio disturbo alimentare.

L’individuazione del disagio ad uno stadio precoce è spesso associata ad una risoluzione sintomatica più rapida; la trasformazione riguarda le difficoltà nelle relazioni familiari che invece, qualora ignorate, possono concorrere allo strutturarsi del sintomo in epoche seguenti.

Al fine di individuare l’eventuale significato comunicativo del sintomo, è importante effettuare una consultazione che tenga conto della sua durata, della fase evolutiva in cui insorge (per valutare se la difficoltà emersa è organica oppure no), del contesto ambientale in cui si colloca il soggetto che ne soffre.

Vediamo insieme i  problemi alimentari più comuni che si possono presentare nei bambini dai 0 ai 3 anni:

1. Il Disturbo Alimentare dell’Autoregolazione

Il Disturbo Alimentare dell'Autoregolazione può manifestarsi già durante il primo mese di vita. Il bambino può apparire assonnato, eccitato o in uno stato di stress e non manifestare chiari segnali di fame e di sazietà.

Il bambino presenta difficoltà nel raggiungimento e nel mantenimento di una condizione di calma vigile che consenta l’alimentazione, è troppo assonnato o agitato o in uno stato di stress che non gli permette di nutrirsi. Le difficoltà alimentari possono iniziare subito dopo la nascita. Il bambino non aumenta di peso o presenta una perdita ponderale.

La madre può presentare uno stato depressivo, ansioso, o può essere particolarmente stressata e per tali motivi può avere difficoltà a gestire l’irritabilità o l’apatia del bambino.

2. Il Disturbo Alimentare della Reciprocità tra caregiver e infante

Questo Disturbo Alimentare manifesta assenza di adeguati segnali evolutivi di reciprocità sociale (contatto visivo, sorrisi, vocalizzazioni durante l’alimentazione), ed è caratterizzato da deficit significativi di crescita.

I deficit di crescita e la mancanza di socialità non sono dovuti unicamente a una patologia fisica o a un disturbo pervasivo dello sviluppo. Questo disturbo si presenta maggiormente nel caso in cui non si sia sviluppato un sistema comunicativo efficace tra caregiver e infante

3. L'Anoressia Infantile

Nei casi di Anoressia Infantile il bambino potrebbe manifestare fin dalla nascita uno scarso interesse verso l’alimentazione, rifiutarsi di mangiare un’adeguata quantità di cibo per almeno un mese. In questo caso l’infante non riesce ad aumentare di peso in modo adeguato sviluppando così una condizione di malnutrizione cronica in cui sono evidenti il basso peso corporeo e l’arresto dello sviluppo.

Generalmente il rifiuto del cibo e i deficit di crescita divengono motivo di preoccupazione per i genitori, soprattutto durante la fase di passaggio dall’alimentazione mediata dal genitore a quella autogestita.

Durante il pasto questi bambini appaiono fortemente interessati all’ambiente che li circonda, capricciosi e richiedenti per quanto riguarda l’interazione all’interno della relazione di cura, mentre le madri appaiono molto ansiose.

4. L'Avversione Sensoriale per il Cibo

L'Avversione Sensoriale per il Cibo si manifesta quando si inizia a nutrire il bambino con cibi solidi. Il bambino si rifiuta di mangiare particolari cibi che presentano peculiari caratteristiche come sapore, odore, colore, consistenza e, se viene forzato a farlo, entra in uno stato di stress. La reazione avversiva può variare da semplici smorfie all’incapacità di masticare o deglutire, allo sputare il boccone fino ad arrivare anche a vomitare.

Il comportamento selettivo si presenta con diversi livelli di gravità: dal rifiuto di mangiare specifici cibi al rifiuto per la maggior parte dei cibi. Il rifiuto del cibo causa carenze nutrizionali specifiche e/o ritardo dello sviluppo orale- motorio.

5. Il Disturbo dell’Alimentazione associato a condizioni mediche concomitanti

Il rifiuto del cibo può essere secondario alla presenza di una condizione medica come un’allergia alimentare o il reflusso gastrico senza vomito, tali condizioni generalmente causano dolore al bambino. Egli in questa condizione è ben disposto a mangiare, ma si rifiuta di farlo quando inizia a sentire sofferenza o malessere.

Se il genitore cerca di continuare ad alimentare il bambino, egli può reagire piangendo o agitandosi. Di solito il bambino assume quantità di cibo non adeguate con conseguenti mancanza di incremento ponderale o perdita di peso.

6. Il Disturbo dell’Alimentazione Post-Traumatico

Il comportamento alimentare problematico insorge dopo un evento traumatico per il bambino come un soffocamento accidentale, episodi di vomito intenso o altri eventi. In seguito a ciò, il bambino associa una specifica modalità di alimentazione all’evento traumatico: ad esempio, se a un bimbo sono andati di traverso i cereali potrebbe iniziare a evitare i cibi solidi, mentre accetterà quelli liquidi.

Anche altri stimoli legati all’evento traumatico possono produrre un forte stress nel bambino come il seggiolone, il biberon o i piattini. Di fronte a questi oggetti può reagire piangendo o rifiutando di aprire la bocca, oppure può sputare il cibo.

I disturbi alimentari dagli 8 ai 16 anni 

La preadolescenza e l’adolescenza sono periodi di vita che si caratterizzano per importanti cambiamenti che coinvolgono il sistema ormonale, il corpo, la sfera emotiva, il modo di pensare, le esperienze e l’identità dell’individuo. I rapporti interpersonali cambiano ed assume sempre maggior importanza il gruppo dei coetanei e il conformarsi ai pari e ai modelli proposti dalla società. In questo momento di vita cambia il rapporto con il proprio corpo e generalmente vi è una maggiore difficoltà ad accettarsi.

1. L'Anoressia Nervosa

L’anoressia nervosa si può presentare nei bambini a partire dagli 8 anni e si caratterizza per il tentativo di perdere peso o di evitare l’aumento di peso tramite l’evitamento o la restrizione dell’assunzione di cibo, il vomito auto-indotto, ed altri comportamenti. Nel rifiutare il cibo i bambini possono sentire la paura di ingrassare, la presenza di una sensazione di pienezza e dolori all’addome.

Per perdere peso il bambino potrebbe iniziare attività sportiva in modo eccessivo arrivando ad allenarsi di nascosto dai genitori o di notte. Spesso il bambino ha pensieri e preoccupazioni riguardanti il suo peso e la forma del corpo, ed è profondamente insoddisfatto del proprio aspetto corporeo.

2. La Bulimia Nervosa

La Bulimia Nervosa compare durante la prima adolescenza e si caratterizza per la presenza di abbuffate che vengono sperimentate come incontrollabili. Di solito per evitare l’aumento di peso bambini e adolescenti utilizzano il vomito auto-indotto. Anche in questo caso la caratteristica centrale del disturbo è la preoccupazione per il peso e la forma del corpo che alimenta il tentativo di evitare l’aumento di peso.

3. Il Disturbo Emozionale con Evitamento del Cibo

Il Disturbo Emozionale con Evitamento del Cibo è una condizione intermedia tra l’anoressia nervosa e un disturbo emotivo infantile, ma non sono presenti preoccupazioni riguardo al peso e alla forma del corpo. I bambini presentano un disturbo dell’umore che si manifesta come una lieve depressione o un’ansia generalizzata e sembra che imparino a esprimere le difficoltà emotive attraverso il corpo all’interno dell’ambiente familiare.

4. Alimentazione Selettiva

Con la denominazione "Alimentazione Selettiva" si descrivono i bambini che limitano la loro alimentazione a una gamma ristretta di cibi preferiti; mangiano cinque o sei cibi differenti, spesso carboidrati come pane, patate fritte o biscotti. Quando il genitore tenta di ampliare la gamma di cibi il bambino reagisce con ansia e disgusto e può manifestare sforzi di vomito. Molti bambini possono rifiutare il cibo in base a caratteristiche sensoriali come il gusto, l’odore o il colore e la richiesta d’aiuto è dovuta all’impatto che il disturbo ha sul funzionamento sociale del ragazzino, come feste di compleanno, gite scolastiche e/o cene di classe.

Questi bambini presentano un peso ed un’altezza adeguati all’età e non presentano preoccupazioni per il peso o la forma del corpo. Presentano una lunga storia di selettività riguardo all’alimentazione. Nella maggior parte dei casi il bisogno di adeguarsi al gruppo in adolescenza porta a una risoluzione spontanea del problema.

5. Alimentazione Restrittiva

I bambini con Alimentazione Restrittiva tendono a non mangiare grandi quantità di cibo; fisicamente sono magri, ma rientrano nella norma. Presentano un comportamento alimentare normale e mangiano cibi di vario tipo, semplicemente sembrano non avere grande appetito e non provare particolare interesse nei confronti del cibo. Non sono presenti preoccupazioni relative al peso o alla forma del corpo.

Se lo sviluppo procede in modo adeguato non vi è motivo di preoccuparsi. Potrebbero presentarsi difficoltà con l’inizio della pubertà a causa della maggior richiesta di energie da parte del corpo; in questo caso può essere utile fornire consigli dietetici e incoraggiare l’assunzione di cibi ricchi di calorie e integratori energetici.

6. Il Rifiuto del Cibo

I bambini con questo disturbo si rifiutano di mangiare in specifiche situazioni o in presenza di determinate persone, ad esempio potrebbero rifiutarsi di mangiare a scuola ma mangiare normalmente a casa, oppure se i genitori sono separati potrebbero mangiare quando sono con la madre e rifiutarsi con il padre, e viceversa. Non vi sono preoccupazioni riguardo al peso o alla forma del corpo ma potrebbe esserci una condizione di tristezza o di preoccupazione generale.

7. Paura o Fobia Specifica con Evitamento dell’Alimentazione (inclusa Disfagia Funzionale)

Questo disturbo si manifesta con la paura di deglutire o di soffocare che porta il bambino a evitare certi tipi di cibi. Spesso è possibile individuare l’evento che ha scatenato questa fobia: un episodio in cui un pezzo di cibo è andato di traverso al bambino, episodi di diarrea e vomito in pubblico nei quali si è sporcato di fronte ad altre persone, un abuso, un avvelenamento alimentare. Questi bambini non presentano preoccupazioni per il peso o la forma del corpo ma possono essere sottopeso a causa della loro paura di mangiare normalmente.

8. Sindrome del Rifiuto Pervasivo

I bambini con Sindrome del Rifiuto Pervasivo sono generalmente sottopeso e spesso sono disidratati, rifiutano categoricamente di mangiare e di bere, così come tutte le attività quotidiane. Questa condizione è considerata come una forma estrema di disturbo post-traumatico da stress. Si tratta di un problema raro ma è una minaccia per la vita del bambino che ne è affetto ed è necessario il ricovero ospedaliero.

9. Perdita di Appetito Secondaria a Depressione

La Perdita di Appetito Secondaria a Depressione non costituisce un disturbo a sé stante, ma è un sintomo secondario al calo del tono dell’umore. È importante distinguere un disturbo depressivo da un disturbo dell’alimentazione. Le caratteristiche principali dell’anoressia, quali preoccupazioni per il peso e la forma del corpo, distorsione dell’immagine corporea ed evitamento del cibo, sono assenti nei bambini con depressione.

Se invece è presente una storia di scarsa alimentazione e perdita di peso in combinazione ad una modificazione del tono dell’umore e del comportamento è possibile individuare la presenza di un disturbo alimentare. Vi è indubbiamente un’associazione fra l’insorgenza dell’anoressia nervosa nell’infanzia e depressione.

I disturbi nell’età adulta

I disturbi alimentari non riguardano, come spesso si è portati a pensare, solo l’infanzia e l’adolescenza, ma anche l’età adulta. Negli ultimi anni, infatti, sono aumentate le richieste di trattamento.

Gli studi più recenti attestano inoltre che la vulnerabilità al disturbo non è necessariamente legata ad una specifica fascia di età. La comparsa, in età adulta, di sintomi legati ad un disturbo del comportamento alimentare può essere il ritorno di sintomi noti, in persone che avevano già avuto a che fare con questo tipo di problemi in un’età più precoce, l’espressione di sintomi di nuova insorgenza o la definizione di un disturbo che il paziente viveva già da molti anni, mai trattato prima come disturbo alimentare.

I sintomi sono spesso associati ad altri fattori, quali un’attività atletica intensa e compulsiva, un’insoddisfazione costante del proprio aspetto fisico, il ricorso alla chirurgia plastica, un’attenzione marcata alla dieta da seguire, l’uso di lassativi, fluttuazioni continue di peso.

Il cibo può essere usato come ricompensa o la sua assunzione può sottostare ad un rigido controllo delle calorie. Entrambe queste difese vengono adottate per affrontare momenti particolarmente difficili nell’illusoria convinzione che una dura disciplina applicata al corpo possa risolvere problemi affettivi, lavorativi, sociali e controllare qualcosa che non può essere controllato.

Il ricorso ripetuto alla chirurgia plastica può essere un campanello d’allarme rispetto a un possibile dismorfismo e ad un rapporto problematico con il proprio corpo. Eventi dolorosi della vita, quali un divorzio, la perdita di un lavoro con conseguenti difficoltà economiche, lutti, possono portare ad un difficile rapporto con il cibo, associato talvolta all’abuso di alcool, ad ansia e a depressione.

Ma elementi scatenanti questi disturbi possono essere anche un qualsiasi evento che introduce simbolicamente nell’età adulta, quale un matrimonio o una gravidanza, o che richiede un cambiamento, come l’adolescenza dei figli, il momento in cui essi escono di casa, il primo approccio con l’idea di invecchiare, la menopausa, la malattia di un genitore. Più in generale, antiche modalità difensive possono riemergere quando gli eventi della vita superano la propria capacità di tollerarli.

Nel complesso, un rapporto con il cibo poco equilibrato può esprimere modalità di relazioni non sufficientemente mature e flessibili, difficoltà ad accettare cambiamenti, talvolta inevitabili e improvvisi, legati a momenti della vita particolarmente dolorosi e incerti.

I sintomi, dapprima lievi, possono poi divenire sempre più gravi in una progressione da cui diviene sempre più difficile uscire: dal rifiuto di un particolare alimento, al rifiuto del cibo in generale, al rifiuto del proprio aspetto fisico, ad una sempre maggiore difficoltà a mantenere una visione realistica ed equilibrata del proprio aspetto corporeo e di quello che si sta vivendo.

Alcuni comportamenti sono peraltro sostenuti da una cultura che sembra approvare un’attenzione alla linea o alla dieta e che sembra sostenere l’autostima di chi persegue obiettivi di controllo del peso. Un altro aspetto importante, per persone che in giovane età hanno lottato con sintomi gravi legati ai disturbi alimentari, può essere rendersi conto, in età adulta, quanto quegli antichi disturbi possono aver condizionato la loro vita.

Le nuove forme di disturbi dell’alimentazione

L’ ortoressia è un disturbo (da poco inserito nella classificazione psichiatrica) caratterizzato dalla maniacale ossessione per i cibi sani e “puri”(generalmente vegetali crudi, cereali e cibi macrobiotici e comunque alimenti privi di pesticidi, conservanti ed altre sostanze artificiali), enfatizzato dagli eccessivi allarmismi creati dai mass media intorno al cibo .

Per i soggetti affetti da ortoressia la preoccupazione per il cibo diventa il focus centrale dell’intera esistenza, molte ore al giorno sono dedicate alla ricerca del cibo, allo studio delle sue reali o presunte proprietà nutritive e alla sua preparazione.

Tutte le energie sono impegnate nella spasmodica ricerca del cibo giusto, trascurando ogni altro interesse ed impoverendo la propria vita.

Intere categorie di alimenti vengono eliminate dalla dieta con una conseguente carenza di elementi nutritivi essenziali ed un’alterazione dello stato psicofisico. Al regime alimentare si attribuisce la possibilità di rendere le persone migliori ed il rigore diventa sempre più ossessivo.

La ferrea aderenza alla dieta dell’ortoressico è essenziale per il mantenimento dell’autostima, la trasgressione delle regole causa ansia e vergogna e impone l’utilizzo di strategie compensatorie che ristabiliscano l’equilibrio, con un conseguente ulteriore inasprimento delle regole; nei casi più gravi gli ortoressici preferiscono morire di fame piuttosto che assumere qualcosa che considerano impuro o pericoloso per la propria salute.

La distinzione fondamentale tra l’ortoressia e gli altri disturbi dell’alimentazione consiste proprio nell’attenzione posta non tanto sulla quantità quanto sulla qualità del cibo assunto.

Non vi sono la paura di ingrassare e l’insoddisfazione per il proprio corpo tipici di anoressia e bulimia, ma soltanto il desiderio di diventare più sani e puri; la perdita di peso è quindi da considerarsi un effetto secondario; la percezione distorta della realtà non è relativa alle proprie forme, ma alle proprietà del cibo, alimentata spesso da credenze quasi magiche e completamente infondate.

Gli ortoressici sono compiaciuti e soddisfatti del proprio stile di vita, l’isolamento determinato dalle proprie abitudini alimentari rinforza i rituali ossessivi riguardo il cibo ed alimenta il sentimento di superiorità rispetto a coloro che non mangiano responsabilmente.

La Bigoressia (dall’inglese big, grosso) è caratterizzata da una forte dispercezione corporea opposta a quella che caratterizza l’anoressia nervosa: chi soffre di vigoressia abusa di esercizio fisico, diete iperproteiche e anabolizzanti, per scongiurare la convinzione di apparire piccolo, esile, inadeguato.

Chi soffre di questa patologia ha dunque l’idea di essere troppo debole e magro. Si tratta di un fenomeno recente, osservato prevalentemente nella popolazione maschile tra i 15 e i 23 anni, soprattutto tra i frequentatori di palestre e appassionati di body-building.

A differenza di chi soffre di anoressia, che si vede grasso pur essendo molto magro, il bigoressicosi vede sempre esile e debole anche quando ha raggiunto un fisico molto atletico, con forti conseguenze sul suo umore e sulle scelte comportamentali che vanno dall’assunzione di ormoni androgeni, a farmaci anabolizzanti e sostanze ergogeniche illecite, con rischio di grave compromissione epatica e renale.

La preoccupazione cronica di non essere sufficientemente muscolosi induce i bigoressici ad una marcata dipendenza dall’esercizio fisico con conseguente compromissione nelle aree rilevanti del funzionamento sociale, occupazionale e relazionale.

L’insoddisfazione, l’ansia e la perdita dell'autostima spingono i bigoressici ad allenarsi sempre più, con l’intento di aumentare la massa muscolare e abolire la massa grassa, e a seguire diete squilibrate.

La Pregoressia (dall’inglese pregnancy e anorexia, gravidanza e anoressia) è il disturbo alimentare che affligge le donne incinte, quelle cioè che non vogliono aumentare di peso durante la gravidanza e per questo si sottopongono ad allenamenti prolungati e diete ipocaloriche, aumentando il rischio di depressione, anemia e ipertensione per loro stesse, e malformazioni per il feto.

Ciò che caratterizza maggiormente la pregoressia e la differenzia dagli altri disturbi dell’alimentazione è il momento di esordio: la gravidanza, momento, per una donna, di crisi, riflessione e profonda trasformazione.

I sintomi più evidenti della pregoressia sono il parlare della gravidanza in modo distaccato e irrealistico, segnale della difficoltà ad accogliere serenamente la maternità, l’attenzione eccessiva al corpo, l’estrema preoccupazione per il proprio peso in gravidanza, il senso di inadeguatezza fisica.

Nelle donne con problemi di anoressia o bulimia, la pregoressia è una conseguenza molto comune, in quanto la gravidanza costituisce di per sé un evento traumatico e incontrollabile.

Nelle donne senza pregressa patologia il problema sembra nascere dall’emulazione di comportamenti spesso dichiararti dalle celebrità di cui parlano i giornali di gossip, le quali tornano subito al lavoro dopo la gravidanza, più snelle di prima.

La Drunkoressia (dall’inglese drunk e anorexia, ubriaco e anoressia) è caratterizzata dal digiuno prolungato durante il giorno per arrivare ad assumere ingenti quantità di alcolici all’ora dell’aperitivo.

La caratteristica peculiare di questo comportamento drunkoressico, emergente tra le adolescenti, è che la volontà di dimagrire non è fine a se stessa, ma è strumentale all’assunzione di alcolici: durante il giorno si risparmiano le calorie necessarie per poter abusare di alcolici e superalcolici alla sera.

L’alcol diventa uno strumento per integrarsi socialmente, per non avvertire il senso della fame e, in alcuni casi, anche per indurre più facilmente il vomito.

Le complicanze mediche di questo fenomeno sono simili a quelle dell’anoressia: alterazioni cardiocircolatorie, disturbi elettrolitici, osteoporosi, amenorrea, oltre ai rischi derivanti dall’abuso di alcolici, cioè epatopatia, neuropatia periferica e danni al sistema nervoso centrale.

Conclusioni

Abitudini alimentari gravemente disequilibrate possono portare conseguenze fisiche a lungo termine, quali problemi gastrointestinali, problemi di motilità, osteoporosi, facendo provare un senso di irreparabile perdita per le opportunità di cura mancate in un tempo passato.

Anche per questo motivo, per i disturbi del comportamento alimentare, in qualunque fascia di età emergano, è molto importante un’attività di prevenzione e una terapia tempestiva, che impedisca al disturbo di cronicizzarsi con conseguenti ricadute sulle altre funzioni corporee.

Il trattamento dei pazienti adulti ricalca, nel complesso, quello riservato ai pazienti più giovani, e si basa su terapie nutrizionali, interventi medico-psichiatrici, psicoterapie, presa in carico dei familiari, eventuali ricoveri in strutture ospedaliere o comunità.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

I disturbi alimentari "vecchi" e "nuovi" in ogni fascia di età

NovaraToday è in caricamento