Novara, ancora problemi in carcere: un detenuto protesta e si rifiuta di dormire in cella
Il Sappe: è intollerabile che un carcerato faccia quel che vuole
Ancora problemi al carcere di Novara. Un detenuto da ieri, lunedì 24 luglio, sta intraprendendo una protesta estemporanea e incomprensibile, si è rifiutato di dormire nella cella e cerca pretesti per provocare gli agenti della polizia penitenziaria.
A dare la notizia è Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte del Sappe, che con un comunicato ricostruisce l’accaduto.
"L’uomo, detenuto italiano, recidivo disciplinare in mezzi carceri d’Italia, - racconta Santilli - è da ieri pomeriggio che rifiuta di entrare in cella e stanotte, tra lunedì 24 martedì 25 luglio, è stato nel corridoio della semisezione. Ieri anche con il Comandante non ha voluto sentire ragioni. Il detenuto protesta per tutto e di più, - continua Santilli. - risolto un problema ne tira fuori altri cercando lo scontro con il personale di Polizia Penitenziaria e non è psichiatrico. È davvero incomprensibile il suo gesto ma, certo, non è neppure tollerabile che un detenuto in carcere si metta a fare quel che vuole, avendo la Polizia Penitenziaria le mani legate per intervenire".
"La protesta del detenuto nel carcere di Novara – evidenzia il segretario generale del Sappe Donato Capecce - è sintomatica del fatto che le tensioni e le criticità nel sistema dell’esecuzione della pena in Italia restano costanti. Resta fondamentale - continua Capecce- dare corso a riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena nazionale, a cominciare dall’espulsione dei detenuti stranieri, specie quelli, e sono sempre di più, che ristretti in carceri italiani si rendono protagonisti di eventi critici e di violenza durante la detenzione. La situazione penitenziaria è sempre più critica – aggiunge Capece - a causa anche di una popolazione detenuta refrattaria al rispetto delle regole, abituata da anni alla consapevolezza che tutto gli è dovuto. Chiediamo - dichiara il segretario generale del Sappe - l’immediata applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni adatte a contenere soggetti violenti e pericolosi. Sarebbe opportuno - conclude il segretario - dotare al più presto la polizia penitenziaria del taser o, comunque, di altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato".