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Cronaca

La cardiochirurgia del Maggiore riferimento dell'Alto Piemonte per le endocarditi batteriche acute

L'alto volume di pazienti trattati rende la struttura novarese tra le più competitive dell'Italia nord-occidentale

La Cardiochirurgia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Novara è la struttura pubblica di riferimento del quadrante per il trattamento delle endocarditi batteriche acute (Eba) e l’alto volume di pazienti trattati la rende tra le più competitive dell’Italia nord-occidentale.

Gli ottimi risultati ottenuti in questi delicati pazienti sono il frutto di un intenso lavoro di equipe. L’infezione batterica delle strutture cardiache provoca la distruzione delle valvole coinvolte con la formazione di "vegetazioni", veri e propri "nidi" di batteri che alimentano l’infezione sistemica portando il paziente ad essere sempre più debilitato oltre che a rischio cardioembolico. L’unica possibilità di guarigione è quella di sottoporsi ad un delicato intervento cardiochirurgico per debellare la fonte dell’infezione e a diverse settimane di terapia antibiotica adeguata.

Recentemente è stato eseguito un delicatissimo intervento in un uomo di 39 anni, affetto da mieloma multiplo (un tumore che colpisce le cellule del sistema immunitario) oltre che da una grave patologia autoimmunitaria, che si presentava con terza recidiva fulminante di
endocardite infettiva. Il primo intervento - eseguito a luglio 2017 - era stato già molto complesso per la totale mancanza di tessuto aortico, disintegrato dall’infezione. A settembre il triste riscontro di recidiva d’infezione con il quasi completo distacco della radice aortica dal cuore, situazione di estrema gravità che ha richiesto un intervento in emergenza. Entrambi gli interventi sono stati condotti dal direttore di struttura Cardiochirurgia dott. Ezio Micalizzi e dalla dott.ssa Alina Gallo, nel secondo, sono state necessarie nove ore e mezza per ricostruire l’anatomia cardiaca. Il paziente ha avuto un buon recupero, ha chiesto ufficialmente la mano alla fidanzata ed è stato dimesso a casa.

L' "Endocarditis Team" - per la cardiochirurgia la dott.ssa Alina Gallo, per l’infettivologia il dott. Diego Brustia - ha proseguito con lo stretto monitoraggio del paziente ma, a gennaio, l’ennesima infezione lo ha posto nuovamente in pericolo di vita; da qui l’idea del dott. Micalizzi di invitare uno dei "giganti" della cardiochirurgia, esperto mondiale di ricostruzione complessa del tratto d’efflusso del ventricolo sinistro e ricostruzione della continuità mitro-aortica: il professor Gebrine El Khoury, direttore del reparto di Chirurgia Cardiovascolare e Toracica della Clinica Universitaria Saint Luc e professore presso l’Université Catholique de Louvain, Bruxelles, Belgio. Il professor El Khoury nonostante i molti impegni accademici e congressuali, ha accettato di condividere la tecnica che lui perfeziona da molti anni di impianto di homograft (porzione di cuore e aorta prelevati da cadavere e più resistente alle infezioni), riconoscendo le grandi potenzialità dell’equipe a imparare la tecnica e quindi riprodurla. L’8 febbraio, IL professor El Khoury e la dott.ssa Silvia Solari insieme all’equipe novarese formata dalle dott.sse Alina Gallo, Francesca Ivaldi e dal direttore Ezio Micalizzi, insieme agli anestesisti dott.ssa Barbara Giamundo e dott. Riccardo Bosso, hanno condotto il delicatissimo intervento e salvato la vita al paziente. Il paziente non ha avuto complicanze, sta bene, ma rimarrà un sorvegliato speciale dell’ "Endocarditis Team".

"Il nostro centro si distingue per gli approcci mini-invasivi trans-catetere delle valvole, ma non bisogna dimenticare - spiega il dott. Micalizzi - che alla maggior parte dei pazienti occorre una chirurgia in sternotomia e, tra questi, alcuni necessitano di interventi molto lunghi e delicati. La chirurgia delle endocarditi richiede grandi capacità ed esperienza chirurgiche".


 

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