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Cronaca

Tragedia sulla funivia del Mottarone: oggi sopralluogo del tecnico per capire perchè si è spezzato il cavo

Sul posto un esperto del Politecnico di Torino per i rilievi

"Quella cabina aveva problemi da un mese o un mese e mezzo". Sarebbero queste le parole pronunciate dal capo servizio della funivia Stresa-Mottarone Gabriele Tadini.

Lo riporta Ansa, che spiega che durante l'interrogatorio con il procuratore di Verbania Olimpia Bossi e il pm Laura Carrera, Tadini avrebbe ammesso i problemi all'impianto. Tadini era stato fermato ieri insieme a Luigi Nerini, proprietario della società che gestisce l'impianto, Ferrovie Mottarone srl, e il direttore dell'esercizio Enrico Perocchio, durante le indagini per la tragedia di domenica 23 maggio che ha provocato la morte di 14 persone e il ferimento dell'unico sopravvissuto, il piccolo Eitan. Le accuse nei confronti dei tre indagati sono omicidio colposo plurimo, disastro colposo e rimozione degli strumenti atti a prevenire gli infortuni aggravato dal disastro e lesioni gravissime. E intanto le indagini proseguono, per confermare quanto emerso dai primi accertamenti e per valutare eventuali posizioni di altre persone.

Il sopralluogo sul Mottarone per chiarire cosa abbia provocato la rottura del cavo

Nel pomeriggio di oggi, giovedì 27 maggio, è previsto il sopralluogo sul luogo della tragedia del perito che è stato nominato, Giorgio Chiandussi, ingegnere del Politecnico di Torino: "I rilievi che farà il consulente tecnico sono prettamente di natura tecnica - ha spiegato il comandante della Compagnia dei carabinieri di Verbania, capitano Luca Geminale ai microfoni di SkyTg24 - si focalizzerà soprattutto su quei dettagli, quegli aspetti, che saranno poi fondamentali per capire perchè il cavo si è rotto e cosa sia successo proprio in termini di dinamica dell'incidente. Nel momento in cui riusciremo a collegare la rottura del cavo a eventuali omissioni o negligenze da parte di chi era preposto a fare determinate cose che poi non sono state fatte, a nuovi elementi di responsabilità corrisponderanno nuove persone iscritte nel registro degli indagati".

Come funziona il sistema frenante e che cos'è il "forchettone"

"Il sistema evidentemente presentava delle anomalie - ha detto il procuratore - e avrebbe necessitato un intervento più radicale, probabilmente, con un blocco consistente dell'impianto. Per ovviare a questo problema gli operatori, con quello che noi riteniamo il concorso e l'avallo e la assoluta consapevolezza del gestore e di colui che era il responsabile dell'impianto, non hanno rimosso questo dispositivo e quindi nel momento in cui poi il cavo si è spezzato il sistema di emergenza non ha potuto entrare in funzione".

Nega di aver autorizzato il "forchettone" invece il direttore Perrocchio, come riporta ad Ansa il suo avvocato Andrea Da Prato. "Nessun operatore di impianti a fune, ha ribadito mio cliente, sarebbe così pazzo di montare su una cabina con le pinze inserite"

Trovato il secondo "forchettone"

forchettone funivia mottarone_foto soccorso alpino-2

Intanto i tecnici del Soccorso alpino e speleologico piemontese nella mattina di mercoledì, attivati dalla Procura di Verbania, hanno partecipato alle operazioni di ricerca del secondo "forchettone", il dispositivo che avrebbe disattivato l'impianto frenante della funivia precipitata al Mottarone. Nel corso delle ricerche lo hanno trovato sotto una lamiera, a breve distanza dai rottami della cabina. 

Si attende la convalida dei fermi

Entro la giornata di oggi, giovedì 27 maggio, la Procura di Verbania richiederà la convalida del fermo dei tre indagati: "I fatti contestati - si legge nel decreto di fermo disposto dalla Procura nelle prime ore di mercoledì 26 maggio - sono di straordinaria gravità in ragione della deliberata volontà di eludere gli indispensabili sistemi di sicurezza dell'impianto di trasporto per ragione di carattere economico e in assoluto spregio delle più basilari regole di sicurezza finalizzate alla tutela dell'incolumità e della vita". Per la Procura, come ha riportato Ansa, "sussiste il pericolo concreto e prevedibilmente prossimo della volontà degli indagati di sottrarsi alle conseguenze processuali e giudiziarie delle condotte contestate, allontanandosi dai rispettivi domicili e rendendosi irreperibili".

La svolta nelle indagini

Secondo quanto riferito dal procuratore, l'analisi dei reperti ha permesso di accertare che "la cabina precipitata presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso". Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, infatti, sembra che il "forchettone", ovvero lo strumento che blocca il sistema frenante in caso di necessità (tra cui la manutenzione), non fosse stato rimosso. L'ipotesi investigativa è che non si sia trattato di un errore umano, ma di un "gesto materialmente consapevole" per "evitare disservizi e blocchi della funivia", che pare presentasse "anomalie" da quando aveva ripreso servizio.

"E' stata una scelta assolutamente consapevole - ha aggiunto Bossi - cioè non si è trattato di una omissione occasionale o una dimenticanza, è stata una scelta precisa di disattivare questo sistema di emergenza per ovviare a quelli che, così ci è stato riferito, erano degli inconvenienti tecnici che si stavano verificando sulla linea, dovuti proprio a un malfunzionamento del sistema frenante di emergenza. Disattivandolo, la cabina poteva fare le sue corse senza problemi. Poi è intervenuto questo fatto assolutamente eccezionale ma naturalmente prevedibile, quantomeno in astratto, e quindi rompendosi il cavo avrebbe dovuto entrare in funzione questo sistema di emergenza, cosa che non è però avvenuta. Una scelta condivisa e non limitata a quel giorno".

"Una delle persone che abbiamo interrogato - ha dichiarato inoltre il comandante provinciale dei carabinieri di Verbania, colonnello Alberto Cicognani - ha ammesso quello che è accaduto e ci ha riferito esattamente quello che è stato fatto, soprattutto la mattina di domenica. Per un malfunzionamento entrava il freno di emergenza anche quando non doveva, quindi per evitare che si bloccasse la cabina durante il trasporto dei passeggeri si è scelto di non togliere il dispositivo che bloccava il freno di emergenza. La stessa cosa è stata fatta anche nei giorni precedenti".

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