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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Rifiuti, Legambiente: "Il piano regionale ha obiettivi miseri"

Secondo l'associazione ambientalista, le azioni da mettere in campo devono tenere in considerazione sia l'aspetto della gestione, sia quello del coinvolgimento e della responsabilità dei cittadini

"Accogliamo con favore la volontà della Regione di aggiornare il Piano di gestione dei rifiuti urbani ma ci dispiace verificare il poco coraggio e la poca ambizione che lo stesso presenta".

E' questo il commento del presidente di Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta Così Fabio Dovana alla proposta della Giunta guidata da Sergio Chiamparino per il nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti urbani e dei fanghi di depurazione.

"Appare evidente - ha commentato Dovana - che gli obiettivi che il Piano si pone al 2020 rispetto alla riduzione dei rifiuti e alla raccolta differenziata siano davvero miseri. La proposta parla infatti di una riduzione del 5% dei rifiuti totali prodotti rispetto al 2010, per arrivare ad un valore pro-capite di produzione pari a 455 kg, paradossalmente 5 kg in più rispetto al dato già raggiunto a fine 2013. Stesso discorso per gli obiettivi di raccolta differenziata: 65% entro il 2020, cioè lo stesso obiettivo già fissato per legge al 2012".

L’associazione ambientalista da un lato riconosce l’urgenza di una revisione dell’attuale piano, ormai obsoleto, dall’altro vorrebbe che questo contribuisse a rilanciare in modo forte sui territori una serie di politiche di gestione virtuosa dei rifiuti, tenendo conto delle caratteristiche, delle esperienze e dei bisogni di tutti, compresi i comuni che molto spesso sono forieri di buone pratiche d’eccellenza.

Secondo Legambiente, infatti, il Piemonte non eccelle rispetto al resto delle regioni del Nord per numero di Comuni che raggiungono il 65% di raccolta differenziata: solo 159 Comuni su un totale di 1206, cioè il 13,2%; una percentuale inferiore alla media nazionale del 18,9%. Nella regione non mancano, comunque, le eccellenze: Verbania è il capoluogo piemontese più virtuoso (72% di raccolta differenziata) e supera di poco Novara (70,9%).

"Il rischio che vogliamo scongiurare - fanno sapere dall'associazione - è che l’arretratezza del capoluogo possa influenzare, al ribasso, tutta la pianificazione regionale". Torino, infatti, è ferma inchiodata al 42% di raccolta differenziata; gli altri capoluoghi piemontesi, oltre alle eccellenze di Verbania e Novara, raggiungono invece percentuali ragguardevoli.

Secondo Legambiente, le azioni da mettere in campo per raggiungere risultati virtuosi e un cambiamento culturale ben radicato devono tenere in considerazione sia l’aspetto della gestione, sia quello del coinvolgimento e della responsabilità dei cittadini attraverso campagne di sensibilizzazione e percorsi di formazione rivolti alle scuole, ai cittadini e ai tecnici comunali.

"Ancora troppo poco è stato fatto - ha sottolineato l’associazione - per estendere in modo massiccio la raccolta porta a porta così come sul versante della tariffazione puntuale, e poco è stato fatto per prevenire la produzione dei rifiuti, che dovrebbe essere considerata la prima delle opzioni in una corretta gestione integrata dei rifiuti. Gli anni che ci aspettano ci offrono l’occasione di incidere sulla cultura generale, per prevenire la produzione di rifiuti e per mostrare che un modello di gestione virtuoso, oltre che ambientalmente corretto, è socialmente ed economicamente più vantaggioso, poiché prevede una maggior occupazione e una maggiore innovazione tecnologica. Anche per questi motivi il piano dovrebbe escludere in modo esplicito sia l’apertura di nuovi inceneritori che quella di nuove discariche, specialmente in zone con ipotesi di ricarica delle falde acquifere. Condivisi questi obiettivi la nostra associazione si rende come sempre disponibile a lavorare fianco a fianco con le amministrazioni locali".

Legambiente propone quindi alla Regione Piemonte di orientare la scrittura del piano seguendo i principi e le proposte contenute nel "Manifesto per un’Italia Rifiuti Free", mettendo al centro il principio del "Chi più inquina più paga", prevedendo il meccanismo di incentivi e disincentivi come la tariffazione puntuale e sgravi tariffari a chi produce meno rifiuti e ricicla di più da rivolgere ai privati cittadini, alle aziende e alle pubbliche amministrazioni.

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