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Cronaca

Ius Soli e diritti dei lavoratori

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di NovaraToday

Il comunicato del signor De Grandis pubblicato da Novaratoday relativo allo ius soli mi ha colpito molto come novarese. Il signor De Grandis invita a lasciar perdere le ideologie. Dovrebbe seguire il suo stesso consiglio.

E' un'idea falsa che lo ius soli possa essere responsabile della decadenza del paese. E' piuttosto responsabilità di politiche deboli nel perseguire mafiosi e corrotti, nel programmare attività industriali, nell'aumentare i diritti dei suoi cittadini, nella protezione delle famiglie (al plurale), nel diffondere la cultura attraverso l'istruzione. E se ci perdiamo dietro a falsi obiettivi (per quanto facilmente raggiungibili e apportatori di consenso) non troveremo mai le soluzioni ai nostri problemi.

Il signor De Grandis, giustamente preoccupato del benessere dei suoi concittadini, dovrebbe temere che si possano fare distinzioni tra meritevoli e non meritevoli per il semplice fatto di essere nati in un certo luogo. E' di qualche anno fa l'idea - oggi mi pare meno in voga, ma anche dalle nostre parti se ne sentiva parlare di frequente - secondo la quale il Sud del Paese doveva essere separato dal Nord perché chi abitava al Sud era portatore di non so bene quali "tare" genetiche.

Il benessere degli Italiani e dei Novaresi diminuisce se i bimbi nati in Italia vengono considerati italiani? Non c'è nessuna dimostrazione di ciò. Quale colpa devono scontare i bimbi nati in Italia da genitori stranieri? Hanno voluto loro nascere nel nostro Paese? Perché non possono essere italiani? Perché l'Italia non può assicurare a questi bimbi, come a tutti gli altri bambini, quel minimo di protezione che viene dall'avere il passaporto italiano? Quale danno può fare agli Italiani riconoscere come connazionale chi nasce in Italia? Dobbiamo avere paura dei bambini? Si impara a essere cittadini italiani, come si imparano molte altre cose. Tutti noi l'abbiamo imparato. Persino coloro che fino a qualche anno fa affermavano di essere abitanti di una mitica terra celtica e non italiani oggi hanno cambiato idea. Fortunatamente.

La cultura, e non la nazionalità, ci evita - a volte - di commettere ingiustizie. C'è già stato in Italia un tempo in cui si discriminavano le persone sulla base del sangue. Quel tempo è costato caro all'Italia. Per fortuna è passato. Guardiamo al futuro. Al signor De Grandis, che penso sincero nelle sue preoccupazioni, vorrei dire: non abbia paura dei bambini. Non insegua false soluzioni. Si prodighi piuttosto - come mi pare voglia fare - per affermare, attraverso politiche lungimiranti, i diritti di tutte e di tutti. Di coloro che a Novara e in Italia vivono del loro lavoro, di quelli che il lavoro l'hanno perso, di quelli che lo cercano. Di tutti, bianchi o neri, belli o brutti, Novaresi o no. E tutti gliene saranno grati.

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