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Cronaca

Novara, le figlie minorenni come amanti: in manette 40enne africano

L'uomo è accusato di violenza sessuale aggravata e continuata. Gli abusi, infatti, erano cominciati nell'aprile 2009 e sono andati avanti fino al maggio di quest'anno

Abusava da anni delle due figlie minorenni, di 13 e 15 anni. Dopo la denuncia di una delle due, l'uomo, un 40enne africano, è finito in manette.

Per lui, C.S.A. nato in Togo ma residente a Novara e in regola sul territorio nazionale, l'accusa è quella di violenza sessuale aggravata e continuata. Gli abusi, infatti, erano cominciati nell'aprile 2009 e sono proseguiti fino al maggio di quest'anno. L'uomo è stato arrestato in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Novara, su richiesta della Procura della Repubblica.

Le indagini, e il successivo arresto, sono scattate dopo una segnalazione fatta dai locali servizi sociali all'ufficio minori della Questura novarese, segnalazione in cui si evidenziava la grave situazione di violeza e abusi in cui versava una delle due figlie dell'arrestato. La giovane aveva infatti chiesto aiuto scrivendo una lettera indirizzata agli assistenti sociali, dove venivano descritti gli abusi che da anni subiva.

La giovane, e la sorella, sono state quindi ascoltate dalla polizia: considerato che le violenze erano ancora in corso, le due minori sono state trasferite in una struttura protetta. Nel corso delle indagini, anche l'altra sorella ha confessato di essere vittima degli abusi del padre.

Secondo quanto raccontato dalle due giovani sorelle, il padre le costringeva a ripetuti e quotidiani rapporti sessuali completi di ogni tipo con la minaccia di rimandarle in Africa se non avessero acconsentito o di sospendere l'aiuto economico alla madre e alla nonna malata, che vivono nel Benin. L'uomo diceva alle proprie figlie, che trattava come amanti, che il destino dei loro famigliari era nelle loro mani.

Tutto questo procurava nelle due sorelle un disagio psicologico e una costante tristezza, che le accompagnava durante tutto il giorno rilevata anche dai loro compagni di classe e da chi le conosceva. E solo quando hanno compreso che esisteva una possibilità di vita diversa (la prima grazie all'amicizia con un ragazzo di Novara che l'ha portata in contatto con una quotidianità di vita familiare "normale", mentre la seconda dopo la collocazione nell'ambiente protetto della comunità) hanno deciso di chiedere aiuto.

"La rete del territorio (servizi sociali - Questura - Procura - Tribunale) - hanno commentato dalla Questura novarese - attivatasi immediatamente dopo la ricezione della citata missiva di una delle ragazze, ha permesso una pronta tutela delle minori che attualmente vivono in una struttura protetta in altra regione, frequentano con profitto scuole professionali ed appaiono serene. Esperti psicologi le aiuteranno ad elaborare l’orrenda esperienza vissuta. L’invito rimane quello di denunciare immediatamente, anche solo in caso di sospetto, analoghi fatti onde evitare che eventi traumatici di questo genere si protraggano nel tempo".

 

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