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Cronaca

Omicidio Fanella: uno dei due complici è un cittadino novarese

L'omicidio è avvenuto a Roma lo scorso luglio. Nella notte sono stati fermati i due complici, uno dei quali risulta cittadino novarese

Svolta nell'omicidio romano della Camilluccia ai danni di Silvio Fanella.

Nella notte sono stati fermati i due complici del sequestro poi sfociato in un delitto, lo scorso luglio. L'arresto si è potuto compiere grazie alla collaborazione tra le due Questure.

È un ex terrorista della destra eversiva già appartenente ai Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari), uno dei due fermati dalla Squadra mobile di Roma accusati di aver preso parte all'omicidio di Silvio Fanella, cassiere di Mokbel, nella sua abitazione sulla Camilluccia a Roma. L'uomo è stato a lungo pedinato e bloccato in zona Prati. Il secondo complice è stato fermato in un appartamento a Novara. L'uomo era stato detenuto nel carcere novarese fino agli inizi del duemila, una volta uscito - riferisce la questura - ha riallacciato i rapporti con il mondo romano costituendo quell'asse che lo vede coinvolto nell'omicidio dello scorso luglio.

Fanella, coinvolto nello scandalo Telecom-Sparkle, era stato ucciso a colpi d'arma da fuoco il 3 luglio scorso da un commando formato da tre finti Finanzieri. Tra i possibili obiettivi dei killer che hanno partecipato al tentativo di sequestro di persona sfociato poi nell'uccisione di Fanella, il provento della truffa Telecom-Sparkle, parte del quale era stato ritrovato pochi giorni dopo il delitto in un vano nascosto della sua villa di campagna: denaro, orologi di pregio e diamanti.

Entrambi i fermati sono pregiudicati, residenti in Piemonte e gravitanti nel mondo dell'eversione di destra.

Il movente: A spingere il commando a uccidere Silvio Fanella nel luglio scorso era il denaro che lo stesso ex broker assicurativo coinvolto nel processo sul truffa a Telecom Italia Sparkle e Fastweb era sospettato di aver nascosto. Ne sono convinti gli inquirenti della Procura di Roma e gli investigatori della polizia che hanno fatto scattare il fermo di Egidio Giuliani, 59 anni, e Giuseppe Larosa, 53.

Il denaro contante, i preziosi e diamanti trovati dagli uomini del Ros e della polizia pochi giorni dopo il delitto in un vano nascosto della sua villa di campagna a Pofi in provincia di Frosinone, ne sono un esempio. Fanella era già stato vittima di un tentativo di sequestro, poi fallito, nel 2012 nella capitale mentre usciva dall'abitazione della madre. "Non c'è nessuna connessione tra gli arrestati per il primo sequestro e quelli odierni - è stato sottolineato - Probabilmente a molti faceva gola quello che lui custodiva".

I tabulati di una sim trovata indosso a Giovanni Battista Ceniti, uno del gruppo di aggressori che è rimasto ferito, hanno fornito il quadro d'assieme. Le riprese di telecamere di stazioni e metro che hanno ripreso il viaggio di Ceniti e Giuliani (uno dei due fermati) verso la capitale il 26 giugno, hanno confermato. La testimonianza di chi aveva visto i malviventi scappare dalla Camilluccia e le impronte digitali su falsi fogli della guardia di finanza trovati nell'appartamento in via della Camilluccia hanno portato alla svolta. I testimoni presenti parlavano di tre uomini poi fuggiti a bordo di una Fiat Croma, poi risultata provento di furto. Nelle fasi concitate della fuga i complici lasciavano a terra uno di loro identificato nella persona di Giovan Battista Ceniti, già noto alle forze dell'ordine, successivamente ricoverato al Policlinico Gemelli, dove è stato sottoposto a intervento chirurgico.

Il provvedimento di fermo è stato firmato dai pubblici ministeri Paolo Ielo e Giuseppe Cascini oltre che dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, responsabile della Direzione distrettuale antimafia. "Lo sviluppo delle indagini ha consentito - si legge nel documento - allo stato di ritenere un contributo causale alla realizzazione del fatto arrecato dagli indagati Larosa e Giuliani".

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