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Cronaca

"Casa Comune": verso un nuovo modello di welfare

Obiettivo del progetto: mettere in rete i servizi di assistenza domiciliare destinati agli anziani novaresi. Ferrari: "La sfida è quella di mettere la domiciliarità al centro delle politiche per gli anziani"

Proseguono le attività del progetto "Casa Comune", che ha preso il via la scorsa estate e che mira a mettere in rete i servizi di assistenza domiciliare agli anziani.

Nella mattinata di ieri, martedì 25 marzo, l'assessore alle Politiche sociali Augusto Ferrari ha fatto il punto della situazione insieme ai partner dell'iniziativa: la cooperativa Filos e la cooperativa sociale Nuova Assistenza Onlus. Il Comune novarese è capofila del progetto insieme all'associazione svizzera Opera Prima: "Casa Comune" è infatti un progetto Interreg tra Italia e Svizzera.

"Si tratta di un progetto strategico - ha spiegato l'assessore Ferrari - che va incontro ad una problematica sociale: il progressivo invecchiamento della popolazione. Il progetto ha in sè una sfida fondamentale: mettere la domiciliarità al centro delle politiche sociali per gli anziani. Lo strumento essenziale per far fronte alle problematiche legate all'invecchiamento delle persone deve essere quello di intervenire sulla casa, sulla vita privata dei cittadini: è attorno al domicilio dove vive l'anziano che deve attivarsi una rete di servizi".

Il nodo centrale del progetto è, quindi, quello di puntare sull'assistenza domiciliare, cercando così di evitare il trasferimento dell'anziano in case di riposo o strutture simili, che non fanno bene nè alla famiglia (visti i costi sempre maggiori delle rette di queste residenze sanitarie) nè alla persona anziana, che si vede portata via dalla propria casa.

L'iniziativa, che si concluderà entro la fine del 2015, ha previsto una prima fase di ricerca, per conoscere quali fossero i bisogni della popolazione anziana di Novara. Questa ricerca è stata condotta attraverso un questionario sottoposto  ad oltre 200 anziani over 70 . I risultati dell'analisi verranno presentati in un convegno in programma nel mese di giugno. L’indagine demoscopica è stata effettuata tra luglio e agosto 2013, contattando gli anziani a domicilio o nei centri di aggregazione più frequentati. Se il 76% degli intervistati non ha figli conviventi, risulta particolarmente significativo notare come i familiari in ben l’86% dei casi abitino a pochi minuti di distanza, e nel 13% dei casi a meno di un’ora. Un dato che evidenzia come il supporto dei figli sia determinante per la cura degli anziani genitori. Più critica la situazione di chi non ha figli: il 58% degli intervistati vivono completamente soli e si rivolgono, in caso di necessità, rispettivamente a parenti, vicini di casa, telesoccorso o numeri di pronta assistenza. Per chi vive solo risultano residuali le richieste di aiuto ad amici (2%), servizi pubblici di assistenza (1%) e assistenti familiari (1%). Un aspetto che merita un’analisi più approfondita, inoltre, è legato alla natura dell’aiuto domestico: il 42% degli intervistati dichiara di ricevere un aiuto al proprio domicilio, di questi ben il 54% tramite una colf e solo il 7% da una assistente familiare. Proprio alle badanti è dedicata una parte corposa del questionario: il 45% degli intervistati dichiara di non volere estranei in casa, il 41% si sentirebbe più sicuro in casa di riposo, mentre solo il 5% dichiara di rinunciare all’assistente familiare per motivi economici. Al questionario è stata poi affiancata un'indagine di tipo qualitativo, che ha coinvolto familiari, operatori del settore e volontari.

"Non possiamo più essere - ha aggiunto Ferrari - soltanto i gestori delle politiche sociali, ma dobbiamo diventare anche quei facilitatori che mettono in rete i diversi attori presenti sul territorio, per far nascere servizi nuovi nei quali il Comune e altri soggetti condividono un percorso".

Il secondo step del progetto propone una fase di confronto attraverso workshop di scambio che portino all’individuazione di buone prassi; la fase successiva prevede quindi l’individuazione di un modello che favorisca il lavoro in rete di tutti i soggetti coinvolti nelle varie fasi dell’assistenza domiciliare dell’anziano (dalla formazione degli operatori, alla rete del volontariato). Al termine di un periodo di sperimentazione attiva del modello, effettuate le opportune valutazioni, l’obiettivo è quello di arrivare alla creazione di un organismo di coordinamento che possa raccogliere le richieste di assistenza domiciliare ed elaborare piani di intervento personalizzati. Un altro aspetto fondamentale è quello relativo alla formazione delle assistenti domiciliari, che molto spesso non hanno una formazione di base per fare al meglio questo lavoro.

Martedì 1° aprile si svolgerà il secondo dei tavoli tecnici di scambio e confronto dedicato al tema della formazione e le competenze per il lavoro di cura, un confronto per addetti ai lavori, che fa seguito a quello dedicato a Governance e reti per l’assistenza e la cura degli anziani fragili.

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