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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Riforma delle Camere di Commercio, da Novara arrivano dure critiche

L'Ente camerale boccia il disegno di legge del Governo, che prevederebbe la riduzione del diritto annuale e il trasferimento del Registro Imprese al Ministero dello Sviluppo Economico

Dalla Camera di Commercio di Novara arrivano dure critiche alla Riforma del sistema camerale prevista dal Governo. Un disegno di legge che prevederebbe la riduzione del diritto annuale e il trasferimento del Registro Imprese al Ministero dello Sviluppo Economico.

Per discutere dei provvedimenti del Governo e del futuro della Camera di Commercio, si è svolto oggi, mercoledì 30 luglio, un incontro informativo (con successiva assemblea del personale), a cui hanno preso parte il past president della Camera di Commercio di Novara Paolo Rovellotti, il segretario regionale di Cisl Piemonte Orientale Riccardo Negrino, il segretario confederale nazionale Cisl Francescantonio Guidotti, il segretario territoriale Enti locali e Fp della Uil Stefano De Grandis e Angelo Ongaro, in rappresentanza della Cgil.

A Rovellotti, il compito di spiegare il punto di vista dell'Ente novarese e le novità che la riforma potrebbe introdurre: "Il Governo ha avviato un ampio disegno di riforme che interessa le istituzioni pubbliche e, tra di esse, anche le Camere di Commercio, con l’obiettivo finale di ridurre la spesa della pubblica amministrazione e migliorarne l’efficienza. Le linee tracciate dal Governo per riorganizzare il Sistema camerale, però, se confermate nella loro versione attuale, determinerebbero addirittura delle conseguenze negative sia per le imprese che per il bilancio dello Stato, oltre che per i lavoratori delle Camere di Commercio, con effettivi recessivi per l’intera economia".

"Gli oneri correnti delle Camere di Commercio - ha spiegato Rovellotti - rappresentano appena lo 0,2% della spesa pubblica nazionale: il depotenziamento del sistema camerale non apporterebbe, pertanto, alcun beneficio ai fini dei conti pubblici. Semmai si porrebbe il problema di come coprire col bilancio statale i costi delle funzioni svolte dagli Enti camerali. Qualcuno potrebbe obiettare che ridurre per poi dimezzare il diritto annuale rappresenta comunque un vantaggio per le imprese. Il che è vero solo in parte, dal momento che l’importo medio versato dalle imprese equivale a circa 120 euro all’anno, una cifra modesta che si tradurrà in un risparmio pressoché irrisorio, inferiore a 20 centesimi al giorno. Senza contare che le risorse versate dalle imprese alle Camere rimangono sul territorio e si traducono in servizi. La sola Camera di Commercio di Novara, poi, ha destinato, tra 2009 e 2013, oltre 16 milioni di euro per la realizzazione di interventi a favore dell’economia locale".

"Quello che più ci preme sottolineare - ha commentato il past president dell'Ente camerale novarese - è che con la riforma queste attività rischiano di venire meno, col risultato che le imprese sarebbero costrette a rivolgersi al mercato per ottenere, pagando, quei servizi il sistema camerale eroga in maniera capillare e pressoché gratuita. Se allarghiamo lo sguardo oltre i confini provinciali, l’impatto per le imprese italiane derivante dal dimezzamento del diritto annuale si traduce in 400 milioni di mancati interventi promozionali e in 2,1 miliardi in meno di investimenti realizzati per effetto moltiplicativo, con una perdita totale di 2,5 miliardi, corrispondenti ad un calo di due decimi di punto percentuale di valore aggiunto. Non solo: andando a smantellare il sistema di finanziamento su cui poggiano le Camere di Commercio, lo Stato dovrebbe farsi carico di ben 167 milioni di euro, un aggravio che include, tra le varie voci, i costi del personale in esubero nonché i versamenti che gli Enti camerali sono tenuti a compiere nei confronti dello Stato stesso".

"La Camera di Commercio di Novara, ad esempio, versa ogni anno alle casse statali più di 200mila euro per misure di contenimento della spesa previste da diverse norme introdotte nel corso degli anni, in aggiunta alle imposte e tasse, tra cui l'Irap, il cui importo supera i 150mila euro l’anno. Il primo, evidente effetto della riforma - ha sottolineato Rovellotti - è quindi che i conti non tornano: quella che viene presentata come un 'volano' per l’efficienza della pubblica amministrazione, rischia in realtà di trasformarsi in un boomerang, che andrà a colpire non solo le Camere di Commercio, ma tutte le imprese e cittadini, dal momento che il passaggio delle funzioni camerali ad altri enti pubblici, primo fra tutti la gestione del registro imprese, richiederebbe trasferimenti aggiuntivi dallo Stato, tutti a carico del bilancio pubblico e quindi dei contribuenti".

"Il passaggio del registro imprese al Ministero dello Sviluppo economico - ha aggiunto Rovellotti - solleva inoltre un’ulteriore serie di questioni. La gestione del registro presuppone infatti conoscenza e capacità di applicazione di molteplici norme di diritto amministrativo e commerciale, la cui acquisizione non avviene certo in tempi brevi, e richiede, inoltre, lo sviluppo di relazioni sia con gli enti coinvolti nei diversi procedimenti amministrativi sia con i professionisti che presentano le pratiche. La domanda, pertanto, è lecita e inevitabile: come e dove il Governo pensa di poter reclutare personale formato in grado di assicurare un servizio altrettanto professionale e tempestivo come quello svolto dai dipendenti camerali nei confronti dei professionisti e degli imprenditori, tenendo conto che per la maggior parte dei procedimenti relativi al registro delle imprese il termine di conclusione è di appena cinque giorni?".

"Per questi motivi - ha concluso Rovellotti - siamo contrari ad una riforma che, in un momento estremamente difficile e decisivo come quello attuale, priva le imprese di un punto di riferimento così vicino e così importante per la loro crescita e competitività. La nostra non è una battaglia per la difesa di privilegi, bensì per la tutela dei diritti, sia degli imprenditori che dei lavoratori e lo dimostra il nostro impegno nell’avviare un processo di autoriforma che ci vedrà uniti con Biella, Vercelli e il Verbano Cusio Ossola nella nuova Camera di Commercio del Nord Piemonte".

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