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Coronavirus, Coldiretti Novara-Vco: "Il ritorno in zona arancione pesa sulle strutture ristorative"

Secondo Coldiretti, in Piemonte a farne le spese sono oltre 25mila strutture che, a parte l'asporto, hanno potuto aprire solo per brevi periodi

Il ritorno in zona arancione anche per il Piemonte - con nuove chiusure per bar, ristoranti e agriturismi - rischia di dare il colpo di grazia ai consumi alimentari degli italiani fuori casa, con numeri più bassi da almeno un decennio e con un crack senza precedenti per la ristorazione in particolare, che dimezza il fatturato (-48%) per una perdita complessiva di quasi 41 miliardi di euro, secondo stime Coldiretti su dati Ismea.

E' questa la denuncia di Coldiretti Novara-Vco e Vercelli-Biella, che in una nota stampa segnalano che in Piemonte a farne le spese sono oltre 25mila strutture che, a parte l’asporto, hanno potuto aprire solo per brevi periodi. A queste si unisce tutto il mondo del turismo che ha avuto un calo del 70% rispetto al 2019.

"Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare - spiegano Sara Baudo e Paolo Dellarole, presidenti di Coldiretti Novara-Vco e Vercelli-Biella - in particolare per le nostre province dove vino, salumi, formaggi e carne sono di particolare qualità e molto richiesti nel settore, con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti e un calo delle richieste. Da parte nostra stiamo chiedendo ai consumatori di privilegiare gli acquisti di prodotti locali, sensibilizzando i cittadini attraverso la campagna #MangiaItaliano, ma certamente servono misure di ristoro adeguate per l’intero sistema agroalimentare su cui ricadono gli effetti negativi delle chiusure e delle limitazioni del canale ristorazione".

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