Borgomanero: torna il cineforum
Martedì 27 marzo torna il cineforum a Borgomanero con "Manhattan".
Regia: Woody Allen
Soggetto e sceneggiatura: Woody Allen, Marshall Brickman
Fotografia: Gordon Willis
Montaggio: Susan E. Morse
Scenografia: Mel Bourne
Arredamento: Robert Drumheller
Costumi: Albert Wolsky
Interpreti: Woody Allen (Isaac Davis), Diane Keaton (Mary Wilkie), Michael Murphy (Yale Pollack), Mariel Hemingway (Tracy), Meryl Streep (Jill Davis), Anne Byrne (Emily), Michael O'Donoghue (Dennis), Karen Ludwig (Connie), Victor Truro (invitato al cocktail), Tisa Farrow (invitata al cocktail), Bella Abzug (invitata d'onore), Helen Hanft (invitato al cocktail), Gary Weis (regista televisivo), Kenny Vance (produttore televisivo), Charles Levin (attore televisivo), Karen Allen (attrice televisiva), David Rasche (attore televisivo), Damion Scheller (Willie Davis), Wallace Shawn (Jeremiah), Mark Linn Baker (attore shakespeariano), Frances Conroy (attrice shakespeariana), Bill Anthony (proprietario della Porsche), John Doumanian (proprietario della Porsche), Ray Serra (cameriere nella pizzeria)
Produzione: Charles H. Joffe, Jack Rollins per Jack Rollins/Charles H. Joffe Productions
Distribuzione: United Artists Europa; Il Cinema Ritrovato-Cineteca di Bologna (2017)
Durata 96'
Origine: U.S.A., 1979
Data uscita: 11 maggio 2017
Premio BAFTA 1980 per il miglior film e la migliore sceneggiatura; Nastro d'Argento 1980 come miglior film straniero.
Isaac Davis, 42 anni, autore di testi televisivi, vive con la liceale 17enne Tracy, che è affascinata dalla sua cultura. Isaac, che ha divorziato dalla prima moglie ed è stato lasciato dalla seconda, ha paura che il legame con la studentessa lo renda ridicolo e la spinge ad andare a Londra anche perché vuole frequentare Mary, una ragazza che ha conosciuto tramite il suo amico Yale. Quando Tracy si deciderà finalmente a partire, però, Isaac cercherà, invece, di trattenerla.
Tra le cose per cui vale la pena vivere c’è di certo Woody Allen. Non in blocco, riconosciamolo, ché gli ultimi suoi lavori sono, per usare un eufemismo, altalenanti. Allora, riformuliamo: tra le cose per cui vale la pena vivere c’è, di sicuro, “Manhattan”. Nel senso della città, prima di tutto, ma anche del film. Per Allen New York è una metropoli che vive in bianco e nero, sulle note della “Rapsodia in Blu” di Gershwin. E, da quel 1979 in cui il film arrivò in sala, è così anche per noi. È che Allen sta sempre in bilico, tra pessimismo cosmico (più spesso) e schiarite ottimiste (raramente), tra ironia geniale e filosofeggiamenti seriosi, tra leggerezza e oscurità, tra una vitalità insopprimibile e il terrore della morte. In “Manhattan” la sintesi è perfetta: si ride tanto e bene durante i dialoghi e i monologhi fiume, ci si incarta tra le parole a macchinetta di una snobissima Diane Keaton, ci si perde tra i capelli sciolti di una giovane e stronza Meryl Streep, ci si scioglie di tenerezza davanti al viso di Tracy, oh, il viso di Tracy… L’atto d’amore supremo per la sua città coincide per Allen in un inaspettato e (chissà) irresponsabile atto di fiducia nei confronti del prossimo. Dopotutto, «bisogna avere fiducia nella gente», dice Tracy nella battuta che chiude il film, davanti a un Ike/Woody stralunato e non del tutto convinto, eternamente scisso tra l’ammirazione e l’adorazione per gli altri (soprattutto gli ‘altri’ geniali, i grandi maestri, da Mahler a Bergman, fino a quelle meravigliose mele e pere di Cezanne) e la dura consapevolezza che tutti mentono, tutti tradiscono, che l’anima è mutevole e così i sentimenti, i moti del cuore. «Siamo solo esseri umani!» gli rinfaccia l’amico/bambino Yale, «Tu ti credi Dio!». E dietro la risata che l’inevitabile risposta scatena («A qualcuno dovrò pur ispirarmi!») c’è una tensione sincera a qualcosa di più, qualcosa di meglio, che vada oltre le meschinità umane, tanto autoassolutorie quanto ingiustificabili. E allora, per salvarsi, ci si aggrappa alle cose per cui vale la pena vivere: la bellezza, la passione, la trasparenza, l’intensità. Fotografate in un bianco e nero luminoso ed eterno, inseguite dietro quei lunghissimi carrelli lungo le strade affollate, lasciate a volte fuoricampo dai piani fissi ad effetto sorpresa. Ridere tanto, e di tutto, cercare il cuore delle cose, rifiutare le banalità di un cinismo vacuo e malsano, fare l’amore, leggere, scrivere e, soprattutto, guardare. Lasciarsi stupire, ancora una volta, da quel che si conosce già - Central Park in carrozza, il ponte di Brooklyn all’alba - riguardandolo attraverso lenti nuove, che siano quelle di un’infatuazione, di un affetto sincero, di un’inquadratura insolita. Riguardare “Manhattan”, dunque, ancora una volta, lasciarsi travolgere dalle note di Gershwin, camminare tra i pianeti del museo della scienza durante un temporale. E avere un po’ di fiducia, dopotutto, nella gente.
Alice Cucchetti, Mediacritica.it
Quando la musica di Gershwin esplode contro lo skyline di Manhattan, abbiamo la sensazione che quell’immagine sia, non solo una fusione esemplare della commedia del passato e di quella anni ’70, ma addirittura una delle venti cose per le quali vale la pena di vivere (elencate dal protagonista, in una scena verso la fine del film). Nel 1979, “Manhattan” fu il punto di non ritorno della commedia di amarezze sentimentali di Woody Allen, che aveva già raggiunto il culmine con “Io e Annie”, ma che qui radicalizza la propria ilare, nevrotica incapacità di vivere e, inaugurando l’uso del bianco e nero, consegna le sue coppie in crisi e i suoi incontri spezzati all’universo del cinema classico. Un film che non ha un elemento ridondante o fuori posto: una Diane Keaton ‘magica’, fotografia perfetta di Gordon Willis, una sceneggiatura che ha la precisione dell’apparente casualità. New York guida i ritmi degli incontri e degli addii, con la sua solitaria inafferrabilità dà la dimensione psicologica al film. Che, sotto sotto, è di una malinconia infinita.
Emanuela Martini, Film Tv
WOODY ALLEN
Filmografia:
Che fai, rubi? (1966), Prendi i soldi e scappa (1969), Il dittatore dello Stato Libero di Bananas (1971), Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere (1972), Il dormiglione (1973), Amore e guerra (1975), Io e Annie (1977), Interiors (1978), Manhattan (1979), Stardust Memories (1980), Una commedia sexy in una notte di mezza estate (1982), Zelig (1983), Broadway Danny Rose (1984), La rosa purpurea del Cairo (1985), Hannah e le sue sorelle (1986), Radio Days (1987), Settembre (1987), Un'altra donna (1988), Crimini e misfatti (1989), New York Stories (1989), Alice (1990), Ombre e nebbia (1991), Mariti e mogli (1992), Misterioso omicidio a Manhattan (1993), Pallottole su Broadway (1994), La dea dell'amore (1995), Tutti dicono I love you (1996), Harry a pezzi (1997), Celebrity (1998), Accordi e disaccordi (1999), Criminali da strapazzo (2000), La maledizione dello scorpione di giada (2001), Hollywood Ending (2002), Anything Else (2003), Melinda e Melinda (2004), Match Point (2005), Scoop (2006), Sogni e delitti (2007), Vicky Cristina Barcelona (2008), Basta che funzioni (2009), Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni (2010), Midnight in Paris (2011), To Rome with Love (2012), Blue Jasmine (2013), Magic in the Moonlight (2014), Irrational Man (2015), Crisis in Six Scenes (2016), Café Society (2016), La ruota delle meraviglie (2017)