Borgomanero: torna l'appuntamento con il cineforum
Torna l'appuntamento con il cineforum di Borgomanero. Martedì 6 marzo sul grande schermo arriva "Tutto quello che vuoi".
Regia: Francesco Bruni
Soggetto: Francesco Bruni,
Sceneggiatura: Francesco Bruni, liberamente ispirato al romanzo “Poco più di niente” di Cosimo Calamini (ed. Garzanti)
Fotografia: Arnaldo Catinari
Musiche: Carlo Virzì
Montaggio: Cecilia Zanuso
Scenografia: Roberto De Angelis
Costumi: Maria Cristina La Parola
Suono: Gianluca Costamagna (presa diretta)
Interpreti: Giuliano Montaldo (Giorgio), Andrea Carpenzano (Alessandro), Arturo Bruni (Riccardo), Emanuele Propizio (Tommi), Donatella Finocchiaro (Claudia), Antonio Gerardi (Stefano), Raffaella Lebboroni (Laura), Andrea Lehotska (Regina), Riccardo Vitiello (Leo), Carolina Pavone (Zoe)
Produzione: Beppe Caschetto per IBC Movie con Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 106'
Origine: Italia, 2017
Data uscita: 11 maggio 2017
Nastro d'Argento 2017 per la miglior sceneggiatura; Nastro d'Argento speciale a Giuliano Montaldo; menzione speciale Premio 'Guglielmo Biraghi' ad Andrea Carpenzano.
Alessandro ha 22 anni, ed è un trasteverino ignorante e turbolento; Giorgio di anni ne ha 85 ed è un poeta dimenticato. I due vivono a pochi passi l'uno dall'altro, ma non si sono mai incontrati, finché Alessandro accetta suo malgrado un lavoro come accompagnatore di quell'elegante signore in passeggiate pomeridiane. Col passare dei giorni dalla mente un po' smarrita dell'anziano poeta e dai suoi versi, affiora progressivamente un ricordo del suo passato più lontano: tracce per una vera e propria caccia al tesoro. Seguendole, Alessandro si avventurerà insieme a Giorgio in un viaggio alla scoperta di quella ricchezza nascosta e di quella celata nel suo stesso cuore.
Una commedia alla vecchia maniera con al centro del discorso le persone: sembra la definizione perfetta per “Tutto quello che vuoi”, nuovo lavoro di Francesco Bruni. E così è. Terza regia del già esperto sceneggiatore Bruni, “Tutto quello che vuoi” incanta subito grazie alla sua genuinità, un pregio che spesso manca al nostro cinema.
Un racconto di formazione già visto e raccontato da molte opere, che si impreziosisce per la compiuta messa in scena e l’autorevolezza attoriale. In una Roma ‘sporca e cattiva’ in cui il bello è soffocato dal brutto - come del resto possiamo sempre più constatare in questi giorni dalle cronache capitoline - due realtà opposte si trovano per conoscersi e comprendersi: Alessandro, giovane scapestrato, e Giorgio, poeta anziano con un Alzheimer galoppante. Entrambi dovranno badare l’uno all’altro, e insieme cresceranno grazie alla potenza del passato che ritorna come monito per un futuro migliore. Sceneggiatura solida anche se sai già dove andrà a parare dopo la prima mezz’ora, interpreti generosi, su tutti Giuliano Montaldo, e personaggi che meriterebbero un approfondimento. La mamma/tabaccaia di Donatella Finocchiaro ha dentro di sé un mondo anarchico e reale da antologia. Una donna che aiuta più di quanto ne sia consapevole, figlia di una chiara tradizione, tenera nei modi e salda nei propri sacrifici. Poi ci sono i giovani, stereotipati per la loro superficialità e ignoranza, ma sui quali Bruni scommette. Se presi per mano e portati alla scoperta di ciò che siamo stati, tutti possiamo capire come vivere al meglio il nostro futuro. Poi certo alcune situazioni sono banalizzate dalla mano generosa dello sceneggiatore, ma se basta un nome finalmente detto giusto per commuovere, in una delle scene più semplici ma riuscite del film, allora il meccanismo è onesto. L’Alzheimer visto non come una schifosa malattia ma come lo spunto per ricostruire un passato che pretende di non essere dimenticato. Se in “Scialla!” il rapporto tra adulto e ragazzo era un pretesto esclusivo allo scontro generazionale e alla voglia di rimanere Peter Pan, qui non c’è nessuno scontro ma solo curiosità. È banale dirlo, ma da “Tutto quello che vuoi” emerge un’urgenza: la perdita della memoria come la perdita di chi può raccontarci la Storia; a breve non avremo più testimoni, rimarranno solo le loro storie. E allora fermiamoci, sediamoci ad ascoltare le parole degli anziani anche quando ci sembrano inutili, potremmo pentirci di non averlo fatto.
Andrea Moschioni Fioretti, Mediacritica.it
Nella Roma caotica e dispersiva di oggi, dove il nervo scoperto di un irrisolto rapporto padre/figlio genera mostri e il dialogo appare una scommessa persa in partenza, il ventiduenne Alessandro, ignorante e turbolento, finisce per accettare controvoglia di fare da accompagnatore per Giorgio, un anziano 85enne, con sospetti di Alzheimer. Giorgio è stato poeta, ha pubblicato raccolte di versi e si sente rilassato solo quando sta seduto sulla poltrona del salotto di casa. Tuttavia il giovane lo accompagna in opportune passeggiate quotidiane che aiutano a poco a poco a far emergere il passato dell’anziano…
Francesco Bruni ha studiato (e ora insegna) al Centro Sperimentale di Cinematografia. Dopo aver collaborato a quasi tutti i copioni di Paolo Virzì (dall’esordio con “La bella vita”, 1993, a “Il capitale umano”, 2014), è passato dietro la m.d.p., dirigendo “Scialla!”, 2011 e “Noi 4”, 2014. Questo sua terza prova trae spunto dalla vera malattia che ha colpito il padre del regista e ha segnato molto la sua vita quotidiana. La costruzione del racconto prevede di mettere di fronte, in forme sempre più aspre e ruvide, due figure del tutto opposte e distanti. Il 22enne e l’85enne risultano così naturalmente diversi, faticosamente obbligati alla compagnia, negati al dialogo. A ‘scongelare’ il loro rapporto arriva il racconto a pezzetti che Giorgio fa del proprio passato, e da quei frammenti Alessandro trae l’ispirazione per disegnare un itinerario come una fuga da casa verso un qualcosa di fiabesco.
“Tutto quello che vuoi” si muove certamente lungo una traccia di pericoli e di conoscenza. Sembrerebbe una evoluzione narrativa stimolante, orientata positivamente verso il cambiamento e la crescita. Il ‘sapere’ del vecchio si espande nella poesia e arriva in modo impercettibile al giovane. Bello, encomiabile, auspicabile. Sembra però che la brusca marcia indietro di Alessandro (la ‘pace’ con il padre) percorra un sentiero alquanto brusco e non del tutto credibile, abitato da improvvisi trasalimenti e pacificazioni. Si, è vero che i giovani non conoscono né storia né geografia, non rispettano età e buone maniere, ma appunto vanno affrontati secondo una certa logica dei caratteri.
Detto questo, resta nella mente la prova di Giuliano Montaldo (Giorgio, poeta partigiano e oggi residente nell’elegante quartiere Monteverde Vecchio) che tiene testa al quasi esordiente Andrea Carpenzano (Alessandro), a Donatella Finocchiaro (Claudia), Emanuele Propizio (Tommi), Raffaella Lebboroni (Laura).