Castelletto: appuntamento con Lakescapes, in scena "Uomini e topi" di John Steinbeck
Sabato 17 novembre, alle 21, la Sala Calletti di Castelletto Ticino ospita un nuovo appuntamento con Lakescapes - Il Teatro Diffuso del Lago Maggiore.
L’Accademia dei Folli propone un riadattamento teatrale di "Uomini e topi", romanzo dello statunitense John Steinbeck pubblicato nel 1937 negli Usa e apparso un anno dopo in Italia con la traduzione di Cesare Pavese. "Uomini e topi" è un piccolo intenso dramma sull’emigrazione a Ovest, terra di mancate promesse. Sfruttamento e lotte sociali, ingiustizia e sofferenza umana, tutti temi che verranno trattati con realismo aspro e risentito in "Furore", sono qui espressi con una vena di lirica commozione e con quel vigore narrativo che fa di Steinbeck uno dei grandi autori americani. Molti anni dopo Steinbeck e Pavese, le vicende dolorose della Grande Depressione americana hanno ispirato altri grandi cantori dell’America, ognuno nella sua forma espressiva: John Ford e Gary Sinise nel cinema; Woody Guthrie, Bob Dylan e Bruce Springsteen nella canzone.
Attraverso parole, versi, musica e fotogrammi, lo spettacolo dell’Accademia dei Folli intende far rivivere questa storia così lontana dal sogno americano e così vicina a molti nostri drammi. In un momento di grande crisi economica, infatti, affrontare il romanzo breve di Steinbeck è quasi una scelta obbligata e necessaria. La sua indiscutibile attualità è un’occasione per affrontare temi e paure che a distanza di quasi cent’anni si ripropongono alla società con una violenza sempre più allarmante (il precariato, il disagio sociale, l’emigrazione, la mancanza di reali prospettive). È dunque un’urgenza quella di trasporre per la scena il capolavoro di Steinbeck, perché i suoi personaggi sono ormai archetipi e il romanzo ha quasi la statura e la forza di una tragedia greca.
Sinossi
California, anni Trenta. Due braccianti trovano lavoro in un ranch: il grande Lennie, gigante buono e irresponsabile, e il saggio George, guida e sostegno dell’amico. Di solito quelli che lavorano nei ranch sono "la gente più abbandonata del mondo. Non hanno famiglia, non sono di nessun paese. Arrivano nel ranch e raccolgono una paga, poi vanno in un saloon e gettano via la paga, e l’indomani sono già in cerca di un nuovo lavoro e di un altro ranch. Non hanno niente da pensare per l’indomani…". Per Lennie e George è diverso. Loro hanno un avvenire, e alla sera qualcuno con cui parlare, qual uno cui importa dell’altro. Non devono per forza buttare via i soldi al saloon. Vogliono mettere da parte i soldi per comprare un campo e vivere del grasso della terra. Una terra tutta per loro.