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Dal Coccia di Novara al San Carlo di Napoli grazie alla passione per l'opera

E' la storia del giovane tenore novarese Matteo Falcier, che in questi giorni è sul palco con La Traviata, nei panni di Alfredo. L'intervista

Da Novara a Napoli, passando per i palchi e i teatri più importanti d'Italia e d'Europa. In questi giorni Matteo Falcier, giovane tenore novarese diplomato al Conservatorio di Milano, sarà nel capoluogo campano, al teatro San Carlo, per debuttare come solista ne La Traviata di Verdi, in cui Matteo sarà Alfredo.

Un'esperienza importante, uno di quei sogni nel cassetto che finalmente si avvera, che arriva dopo anni di gavetta e di grandi occasioni, insieme a grandi nomi come i maestri Riccardo Muti, Roberto Abbado e Daniele Rusioni.

Quando hai iniziato a cantare?
Mi sono avvicinato al canto fin da giovane, con il maestro Menanno, e poi non ho mai smesso di studiare e di cantare. Ho frequentato la Scuola dell’Accademia della Scala nel biennio 2012/13, poi sono arrivati i corsi di perfezionamento lirico all’Accademia Rodolfo Celletti a Martina Franca. Oggi studio con il soprano Francesca Patanè e con il baritono Marco Chingari. Questo è un percorso continuo, non si smette mai di studiare; è un percorso difficile, fatto di sacrifici, economici ma anche personali, ma poi quando arrivano le soddisfazioni, quelle vere, è impagabile. Non lo definirei un lavoro, è più unpiacere, una passione che ti porta in giro per il mondo e ti dà l'opportunità di crescere, sempre.

Qual è stata la tua prima esperienza in teatro e quale quella come solista?
Ho cominciato al Coccia, ovviamente, cantando nei cori di Bohème e Traviata, poi ho collezionato altre esperienze nei cori, fino al debutto come solista a Bergamo.

Quando sono arrivate le prime esperienze importanti?
L'anno scorso ho debuttato come solista nella Boheme e a Roma nel Trittico Pucciniano. Ho avuto l'opportunità di cantare anche in Le nozze di Figaro (Don Basilio), Benvenuto Cellini (Francesco) e Gianni Schicchi (Rinuccio) al Teatro dell’Opera di Roma, La Bohème (Rodolfo) nei Teatri di Pavia, Como e Cremona, Il matrimonio segreto (Paolino) al Teatro Regio di Torino, Lucia di Lammermoor (Lord Arturo) nei Teatri di Como, Brescia, Jesi, Pavia e Ravenna, Falstaff (Bardolfo) al Festival di Ravenna e al Teatro Comunale di Ferrara.

Cosa vuol dire fare il cantante lirico e, soprattutto, farlo a Novara?
Non è facile, è un mestiere che si fa per passione, con cui non ci si arricchisce, ma che sa darti tante emozioni e soddisfazioni. Perchè quando uno vive dei propri sogni non può che essere felice. E io lo sono, sto realizzando i miei sogni e mi godo il momento. Non sono uno di quelli che è partito subito con il botto, ho fatto un lungo percorso di crescita e di studio. E' stato un percorso che, se mi guardo indietro, mi ha portato a grandi soddisfazioni. Quello dell'opera è un mondo molto duro, dove non finisci mai di affrontare nuove sfida, un mondo molto competitivo, che, certo, non è più quello di una volta, ma è sempre un grande orgoglio farne parte. L'opera, il melodramma sono così italiani ed è un grande orgoglio portare avanti una tradizione secolare dell'Italia famosa in tutto il mondo.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Devo essere sincero, sono stato fortunato e in due anni ho realizzato due grandi sogni: l'anno scorso ho interpretato Rodolfo ne La Bohème di Puccini e quest'anno sarò Alfredo ne La Traviata di Verdi. I miei sogni nel cassetto li sto realizzando, un po' alla volta, ho già lavorato due volte con Muti, ora c'è Napoli e poi nei prossimi mesi il debutto nel Rigoletto, con il ruolo del Duca di Mantova.

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